“ La grande via” di
Franco Berrino. Il libro della salute e della longevità L'INTERVISTA (Prima parte)
Foggia Città Aperta ospita la rubrica curata da Gaetano Lagattolla intitolata “Prevenzione e benessere”. Si parla nella presente intervista del libro “La grande via” di Franco Berrino e Luigi Fontana. “La Grande via” è anche il nome dell’associazione presieduta dallo stesso dott. Franco Berrino, fondata da quando ha deciso di intraprendere l’opera di divulgazione di conoscenze acquisite in più di quaranta anni di ricerca.
Il dott. Berrino è medico ed epidemiologo, è stato il direttore del dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’istituto nazionale dei tumori di Milano, dove ha lavorato per più di trenta anni. Da oltre quaranta anni è attivo nell’ambito della ricerca epidemiologica, grazie alla quale ha promosso: lo sviluppo dei registri tumori in Italia, coordinato i registri tumori europei per lo studio della sopravvivenza dei malati ( progetto EUROCARE), studi sulle cause delle malattie croniche ( progetti ORDET e EPIC). I risultati di tali ricerche hanno permesso di portare avanti sperimentazioni al fine di modificare gli stili di vita allo scopo di prevenire l’incidenza e la progressione delle malattie croniche ( progetto DIANA). Salve dott. Berrino. Vorrei incominciare questa intervista con una domanda filosofica. Lei nell’introduzione al suo penultimo testo “La grande via” dice che l’amore per la verità non conosce fazioni. Ciò che più mi ha colpito del suo libro è che spiega ed illustra la via della salute tra conoscenza scientifica e antiche saggezze. Ci vuole spiegare meglio questo punto, ovvero qual è il suo approccio filosofico al lavoro che svolge in qualità di ricercatore e medico? Sai, oggi la medicina convenzionale ha fatto grandi passi in avanti sul piano prettamente tecnico. Negli ultimi anni l’aspettativa di vita dell’uomo è aumentata di almeno una decade e questo indubbiamente grazie ai progressi delle tecniche in ambito medico, soprattutto farmacologico e chirurgico. Di contro la maggior parte della popolazione anziana, più del 90%, vive in dipendenza di farmaci, come pure metà della popolazione adulta. La ricerca epidemiologica degli ultimi decenni ha mostrato chiaramente che gli antichi saggi, di tutte le tradizioni culturali, di oriente e occidente, ci avevano visto giusto. Ad esempio, le raccomandazioni del codice europeo contro il cancro in ambito alimentare esortano verso una dieta prevalentemente a base di: cereali integrali, frutta, verdura, legumi, semi. E solo occasionalmente mangiare carne, dice di eliminare le carni lavorate. Se ci pensi questo è il modo in cui si sono alimentati tutti i popoli del Mondo fino all’avvento della rivoluzione industriale, e quindi del cibo lavorato industrialmente. Pensiamo alla pasta e fagioli ed alla pasta con le verdure tipica dell’Italia meridionale, al cus cus con i ceci dell’africa settentrionale, al riso integrale con la soia delle culture orientali, e ancora la tortillas di mais con i fagioli neri del Messico, il miglio dell’ Africa nera . Insomma la scienza oggi ha confermato, e probabilmente continuerà a confermare in futuro, che le raccomandazioni degli antichi saggi relativamente alla nostra salute andavano bene. La “ Grande via” è il nome che voi avete dato alla vostra associazione, si fonda su conoscenze che sono frutto del vostro lavoro di ricercatore ed epidemiologo, un lavoro basato sulla ricerca dei giusti stili di vita da adottare nell’ottica della prevenzione primaria. Ci vuole spiegare nel dettaglio in cosa consiste “la grande via” della prevenzione? La grande via della prevenzione si basa su tre grandi vie in realtà: la via del cibo, la via del movimento, la via della spiritualità o meditazione. Nel 2002 si è riusciti a leggere per intero e per la prima volta tutta la molecola meravigliosa del DNA. Una molecola all’interno della quale sono presenti tre miliardi di molecole disposte in fila indiana. Per darti un’idea della straordinarietà di tale creazione, basti pensare che tre miliardi di molecole corrispondono al numero di parole presenti in mille libri da mille pagine ognuno. Il DNA è presente in ognuna delle nostre cellule, noi siamo fatti da 50 mila miliardi di cellule e in ognuna delle nostre cellule è come se ci fosse quindi una biblioteca di mille volumi. Fino al 2002 la comunità scientifica ha