Franco Arminio a Deliceto: “Ci sarà un ritorno, abbiamo bisogno di questi luoghi”
Il racconto di un caffè con il poeta e paesologo
Franco Arminio viene a Deliceto, così ci avevano detto stamattina. Non ho resistito, ho letto molte cose di lui e su di lui, in fondo mi pareva curiosa quella concomitanza di momenti, ero appena tornato e un po’ d’aria fresca mi avrebbe fatto bene, in tutti i sensi. Poeta, paesologo – come ama definirsi pure lui – accreditato ormai anche a livello nazionale – Saviano ha scritto di lui: “Uno dei poeti più importanti di questo Paese – ha fatto sempre vanto delle sue origini irpine e non ha mai smesso di visitare queste zone”. Così sono andato al bar centrale della piazza – sapevo di trovarlo lì – e degli amici me l’hanno presentato.
VIAGGIATORE INCALLITO. Ho cominciato a guardarlo, curioso. Barba, capelli un po’ arruffati, zaino, scarpe da trekking, sciarpona, aspetto da inguaribile viaggiatore esperto. Poi non ho resistito: Franco, ma perché sei venuto a Deliceto? “Quando ho un po’ di tempo mi piace giare per questi paesi. Sono stato prima a Troia, poi ad Orsara ed ora qui. È un po’ come andare a trovare un vecchio zio”. E come l’hai trovato questo zio? Mi aspettavo una risposta bonaria, sulla bellezza decadente di questi luoghi, invece con gli occhi vispi e il tono calmo: “I paesi della nostra zona hanno subito dal dopoguerra una diminuzione di circa i 2/3 della popolazione”. Sono destinati a scomparire? “No, credo di no. Ci sarà un ritorno. Il senso di vuoto è amplificato dal fatto che molte case sono rimaste vuote. Si sente molto di più. Ma ci sarà un ritorno. Abbiamo bisogno di questi luoghi”.
IL CONGEDO. Il caffè continua con qualcun altro che, saputo del suo arrivo, si è unito per conoscerlo e parlargli, oltre ai suoi amici di Deliceto. “Alla fine sono gli incontri reali che decidono il valore delle persone. da vicino i nostri difetti e le nostre virtù sono in bella vista” avrebbe scritto più tardi sul suo profilo Instagram a proposito della sua visita. Ad un certo punto Franco si alza ed esce. Faccio per andar via anch’io e lo trovo fuori, con la sua macchina fotografica: “Mo faccio qualche foto e poi vado”. E poi, immancabile, mentre gli tendo la mano: “Statt buon”. Statt buon pure tu, Franco. E buon viaggio.
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