Era un “obiettivo facile”. Colpire lui, più esposto, come passo di una più complessa guerra di mafia. È la chiave che gli inquirenti danno dell'omicidio di Claudio Soccio, ventenne ucciso due anni fa sotto casa della madre, in via Lucera, di cui quest'oggi è stato arrestato il presunto assassino. Oltre a lui gli agenti della squadra Mobile di Foggia hanno tratto in arresto anche altre cinque persone, legate in qualche modo alla malavita organizzata.
L'OPERAZIONE. E proprio Operazione Malavita è il titolo di una vasta attività che fa riferimento a episodi criminali che hanno interessato Foggia nel 2011. In quel periodo era in atto – secondo la ricostruzione degli inquirenti - una guerra di mafia tra il clan dei Sinesi-Francavilla e i Pellegrino-Moretti. Per gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia, della Procura di Foggia e della squadra mobile, l'omicida sarebbe il 27enne pregiudicato Leonardo Gesualdo (detto il “Sammarchese”), a cui sarebbe spettato il compito dell'esecuzione di Soccio, proprio su indicazione del clan Pellegrino-Moretti.
GLI ARRESTI. Quindici, in totale, i colpi di pistola esplosi contro Soccio: molti centrarono l’autovettura della vittima – una Audi A3 - quattro invece colpirono il giovane alle gambe, alla spalla infine alla testa. Gesualdo si sarebbe nascosto tra le auto in sosta tra via Lucera: quando ha visto Soccio sopraggiungere, sarebbe riuscito a ferirlo mortalmente e andare via indisturbato. Tutto in una manciata di minuti: le immagini riprese dalla videocamera di un sistema di videosorveglianza della zona, riprenderebbero il Gesualdo, in compagnia di un complice, attendere l’arrivo di Soccio e fuggire dopo pochi minuti. Nel corso dell’attività investigativa, altre cinque persone sono state arrestate. Sono Savino Ariostino, di 44 anni, Luigi Galano e Salvatore Antonio (quest’ultimo arrestato dai carabinieri), entrambi di 22, e Antonio Gesualdo (padre il Leonardo) di 57 anni e Pellegrino Pepe di 39 anni, questi ultimi ai domiciliari.