vissuto nell’illusione che il destino di ogni uomo fosse predeterminato: ciò che è scritto nel DNA è ciò che saremmo diventati. Ma come già detto, nel 2002 siamo riusciti a leggere per la prima volta per intero tutta la molecola del DNA, e ci siamo accorti che le cose non stanno esattamente così, in realtà sono molto più complesse. Abbiamo scoperto che le nostre abitudini di vita influenzano il DNA, non possiamo cambiarlo, ma possiamo intervenire sul suo modo di operare, e in particolare sull’attivazione – disattivazione dei geni, che sono i contenitori dell’informazione del DNA, e che quindi il nostro destino non è affatto predeterminato. In che modo è possibile modificare la nostra espressione genetica? Attraverso il cibo, attraverso il movimento e studi più recenti hanno dimostrato che è possibile farlo anche attraverso la nostra mente. Da qui le tre vie: la via del cibo, la via del movimento, la via della meditazione o spiritualità. Per quanto riguarda la via della meditazione sono stati fatti degli esperimenti su dei meditatori. E’ stato fatto un prelievo di sangue prima della meditazione e un altro a fine meditazione, e si è notato che dopo la meditazione si sono accesi e spenti decine e decine di geni, alcuni dei quali non sappiamo nemmeno a che servono. Ma ciò che sappiamo per certo, è che la meditazione spegne i geni responsabili delle infiammazioni, che sono alla base di tante malattie croniche della nostra epoca: malattie cardiovascolari e tumorali. Questi studi rientrano nell’ambito dell’epigenetica? Certo. La genetica è lo studio di ciò che è scritto nel DNA. L’epigenetica è lo studio di ciò che è sovrascritto sul DNA, ovvero una sorta di libretto delle istruzioni che comunica quale gene va attivato e quale va disattivato, quale va letto e quale non bisogna leggere. Un libretto formato da sostanze chimiche, che si attaccano sia al DNA sia alle proteine all’interno del quale il DNA è avvolto. Questo tipo di studi a che punto si trovano? Siamo agli inizi, a metà strada, o alla fine del percorso?
Si tratta di studi che sono partiti nel 2002 e ora ci troviamo solo nel 2019. Si tratta quindi di studi che sono chiaramente solo agli inizi. Abbiamo appena cominciato a scalfire la superficie. Si tratta di un ambito conoscitivo fantastico che fa spalancare gli occhi di fronte alla meraviglia della creazione. Quindi lei prevede che in tal senso ci saranno ulteriori passi in avanti nei prossimi anni? Certamente, è l’alba di una nuova era dove si faranno scoperte che rivoluzioneranno la coscienza comune. Noi sappiamo che le caratteristiche genetiche si ereditano, anche le caratteristiche epigenetiche possono essere ereditate? Si, assolutamente. Sono stati fatti degli esperimenti sui topi. A molti topi veniva fatto sentire un determinato odore che li costringeva a scappare ( all’odore veniva abbinata una scarica elettrica), in quanto era associato ad una esperienza spiacevole. Si è notato come anche i figli e i nipoti di quei topi tendevano a scappare quando sentivano lo stesso odore. Quindi noi dai nostri antenati non ereditiamo soltanto le caratteristiche fisiche ma anche le esperienze, il vissuto. Degli studi sono stati fatti anche sull’uomo. Si è approfittato della grande fame del 1944 in Olanda, si è notato che le donne gravide in quel periodo hanno poi partorito figli che hanno avuto una maggiore probabilità di diventare obesi o diabetici. Cosa è accaduto? La fame ha rappresentato un importante fattore epigenetico, come la scossa elettrica per i topi. In periodi di grande carestia il corpo spegne i geni del consumo di energia, in quanto si ha bisogno di risparmiare energia, risparmio di energia che si manifesta fisicamente con l’accumulo di grasso. Questa informazione è passata anche ai figli, ed anche ai nipoti. Con l’unica differenza che sia i figli che i nipoti si sono trovati a vivere in un periodo in cui non c’era più la fame. E quindi hanno accumulato grasso e le malattie ad esso associate. Si tratta di campi di ricerca molto difficili in quanto bisogna avere la pazienza di aspettare cosa accade tra una generazione e l’altra, ma allo stesso tempo sono anche estremamente affascinanti. Nel prossimo articolo della presente rubrica analizzeremo nel dettaglio, sempre in compagnia del dott. Franco Berrino, la via del cibo. (Gaetano Lagattolla)
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