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Il Gloria Team inaugura l’accademia delle MMA: intervista al coach Lorenzo Borgomeo

Nasce al Gloria Team la prima accademia per istruttori professionisti nell’ambito delle MMA. Ne abbiamo parlato con il coach Lorenzo Borgomeo.

CHI E’. Ex fighter professionista, Lorenzo Borgomeo è da diversi anni alla ribalta nell’attuale panorama marziale italiano. E’ stato premiato, nell’ambito delle MMA Arena Awards, come miglior coach italiano nel 2019. Il Team del quale fa parte, il Gloria, è attualmente un punto di riferimento in Italia per tutto il movimento delle MMA e coinvolge alcuni dei più importanti fighter italiani in questa disciplina: Alessio Di Chirico, Carlo Pedersoli, Mauro Cirilli, Danilo Belluardo. Può contare su uno staff di professionisti specializzati in ogni singola disciplina (lotta libera, JJB, boxe, K1) che va a formare le arti marziali miste. A partire da quest’anno presso la palestra del Gloria - nella sede dell'Heaven Fight Arena, all'avanguardia negli sport da combattimento (Via Francesco Paolo Bonifacio 167, a Roma) - verrà inaugurata la prima accademia delle MMA. Una scuola atta a formare istruttori professionisti all’interno delle MMA e di durata di tre anni. Le lezioni si terranno con una cadenza di una ogni 5 o 6 settimane, e per chi fosse interessato c’è ancora molto tempo per iscriversi. Con il maestro Borgomeo abbiamo parlato di questo e di tanto altro ancora.
Salve maestro, da un paio d’anni al Gloria tenete un corso da istruttori di MMA. Ma da quest’ anno aprirà una vera e propri accademia di durata di tre anni. Ci vuole spiegare cosa vi ha spinto ad organizzare questa accademia, in cosa consiste, e quali sono le finalità?
La motivazione è semplice. Per la nascita dell’accademia è successo quello che succede per molte iniziative che facciamo al Gloria, ovvero ascoltiamo molto quello che ci viene chiesto. Molte delle domande che mi vengono poste settimanalmente da gente di tutta italia sono: come posso fare a far parte del vostro team? Il mio sogno è vivere con le MMA, aprirmi una scuola, come posso fare per offrire un prodotto di qualità? Io continuamente mi trovo a rispondere a queste domande. Siccome la risposta non è semplice, abbiamo deciso di fondare l’accademia.
La differenza tra questa e i corsi che abbiamo fatto negli anni precedenti sta nel fatto che per l’accademia abbiamo deciso di mettere a disposizione coloro che consideriamo il top delle discipline che vanno a costituire le MMA quindi: Dario Bacci (presidente della federazione italiana di JJB); Valerio Giordani (maestro di lotta libera); io e Riccardo Carfagna, naturalmente; Mauro Cirilli (fighter professionista) per il lavoro a parete e il ground and pound; Adriano Sperandio (pugile professionista) per la boxe. Ognuno di questi insegnanti si occuperà di un apposito modulo di insegnamento. Quindi dare il meglio in ogni disciplina e fare un percorso formativo di tre anni, mentre fino all’anno scorso facevamo un corso di un solo anno.
Al secondo anno poi aggiungeremo anche altri moduli relativi al taglio del peso e alla gestione burocratica e finanziaria di una società sportiva. Quest’ ultimo modulo verrà affidato ad un commercialista professionista. La maggior parte degli iscritti sono atleti che intendono entrare nel team e intraprendere la carriera professionistica ma al contempo acquisire un percorso formativo al fine di diventare istruttori professionisti. Alla fine del corso mi aspetto che ogni iscritto sappia impostare un corso per amatori, per dilettanti, per professionisti e che sappia gestire una società sportiva anche da un punto di vista burocratico e finanziario al meglio.
Quando si parla di MMA non si parla di una disciplina, ma di uno sport da combattimento formato da più discipline. E a questo proposito vi sono tante correnti di pensiero sul come approcciarsi a tale sport. C’è chi sostiene bisogna specializzarsi in una disciplina alla volta, e poi pian piano aggiungere le altre. Ci sono poi insegnanti che pensano che bisogna da subito imparare a mischiare. Secondo lei qual è il percorso più giusto per imparare le MMA?
Probabilmente, data l’evoluzione dello sport, il modo migliore per imparare è mischiare da subito tutte le discipline. Perché nelle MMA moderne è il fattore che in assoluto fa di più la differenza. Se vogliamo far diventare gli Italiani più forti e competitivi, e tirare fuori i campioni e atleti del calibro di Carlo Pedersoli, è giusto partire direttamente con le MMA. Anche alla luce del fatto che parliamo di uno sport che di anno in anno è in continua evoluzione, e bisogna rimanere sempre costantemente aggiornati. E’ chiaro che se una persona viene già da una disciplina avrà in partenza un ottima base. Ma se una persona si trova a dover scegliere, io consiglio di partire direttamente dallo studio delle MMA, sebbene questo approccio non sia semplice e comporti delle problematiche dal momento che è molto complesso da sviluppare, a maggior ragione è importante portarlo avanti con insegnanti validi, altrimenti può venir fuori una pecionata, come si dice a Roma. Mettiamola così, per la massa e anche per agevolare una selezione naturale, è più giusto partire direttamente dalle MMA. Se poi, facciamo un esempio, in palestra mi entra un bambino e mi si dovesse chiedere cosa posso fare per farlo diventare un campione dandogli una disciplina da cui partire, bè io lo farei iniziare con la lotta libera, gli darei quella base, e intorno a questa andrei ad attaccare tutto il resto e a impostarlo per le MMA. Partirei dalla lotta libera, in quanto la considero la base più importante per le MMA e soprattutto perché ti forma a livello caratteriale in un modo in cui nemmeno le MMA ti formano.
