Un’organizzazione dedita alle rapine, ai sequestri di persona, alle estorsioni, ai furti aggravati e ricettazione. Sono sette le persone arrestate durante la notte dai carabinieri del comando provinciale di Foggia in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di 8 soggetti, uno dei quali è ancora ricercato. Hanno tra i 24 e i 46 anni e sono tutti di Cerignola e di Orta Nova. Tre ortesi sono accusati di concorso in rapina aggravata, tentata rapina aggravata e ricettazione, tre cerignolani dovranno rispondere di concorso estorsione, tentata estorsione, furto aggravato e ricettazione, mentre altri due - entrambi di Orta Nova, uno dei quali residente a Termoli - dovranno rispondere relativamente al concorso in ricettazione e tentata ricettazione.
LE INDAGINI del nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Foggia, dirette dalla Procura della Repubblica di Foggia si sono basate su una complessa attività di intercettazione telefonica ed ambientale -13 telefoniche, 4 ambientali ed 1 video - oltre che su servizi dinamici di osservazione e controllo e sequestri di autovetture e repertamento al loro interno di materiale utilizzato dagli indagati per la commissione dei reati contestati. L’attività è stata avviata a seguito della rapina perpetrata in data 29 giugno dello scorso anno in danno della filiale di Bovino del Banco Di Napoli, un colpo da oltre 40mila euro. Le complesse indagini esperite hanno permesso di acquisire non solo elementi a carico dei responsabili del “colpo”, ma anche nei confronti di un nutrito gruppo di persone dedito stabilmente alla commissione di reati contro il patrimonio verificatisi nei comuni del basso tavoliere e del sub-Appennino dauno, tra Orta Nova, Stornara, Stornarella e Cerignola.
LE ESTORSIONI. L’inchiesta ha fatto luce anche su numerosi episodi di estorsione portate a termine con la metodologia nota come “cavallo di ritorno”, annoso fenomeno largamente diffuso nella provincia Dauna. Il “modus operandi” attuato dagli indagati è un sistema ormai consolidato e già riscontrato in numerose attività investigative che hanno riguardato simili ipotesi delittuose. Dopo aver sottratto veicoli ai legittimi proprietari, gli indagati contattano il proprietario al fine di accertare se intenda rientrare in possesso della refurtiva dietro pagamento di una somma di denaro di volta in volta pattuita a seconda del valore del bene in questione. Altro particolare degno di rilievo emerso nell’indagine è il comportamento delle vittime che, consce del modus operandi posto in essere dagli estorsori, si limitano a denunciare il furto dell’auto ma non la successiva richiesta estorsiva conducendo in prima persona, o per il tramite di intermediari, la trattativa per riottenere il bene. La maggior parte delle richieste estorsive avvenivano tramite una cabina telefonica posta nel centro di Cerignola.