Stampa questa pagina

Il futuro altrove, il dilemma dei giovani foggiani: andare o restare?

Tre cortometraggi per raccontare le proprie speranze

Corse contro se stessi e contro il tempo nel silenzio tombale di una Foggia deserta, a tratti surreale, in cerca di un segno, un’intuizione che spinga ad una scelta. Lettere autobiografiche in cui ci si racconta e si racconta liricamente del malessere dei giovani in una città opprimente e degradata da abbandonare senza se e senza ma, o forse no. Una battaglia, una guerra che tutti siamo chiamati a combattere contro l’ignoranza, il perbenismo e la rassegnazione, che sembrano uscire vincitori dalle macerie di questo Paese, ma in fondo non è ancora finita.

ANDARE O RESTARE?. Queste le tre visioni dei giovanissimi autori dei cortometraggi sull’inquietudine esistenziale di fronte alla scelta del proprio futuro e del luogo, sia esso città o Paese, dove immaginarlo, viverlo; un futuro voglioso di contorni definiti, tinteggiato di colori pastello e inebriato dei profumi della primavera, di nuove speranze tratteggiate nella serata del 30 marzo al Cineporto di Foggia, nell’ambito dell’iniziativa della Casa del Giovane – Emmaus sul tema ‘Andare o Restare?’.

GO NOW AND LIVE. Una domanda che ciascuno di noi almeno una volta si è posto nella propria vita e a cui probabilmente avrà dato risposta, così come i video maker dei corti ognuno a suo modo attraverso contributi filmici davvero interessanti e tecnicamente validi. Ancora al bivio (forse) l’autore di ‘Go now and live’, Andrea Antonacci e il protagonista Manuele Macchia, la cui risposta è lasciata volutamente aperta. Un dato è certo: la voglia di correre per raggiungere, afferrare il proprio futuro, una vita diversa, opportunità negate o mai pienamente vissute, in una Foggia grigia in bianco e nero, la cui unica compagnia ai passi del protagonista sono le luci dei lampioni e quelle della stazione, e delle carrozze dei treni in corsa, veloci, verso altre destinazioni. Che fare?

PROSPETTIVE. Tagliare il cordone ombelicale con la propria terra è importante purché non si rinneghi la propria storia, “perché senza radici franeremmo di colpo”, come scrive Valeria Monachese autrice dei testi di ‘Prospettive’, regia di Marco Buccarella, interpretato da Sara Sabatino e Riccardo Tribuzio sulle note del pianoforte di Roberto Ugo Ricciardi. È, infatti, una questione di prospettive, di sguardi nuovi: si può cambiare città, ma il malessere, la delusione e la rabbia che ci abitano, quelli ce li porteremo dentro ovunque andremo.

IKARUS. Una rabbia gridata, una chiamata alle armi, alla rivoluzione contro chi “ha scommesso sulla rovina di questo Paese ed ha vinto”. La citazione del ‘Capitale Umano’ di Virzì apre ad una sequenza filmica visionaria, onirica, in cui la rabbia e le emozioni forti, suscitate dal fallimento di una immaginaria Italia del 2020, sono schizzi di vernice in slow motion, una lotta fisica metafora di una battaglia culturale che doni ali per elevare le menti e le coscienze, in un volo più fortunato di quello di Icaro. La cultura salverà il mondo, potrebbe essere infatti un titolo citazione del cortometraggio ‘Ikarus 20.20.20’ di Gianluigi Carella, vincitore – lo scorso anno – del concorso Beppe Severgini del Canale Scuola del Corriere della Sera.

LA MUSICA. Accanto al linguaggio del cinema, anche quello della musica ha accompagnato la riflessione sul tema attraverso l’intermezzo di alcuni brani del cantautore foggiano Francesco Delli Carri. Così come l’esperienza-testimonianza della giovane imprenditrice foggiana Luana Stramaglia di Fork in Progress, emigrata e poi tornata a casa, dando vita al progetto di cucina narrativa degustabile presso la sua attività di ristorazione ‘La Forquette’. Alla visione dei corti è seguito il dibattito con gli autori e i protagonisti delle pellicole, moderato dalla giornalista Samantha Berardino e dagli operatori della Casa del Giovane.

Valeria Pacilli

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload