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Il mistero della pizzeria Delirio: “Chiude per colpa delle istituzioni, senza averle cercate"

Il capo della Mobile Fabbrocini smentisce il titolare

Il capo della Mobile ci ha parlato ieri – come riporta la Gazzetta del mezzogiorno – per una buona mezzora. Ed è emerso che “dopo l’attacco incendiario, il titolare della pizzeria non si è rivolto a nessuna associazione antiracket”. Il delegato alla Sicurezza del Comune di Foggia, Leonardo De Santis, ai microfoni di TeleDauna ha confermato, in sostanza, le stesse cose: “Nessuna richiesta istituzionale”.
LA DENUNCIA. Diventa un caso, dunque, la chiusura (con polemica) della pizzeria Delirio di Foggia, che abbasserà definitivamente la saracinesca il 14 ottobre. Come annunciato da Foggia Città Aperta nei giorni scorsi, lo staff della pizzeria ha affidato a una lettera ai clienti la propria rabbia e amarezza per la fine dell’attività dopo 11 anni. E lanciato un grido d’allarme che sapeva di denuncia: “Siamo stati abbandonati dalle istituzioni alle nostre paure”.
"MAI CONTATTATO NESSUNO". Vittima di un agguato incendiario nell’ottobre del 2011, la pizzeria – complice anche la crisi economica – non è mai riuscita a riprendersi. Una solidarietà collettiva – alla nostra redazione sono arrivate anche proposte di spettacoli e serate in pizzeria -  verso una denuncia che da ieri, però, rischia di indebolirsi. “L’imprenditore ha escluso di essere sotto estorsione – ha ribadito Fabbrocini, riferendo l’esito di un colloquio con il titolare della pizzeria – e ha detto peraltro di non aver mai contattato nessuna associazione antiracket”. Il capo della Mobile lo metterà in contatto con l’unica associazione antiracket presente in Capitanata, quella di Vieste, anche se “affermando di non aver ricevuto minacce diventa difficile poterlo aiutare”.
E così, resta l’amarezza di un’altra  attività che chiude e ancor più forte la preoccupazione che non ci siano  gli strumenti idonei – e le modalità più efficaci – per combattere usura, estorsioni e racket. In attesa che beghe tra associazioni e i “professionisti” dell’antiracket vengano sedate, Foggia resta nel limbo tra chi non denuncia perché ha paura e chi vuole farlo ma non può, perché non sa a chi rivolgersi. Aspettando che si concretizzi l'annuncio di Tano Grasso di un anno fa.

di Redazione 


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