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Foggia Village/ Il premio dedicato Roberto Morrione e quella volta che disse: "Non dimenticate Foggia"

Amare Foggia e seguirla nelle sue manifestazioni pubbliche significa imbattersi spesso in parole pesanti: mafia, legalità, impegno, degrado, riscatto, sciatteria. Sono argomenti sui quali si riflette quotidianamente, almeno per chi si pone nella posizione dell'ascolto, dell'osservazione, ma nonostante questo quando ci viene presentato il punto di vista di qualcuno esterno al territorio diventano una occasione che ci coglie quasi di sorpresa.

IL PREMIO. Pensavo a questo ieri pomeriggio, all'appuntamento dedicato al "Premio per il giornalismo investigativo UNDER 30 Roberto Morrione", in cui si è premiata l'inchiesta vincitrice della XII edizione e contestualmente si è presentato il bando di concorso per la XIII, nella cornice istituzionale sempre bellissima di Palazzo Dogana, sede della Provincia. Digressione: intanto che mi guardavo intorno cercavo di immaginarmi i festeggiamenti per le nozze reali tra il principe ereditario Francesco di Borbone e Clementina d'Austria, svoltisi proprio in quel salone che allora, nel 1797, era il Salone del Tribunale della Dogana, e devo dire che la rappresentazione era abbastanza vivida e particolareggiata. Palazzo Dogana è sempre bellissimo e insomma la prossima volta che ci passate davanti entrate e sbirciate almeno il chiostro, con la galleria di arte contemporanea che ospita spesso temporanee interessanti, oltre alla bella collezione permanente. Fine della digressione.

ROBERTO MORRIONE. L'incontro, moderato da Francesca De Rosa, rappresentante della Consulta per la legalità della Provincia di Foggia, è stato decisamente partecipato dal pubblico in platea. Qualche parola per ricordare la figura e l'opera di Morrione, a cui il premio è intitolato, grandissimo giornalista di inchiesta che ha speso tutta la sua carriera, ultraquarantennale, in Rai, nel servizio pubblico, con riconoscimenti unanimi sulla caratura e sulla onestà intellettuale del suo lavoro, sulla tenacia e determinazione con cui ha sempre perseguito la ricerca della verità e il rispetto del pubblico a cui questa ricerca era dedicata. Nel parterre degli ospiti la moglie di Roberto Morrione, Mara Filippi, ha voluto ricordare come il lavoro fosse la definizione principale che Roberto aveva di se stesso, al punto che una volta andato in pensione, con "milioni di ore di ferie mai fruite", ha poi scelto di impegnarsi nella causa di Libera, fondando Libera Informazione, punto di riferimento oggi dell'informazione antimafia.
Per Morrione, Foggia aveva "scarso pluralismo informativo", e questo, se penso soprattutto a un'epoca lontana e che è perdurata almeno fino a quindici anni fa, è stato purtroppo tristemente vero e ha avuto il suo peso nella mancanza di sviluppo di una forte coscienza civica condivisa.

IL VINCITORE. "Non dimenticate Foggia!" è l'esortazione perenne di Morrione, riportata in un contributo video da Beppe Giulietti, fondatore di Articolo 21 (associazione che riunisce esponenti del mondo della comunicazione, della cultura e dello spettacolo, giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero) e presidente per quest'anno della giuria che ha scelto l'inchiesta vincitrice del premio per la XII edizione, Brucia la terra, di Youssef Hassan Holgado e Tommaso Panza, sotto l'egida del tutor Enzo Nucci, già corrispondente della Rai a Nairobi, ora in pensione. L'inchiesta parla di Foggia, della sua mafia, del suo territorio e delle sue forze bruciati, depauperati dalla potenza del crimine, del tributo di sangue innocente come quello dei fratelli Luciani. Al riguardo, intenso l'intervento di Daniela Marcone, che ricorda come "lo strappo del dolore è una violenza per tutta la comunità, che solo la verità può ricucire" e che la memoria "è viva come un pungolo, che viene dal passato e proietta lo sguardo oltre", verso un orizzonte in cui la mafia smetta di seminare dolore e morte.

TERRITORIO COMPROMESSO. I due giornalisti premiati, collegati in videoconferenza, hanno evidenziato come il nostro appaia "un territorio compromesso con tanti rami secchi da tagliare". Sono parole che dobbiamo sentire come macigni, se questa condizione è evidente a persone giovani, che non vivono in questo contesto e che però di questo contesto hanno subito percepito la difficoltà, il peso, il perdurare di logiche di sopraffazione e incultura.

BAFFO ROSSO. Presente ieri pomeriggio tra gli altri anche Domenico Iannaccone, insignito del premio Premio Baffo Rosso, il riconoscimento che l’Associazione Amici di Roberto Morrione assegna ad un giornalista di indiscussa esperienza che si sia particolarmente distinto per il suo lavoro di inchiesta e di ricerca della verità. Iannaccone avrebbe dovuto in realtà ritirare il premio qualche settimana fa a Torino, appuntamento che è stato costretto a mancare causa Covid. Il giornalista, che ha più volte incontrato i temi scottanti di Foggia nella sua carriera (Borgo Mezzanone, l'immigrazione, il ghetto, l'emergenza abitativa), ha raccontato come la TV operi una "manipolazione della comunicazione", che inquina la verità, sottolineando il feroce accerchiamento con cui si cerca di delegittimare Report, la più importante trasmissione d'inchiesta di questi anni.
Iannaccone, che si è autodefinito "congelato" dalla TV, è stato invitato ufficialmente ieri pomeriggio a portare al Teatro del Fuoco "Che ci faccio qui", la trasposizione teatrale della sua trasmissione di punta, il cui intento è sempre stato quello di raccontare la verità in modo tale da diventare reagenti, cioè proporre il giornalismo come meccanismo che cambia la prospettiva.

TESTA, CUORE, PIEDI. Assistiamo a un cambiamento epocale della professione giornalistica rispetto agli anni precedenti, con l'informazione mordi e fuggi, che spreme una storia a caso per 2-3 giorni ed è poi pronta a passare alla storia successiva, come ha detto Enzo Nucci. Di fatto quella è una mistificazione perchè invece la cronaca è un racconto, e non si può raccontare se non si è visto, incontrato, sentito. Ecco perché i requisiti più importanti della professione sono testa, cuore, piedi, ed ecco perchè "Il cinico non è adatto a questo mestiere", dal titolo del libro di Ryszard Kapuściński, "è sbagliato scrivere di qualcuno senza averne condiviso almeno un po' la vita".
E in fondo è anche la ragione che mi anima ogni volta che sono davanti alla tastiera.

.Giuseppina Dota

NB. Il Greenwich Village, a New York, è una vivace scena artistica. Sui palchi dei suoi innumerevoli locali live sono passati i più grandi, da Bob Dylan a Jimi Hendrix: ospita diversi importanti teatri fuori Broadway, numerosi campi di pallacanestro e pallamano, e la tradizionale parata di Halloween più imponente degli USA. Il settimanale The Village Voice è uno dei tanti periodici pubblicati nel quartiere. Un laboratorio sempre in fermento… insomma, Foggia, pari pari!  

di Redazione 


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