Stampa questa pagina

Francesco Marcone, 18 anni fa l'omicidio. La città chiede una Pasqua di verità e giustizia

Ignoti i nomi di mandante e assassino

Sono passati 18 anni da quando Francesco Marcone, il Direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, cadde sotto i colpi della criminalità organizzata. Ma 18 anni non sono bastati per fare luce su chi ordinò quell’agguato la sera del 31 marzo 1995. Eppure, oggi che si festeggia la Pasqua, viene quasi da chiedere, da invocare, che quella di oggi sia una Pasqua di 'resurrezione', di scoperta della verità. Quella verità che non consente di fare luce su un mistero che come una cappa soffoca la città. La opprime. Vittima senza giustizia. Anche a Pasqua, giorno in cui i cristiani cattolici celebrano la Resurrezione di Gesù Cristo. Quella stessa Resurrezione di cui avrebbero bisogno la città ed il caso Marcone. Il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla purezza. Non sono bastati 18 anni per fare luce su quell'omicidio. Per scoprire i nomi dei mandanti e degli esecutori materiali.
IL DOVERE DI RICORDARE Foggia, però, in questi anni si è liberata in parte delle sue paure, di quella cappa. E grazie soprattutto all'impegno dei figli di Francesco Marcone - Daniela e Paolo - di Oreste De Finis, l'avvocato della famiglia che segue il caso, e dell'attività del Coordinamento di Libera Foggia, la città in qualche modo ha tenuto alta l'attenzione su un mistero mai risolto, in cui è meglio non indagare. In cuiin questi lunghissimi anni si sono intrecciati arresti, morti sospette, biglietti anonimi. Ma i nomi di chi ha voluto quell'omicidio, di chi ha sparato la sera del 31 marzo 1995, non sono mai venuti fuori.
“Perché questa targa non sia solo un arredo urbano. Perché questo sacrificio umano non sia vano. Perché tutti abbiano il dovere di ricordare”. E' scritto sul monumento dedicato a Marcone e alle vittime di mafia inaugurato a Foggia, pochi giorni fa, in piazza della Legalità. "L'omicidio Marcone non riguarda solo la vittima e la sua famiglia, ma riguarda tutti i cittadini di questa città, riguarda le persone di buona volontà e quel mondo imprenditoriale onesto e corretto che ha diritto di lavorare senza essere esposto a prepotenza e prevaricazione alcuna”. A Pasqua, dunque, oltre alla resurrezione servirebbe celebrare anche la Verità. Perché come è riportato sul marmo della targa “Non si costruisce giustizia senza verità”. E Marcone è ancora oggi una vittima senza giustizia. Anche se è risorto. Anche se vive nell'impegno di chi cerca con coraggio la verità. Anche se quando fu ucciso non era Pasqua. Ma un giorno nero. Un giorno nero per tutta la città di Foggia.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload