La tredicenne secchiona con i capelli rossi e le canzoni degli Spandau Ballet al Teatro Giordano
Con questo articolo torna a collaborare con la nostra testata Giuseppina Dota, che terrà una rubrica di cultura e spettacolo.
LA RAGAZZINA. Ieri sera ho fatto un regalo a una ragazzina di tredici anni. È una di quelle ragazzine un po' fuori dal suo tempo, che non sa truccarsi, non dice parolacce e anzi sobbalza quando le sente, convinta che Gesù pianga, abbastanza timida e impacciata tra i coetanei. Peraltro, ha la fama della secchiona a cui piace studiare, elemento che non aiuta l'integrazione con altri adolescenti, ma fa presa sugli adulti, per cui lei studia, inclusa la matematica che le fa schifo, e legge, e pensa che in fondo va bene così, verranno anni in cui anche i coetanei apprezzeranno il pacchetto completo, inclusi i capelli rossi che al momento sono solo causa di imbarazzo e fastidio, per via di una oscena filastrocca che la insegue sui marciapiedi quando esce di casa.
GLI SPANDAU BALLET. Quella ragazzina per fortuna ha una passione da adolescente, e sono gli Spandau Ballet, passione certificata dai poster in cameretta, appesi nonostante i brontolii degli adulti di casa per il muro che si rovina con le punes. Nel 1987 però non esistono Internet, YouTube, Spotify. La ragazzina ha ottenuto una cassetta registrata di quell'album stravenduto, Through the barricades, e la ascolta fino a consumare il nastro magnetico; ha cercato su innumerevoli numeri di Cioè e TV Sorrisi e Canzoni il testo del brano che dà il titolo all'intero disco, e l'ha imparata a memoria. Non l'ha scritta sul diario, perché il diario è una cosa di scuola e si rispetta. Solo con l'ascolto di Piero e Cinzia, qualche anno dopo, scoprirà che non ti bocciano se riscrivi i testi sul diario, per sentirli veri.
A FOGGIA. Ma nel 1987, in un mondo senza Google, Ticketone, e soprattutto senza una carta di credito che è sempre un genio assai meglio di quello della lampada, la passione resta sul muro della cameretta, e la distanza tra quel muro e Islington, il quartiere di Londra in cui gli Spandau Ballet sono nati, è grande più o meno come la distanza tra la Luna e Plutone, e ha la stessa percorribilità, e gli Spandau Ballet nemmeno sanno dove sia Foggia sul pianeta Terra. Per questo ieri sera ho preso per mano quella ragazzina troppo sola e l'ho portata sul loggione del Teatro Giordano, mentre sul palco, appena pochissimi metri più in basso, Tony Hadley il cantante degli Spandau Ballet intonava (stonava, mi dicono da una regia parecchio più qualificata di me) Through the barricades.
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