Il foggiano Giampaolo Longhi è il volontario dell'anno: premiato per il suo impegno in Etiopia a favore delle donne
“Per affrontare il fenomeno delle migrazioni occorre puntare sull'integrazione”
Si chiama Giampaolo Longhi, ha 32 anni, è nato e ha studiato a Foggia ed è il volontario dell'anno 2019.
IL PREMIO. Giampaolo si è infatti aggiudicata la 26esima edizione del 'Premio del Volontariato internazionale', assegnato dalla Focsiv, la federazione che riunisce le Ong di ispirazione cristiana. Il cooperante foggiano è impegnato dall'agosto 2018 in Etiopia come rappresentante paese per conto della Cvm, ong bolognese nata oltre 40 anni fa. Il suo progetto si occupa della reintegrazione di donne etiopi rimaste vittima all'estero di abusi e violenze.
LA SUA ESPERIENZA. “Sono in Etiopia dall'agosto 2018 come rappresentante paese dell'associazione Cvm” racconta a Foggia Città Aperta il cooperante foggiano raggiunto telefonicamente appena sbarcato a Roma, direttamente da Addis Abeba, per ricevere il premio (sabato 30 novembre ndr). “Il progetto per cui lavoro si occupa del rimpatrio e della reintegrazione di donne etiopi emigrate all'estero e rimaste vittima di abusi e violenze. Lavoriamo, in particolare, in collaborazione con le Caritas Libano ed Etiopia per il ritorno da Beirut”. Si tratta di ragazze nella maggiorparte dei casi giovanissime che restano preda di trafficanti senza scrupolo. “La vera piaga è il traffico illegale. In Etiopia è possibile migrare con percorsi di espatrio regolari in Arabia Saudita, Qatar e Kuwait, dopo un percorso di formazione. C'è però una rete che intercetta nelle campagne le giovani migranti e, in tal modo, si innesta un processo di traffico irregolare delle migranti con viaggi a piedi fino a Khartoum ed espatri in Libano, in alcuni casi con documenti falsi”.
DONNE SCHIAVE. Arrivando in paesi esteri senza conoscere la lingua e senza avere adeguata formazione le ragazze diventano vittime del cosiddetto sistema della kàfala. “ Finiscono per fare le schiave nella madame e i racconti che ci hanno fatto le 129 ragazze inserite nel progetto sono raccapriccianti e comprendono abusi e violenze di ogni tipo” confida Giampaolo. “Le ragazze che riescono a fuggire fanno un percorso in Libano – prosegue – dove la Caritas è un punto di riferimento con 3 shelter (strutture di prima accoglienza ndr). Il loro lavoro comprende anche la preparazione della documentazione per l'ottenimento del visto e la raccolta fondi per il volo di rientro".
IL PROGETTO. Giunte in Etiopia, sono accolte ad Addis Abeba nell struttura di prima accoglienza del Cvm che consiste in sostegno psicologico, fornitura di beni primari. Al termine del percorso viene validata la possibilità del rientro in famiglia. “Il progetto durerà fino al 2021” continua Giampaolo. “Lo scopo è fare in modo che ogni ragazza assistita possa essere reintegrata in Etiopia, cioè fare in modo che riesca a crearsi una nuova opportunità nella comunità di origine di partenza.
Le ragazze vengono segnalate alle autorità locali che hanno una struttura che supporta l'empowerment economico per avviare attività, corsi di professionalizzazione e accesso all'educazione attraverso borse di studio".
LA SUA 'CARRIERA'. Nel suo racconto fluido alterna italiano e inglese “Perdonami – dice – sono un po' frastornato. Ma tra una settimana ritorno subito ad Addis Abeba”. Quello con la Cvm è la sua prima esperienza da cooperante internazionale. Dopo essersi laureato in Economia Aziendale a Foggia e dopo un Master a Varsavia, Giampaolo è rientrato a Foggia dove ha lavorato al Dare, il Distretto Agroalimentare. Poi l'esperienza a Bologna con la cooperativa sociale Camelot in progetti Sprar e Fami nel campo della migrazione dove ha unito la sua competenza nella gestione dei fondi europei con la volontà di aiutare i più deboli. “La mia vocazione è sempre stata quella di voler lavorare nel sociale” conferma. “Conosco i principi per gestire la progettazione per cui mi son detto 'Proviamo ad applicarli a favore degli altri'. La cooperazione internazionale mi ha offerto l'opportunità anche di conoscere il mondo”.
IL TEMA ATTUALE DELLA MIGRAZIONE. Se gli si chiede come mai secondo lui è stato designato volontario dell'anno non esita: “Non me l'aspettavo ma direi che il mio progetto riguarda un tema molto attuale come quello delle migrazioni che spaventa perchè non si conosce a fondo ed è un riconoscimento ai progetti del Cvm che si impegna sui diritti delle donne”. Il suo è un progetto che sconfessa totalmente la tesi delle ong 'taxi del mare'. In questo caso è evidente l'impegno per il rientro in paese delle migranti etiopi. Quanto alla gestione dei progetti in Italia il punto nodale secondo Giampaolo è puntare sull'integrazione: “Quello che ho visto quando mi sono occupato di Sprar mi è bastato a capire che il fallimento dell'Italia nel gestire le migrazioni è legato alla mancata integrazione. I migranti sono stati solo assistiti senza pensare a un percorso sostenibile di inserimento in società. Il nostro contesto non era pronto culturalmente e strutturalmente e la politica non ha fatto nulla per investire su un aspetto che avrebbe portato vantaggi per tutti”. Il suo ragionamento, da buon economista, è basato anche sui numeri e dati oggettivi: “Il discorso italiano è in teoria semplice: abbiamo investito tantissimo nell'accoglienza. Un budget Sprar è composto per il 93% da voci di spesa per l'accoglienza e solo per il 7% destinato all'integrazione. È un dato oggettivo sempre contestato dalle Ong che chiedono una ripartizione differente. Se un governo istituisce un fondo destinando le briciole all'integrazione dà un indirizzo politico errato e la soluzione non è chiudere gli Sprar ma solo destinare differentemente i fondi. Ci terrei poi a sottolineare il lavoro che viene fatto all'estero sempre dalle ong: se nei paesi da cui partono, alle persone vengono date opportunità, è naturale che il flusso di migranti almeno in parte diminuisce”.
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