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Gianni, in strada per colpa della crisi. Con un sogno: “Un letto per riposare”

A 66 anni è diventato un senzafissadimora

«Un letto». Gianni (nome di fantasia, ma storia assolutamente vera) non chiede niente di più. «Mi basta solo un letto in cui poter allungare le gambe e farle riposare, neanche per dormire». Lui che ha lavorato per oltre quarant’anni come muratore e che adesso si ritrova con gli arti inferiori talmente ingrossati che a stento gli permettono di infilarsi i pantaloni. La fatica, la stanchezza della vita di strada, del camminare, del «dormire seduto sulle panche della stazione». La sua vita è sprofondata nel giro di pochi mesi. «La crisi, la crisi… eccome se si sente la crisi. Prima stavo in una casa in affitto. Pagavo 450 euro al mese. Facevo una vita tranquilla. Poi è arrivata la crisi. Ho perso il lavoro, ho finito quei pochi soldi che mi ero messo da parte e sono finito per strada». La polvere e la durezza della povertà più estrema, del vivere come un senzafissadimora, Gianni l’ha iniziata ad assaggiare solo nove mesi fa. E adesso, fa parte del gruppo di italiani e di migranti che la sera si avvicinano alle panchine di piazza Vittorio Veneto per incontrare i Fratelli della Stazione.

COLPA DELLA CRISI «E’ successo tutto all’improvviso. Di colpo ho perso il lavoro. La crisi, il licenziamento, la difficoltà di mantenere la casa. Mi sono ritrovato povero, in mezzo alla strada». Un divorzio alle spalle e l’età che oscilla intorno ai 66 anni non lo hanno facilitato nella ricerca di un altro lavoro. «Non ho trovato nulla. E adesso, sono privo di forze e con dolori dappertutto». Del resto, non deve essere facile dormire tutte le notti seduto sulle panche della stazione di Foggia, «con gli occhi sempre aperti per paura che ti possa succedere qualcosa: purtroppo, la nostra, è una guerra fra poveri». Anche se di amici, da quando è finito per strada, Gianni ne ha trovati parecchi. Italiani e migranti «Siamo tutti nelle stesse condizioni, e con molti quando capita ci diamo una mano. Quando mi hanno rubato la borsa – racconta mentre sorseggia un bicchiere di latte caldo – gli amici mi hanno aiutato a ‘rifarmi’ il guardaroba». E se non può fare più affidamento «sui miei cinque figli, tutti una massa di bastardi, e su mio fratello che lavora al Comune di Foggia», sa che in caso di difficoltà può contare «su quelli che vivono come me, che vivono i miei stessi problemi». E che come Gianni non chiedono altro che «un posto letto. Purtroppo – aggiunge – nella nostra città non ci sono molti posti letto e quelli che ci sono vengono subito occupati».

SOLO UN LETTO - Per questo, confida nel sindacato che lo sta aiutando nella pratica per «ottenere almeno la pensione contributiva. Se tutto va bene, alla fine dell’anno potrei ricevere il primo assegno della pensione. Mi bastano anche solo 400 euro, non chiedo cifre astronomiche. Voglio solo affittarmi un pian terreno, una casetta piccola, per poter avere un letto a mia disposizione, per poter stendere le gambe». Per mangiare, infatti, Gianni non nasconde di rivolgersi «alla mensa della Caritas». Ma non è il cibo il suo pensiero fisso. Lo ribadisce, lo invoca, lo reclama: «Solo un letto, niente di più». Speriamo che la sua pratica non finisca nel dimenticatoio della burocrazia italiana e che a dicembre, meglio se prima, gli possa arrivare come inaspettato regalo l’assegno della pensione. A lui che, anche se ha faticato per quarant’anni come muratore, il futuro sembra ancora incerto, in salita e, soprattutto, sprovvisto di rassicuranti garanzie.

di Redazione 


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