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Il Cerchio di Gesso sbotta: “La Provincia ci ha uccisi, non ha mai prodotto le certificazioni necessarie”

Avviata un’azione legale nei confronti dell’Ente

“Siamo qui per annunciare un omicidio compiuto da parte della Provincia, che ha ucciso un punto di riferimento per la cultura in città”. Comincia con parole forti, quelle dell’avvocato Rosa Mennuni, la conferenza stampa indetta dalla compagnia teatrale Cerchio di Gesso che ha deciso di avviare un’azione legale nei confronti dell’Ente Provincia.

UN PASSO INDIETRO. Torna d’attualità l’ormai annosa vicenda del Teatro Oda, chiuso da oltre due anni a seguito di un controllo dei Vigili del Fuoco. Il resoconto parte dal 2003 quando, con un bando pubblico, la Provincia assegna la struttura alla compagnia di Mario Pierrotti. Nel contratto firmato dalle parti – secondo quanto affermato dall’avv. Mennuni – la compagnia si impegnava ad occuparsi della gestione e manutenzione dei locali mentre alla Provincia spettava il compito di provvedere a tutte le documentazioni ed autorizzazioni, a firma dell’architetto Bux. Dello stesso anno è il parere dei Vigili del Fuoco che invitano la Provincia a provvedere ad alcune mancanze presenti nella struttura.

LA PRIMA PERIZIA DEI VDF. Nel frattempo partono le attività del CdG supportate anche dalla stessa Provincia, che nel 2005 decide di sistemare l’impianto antincendio, come richiesto dalla perizia dei Vigili del Fuoco, per “rendere la struttura completamente agibile” si leggerebbe in una nota ufficiale. Al termine dei lavori di adeguamento, non vi sarebbe stato però alcun rilascio della dovuta certificazione.

LA RICHIESTA COME TEATRO STABILE. Nel 2011 – sottolinea l’avvocato della compagnia - il CdG chiede al Ministero il riconoscimento come teatro stabile, operazione che oltre alla soddisfazione per il lavoro svolto comporterebbe anche un importante finanziamento. Ma la procedura si interrompe quando il Ministero, dopo aver richiesto alla Provincia tutta la documentazione e le varie autorizzazioni, riceve la risposta (tramite l’architetto Bux) che il procedimento per il riconoscimento della struttura come “locale di pubblico spettacolo” è ancora in itinere. Impedendo cosi la procedura ministeriale.

SI CHIUDE. Si arriva così al 2 aprile 2013 quando una visita dei Vigili del Fuoco rileva che la struttura è priva della certificazione per la prevenzione degli incendi (la stessa dei lavori effettuati dalla Provincia nel 2005) e chiude l’Oda Teatro. “L’architetto Bux – afferma la Mennuni – dopo ben 8 anni, ci dice che siamo abusivi in una struttura che non aveva le certificazioni adatte”.

LA NUOVA CONCESSIONE. E siamo ai giorni nostri, il 7 Febbraio 2014, con un nuovo bando, la Provincia affida nuovamente al Cerchio di Gesso la gestione dell’Oda Teatro. Nella stipula del nuovo contratto, l’Ente chiede alla compagnia l’esecuzione di alcuni lavori (per i quali avrebbe dovuto anticipare i soldi che poi sarebbero stati restituiti a rate dal CdG) mentre il direttore artistico Mario Pierrotti chiede, per vie ufficiali, la consegna delle certificazioni dei vari lavori svolti nel tempo. La risposta arriva il 23 Luglio quando con una lettera a firma del Dott. D’Agostino si rinvia la stipula del contratto perché la Provincia sta reperendo i documenti necessari. Dopo alcuni mesi di stallo, la compagnia richiede l’ausilio dell’avv. Mennuni, che nell’ottobre dello stesso anno riceve un invito dall’Ente per un incontro, durante il quale la compagnia avrebbe dovuto presentare una proposta transattiva. Una conferenza di servizi con un verbale mai sottoscritto, come denunciato stamattina in conferenza stampa dal legale del CdG.

IL CDG DEVE ABBANDONARE LA STRUTTURA. A seguito di ulteriori richieste e silenzi, il 3 marzo 2015 arriva dalla Provincia la comunicazione che la compagnia deve abbandonare la struttura in quanto il periodo di concessione di un anno era in scadenza. “Il 6 maggio, senza aver dato risposta a nessuna delle nostre richieste – prosegue la Mennuni – veniamo invitati ad un incontro in Provincia per sottoscrivere il contratto. Il dirigente Totaro in questa occasione pretendeva da noi il contratto registrato, un contratto di cui noi non avevamo mai preso visione. Di qui abbiamo inteso che era l’ennesima presa in giro da parte dell’Ente.” Dure le parole e la delusione del direttore artistico, Mario Pierrotti: “ci sentiamo presi in giro, una compagnia che dava lavoro a 23 persone è ora in liquidazione per colpa delle negligenze amministrative. Lavori per quasi 200mila euro di soldi pubblici, mancano delle necessarie certificazioni. Rinuncerei alla richiesta del danno se tutti i dirigenti che hanno causato questa situazione fossero sbattuti fuori”. Una situazione paradossale sulla quale la Provincia, in quanto ente pubblico, dovrebbe sicuramente fare maggior chiarezza.

di Tufo Edgardo


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