Attualmente nel vostro team ci sono tre atleti che orbitano all’interno delle tre promotion più importanti al Mondo di MMA. Mi riferisco ad Alessio Di Chirico in UFC, Carlo Pedersoli jr. nel Bellator e Mauro Cirilli in One Championship. Non dimentichiamoci Danilo Belluardo, anche lui fighter professionista ma attualmente svincolato. E in più tutta una schiera di giovani, tra i quali spicca Valeriu Mircea, che si stanno affermando in altre federazioni a livello giovanile. Quali sono gli obbiettivi, da un punto di vista prettamente agonistico che vi ponete per i prossimi anni?
Chiaramente ora con il coranavirus, è tutto ritardato. Per quanto mi riguarda, gli atleti che abbiamo nelle promotion possono tutti arrivare a combattere per il titolo nelle rispettive categorie. Di quelli che hai nominato non c’è uno che arriverei a dire: “No non ce la può fare”. Certo ci vuole del tempo, almeno due anni e mezzo. Quello che potrebbe arrivarci prima, in quanto la concorrenza è meno serrata è Mauro Cirilli al “One”. Ma bisogna vedere anche come si mettono le cose, in considerazione del fatto che rispetto ad Alessio e Carlo sta un po’ avanti con l’età.
Carlo Pedersoli jr è veramente da tanto che non entra nell’ottagono. Sappiamo quanto sia importante la costanza nei match. Non crede che questa sosta così lunga possa pesare?
Carlo è partito che era molto giovane, ed io ritengo che abbia fatto qualche errore di gioventù. Credo che sia le batoste, che le sfighe e tutto questo tempo gli abbiano fatto solo bene. A molti fighter fa male aspettare, ma ritengo che Carlo in questo periodo sia cresciuto molto e si sia indurito molto caratterialmente. E penso che appena tornerà a combattere questa crescita si vedrà.
Da quando le MMA sono diventato un fenomeno anche televisivo, specie in America, tiene sempre banco la tematica del trash talking. Ci sono tante correnti di pensiero a proposito. Sappiamo bene che i vostri atleti si sono sempre contraddistinti per il rispetto nei confronti dell’avversario. Da ex marzialista e da coach professionista cosa pensa di questo fenomeno?
Io penso che bisogna guardare l’UFC, che poi è il format che guardano tutti, e in generale le MMA moderne per quello che sono: un prodotto di intrattenimento nel quale la gente ci mette le emozioni e si sfoga, soprattutto sui social. Alla stessa stregua di uomini e donne di Maria De Filippi, cambia un po’ la qualità, ma per il resto è identico. All’inizio ci rimani male, ma poi capisci che è una cosa normale. Nel momento in cui entri a far parte del mondo dell’intrattenimento accetti di poter essere messo alla gogna o di poter essere idolatrato in quanto fa parte del gioco. La parola arti marziali, purtroppo aggiungo io, non fa parte di questo mondo. Quindi quando un atleta entra a far parte del mondo dell’intrattenimento deve essere disposto a pagarne il prezzo, sapere che l’uomo medio può tirargli addosso i pomodori, dire che fa schifo ecc… Ora, gli atleti che fanno trash talking semplicemente cercano di vendere meglio il loro prodotto, io li ho conosciuti dal vivo e quasi nessuno è realmente così come si mostra in televisione. Poi io penso che sono comportamenti molto personali. Ad esempio, a me il trash talking non piace assolutamente, non lo farei e se lo facessi non mi verrebbe bene. Ma ci sono anche quelli a cui viene bene. Di Connor Mc Gregor si può dire tutto, ma onestamente tutti avremmo voluto fare quello che ha fatto lui: ha portato le MMA ad essere uno sport mainstream e popolare in tutto il mondo, prima di lui non era assolutamente così; in più io penso che se prendi una persona qualsiasi che critica Mc Gregor, le dai una penna e le fai firmare un contratto multimilionario dicendole guarda devi fare come fa Connor, non sono così convinto che non firmerebbe. Alla luce di queste considerazioni, ci andrei piano a giudicare.
Un’altra tematica che tiene molto spesso banco tra gli insegnanti di arti marziali è quella riguardante lo sparring tra insegnanti e allievi. C’è chi sostiene che un insegnante deve combattere contro gli allievi, al fine di dare l’esempio e invece chi sostiene il contrario. Qual è la sua posizione a riguardo?
Personalmente sono contrario allo sparring tra insegnante e allievo, proprio da un punto di vista concettuale. In primo luogo io insegnante devo osservare l’allievo, per poterlo correggere, da fuori, dall’esterno. Dentro, durante un match, non è la stessa cosa, in quanto tutta la mia attenzione sarebbe rivolta al difendermi e non a vedere dove l’allievo fa bene o male. In secondo luogo potrei far scaturire dinamiche psicologiche strane tra me e lui, di competizione, invece è bene mantenere il rispetto dei ruoli: il coach è il coach, l’allievo è l’allievo sempre. Infine, cosa più importante, c’è proprio una problematica di carattere pratico: ad alto livello non puoi fare sparring con gli allievi. Se Carlo o Alessio facessero sparring con me rischierei seriamente di farmi male, e se non mi facessero male vuol dire che non sono di alto livello. Per tutte queste ragioni, sono contrario e l’ho sempre pensata così.
L'AUTORE. Gaetano Lagattolla

di Redazione 


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