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Il rimpasto di giunta è un ‘affare di famiglia’. Marasco accusa: “Landella prono ai ricatti per favorire la cognata”

Il commento dell’ex candidato sindaco

«Landella si conferma il sindaco “Indietro tutta”, prono ai ricatti di Forza Italia per favorire la corsa al Consiglio regionale della cognata (Michaela Di Donna, ndr) e pronto addirittura a riproporre per un incarico in Giunta una personalità politica che ha fatto l’assessore nel secolo scorso, nella Prima Repubblica».

IL TAGLIANDO DI PRIMAVERA. Ci va giù pesante Augusto Marasco, ex candidato sindaco del centrosinistra e capogruppo de ‘Il Pane e le Rose’, commentando il rimpasto di giunta che ha visto l’ingresso di De Rosa e Grilli per D’Emilio (che perde anche il ruolo di vicesindaco) e Calabrese. «Al primo tagliando di primavera – ribadisce Marasco - il governo di Foggia si conferma il fallimento che tutti i foggiani possono verificare: un autobus con la retromarcia innestata, che accoglie ambizioni personali e appetiti di partito».

‘TRUCCHI E BELLE PAROLE’. Secondo Marasco «se il fallimento politico si misura con la defenestrazione addirittura del vicesindaco che aveva la delega ai lavori pubblici gestita pessimamente, il taglio della personalità più rappresentativa delle autonomie sociali ed economiche della città evidenzia l’arroccamento nelle logiche della politica più politicante. Trucchi e belle parole si frantumano sulla realtà piegata agli interessi di parte – aggiunge Marasco – come dimostra il passaggio consiliare sul mancato aumento delle quote di partecipazione nell’azienda che si occupa di rifiuti, con il plateale abbandono dell’aula da parte del presidente della Commissione “Ambiente e Territorio”, l’astensione del capogruppo di uno dei partiti di maggioranza, l’emendamento di tutta la Commissione Bilancio sconfessato».

LE LINEE PROGRAMMATICHE. Il capogruppo de “Il Pane e le Rose” rinnova il suo appello «alle forze politiche e sociali affinché si rafforzi una denuncia che non mi stancherò di rilanciare: non è possibile che il governo di una grande città possa anche solo pensare di capovolgere indirizzi politici di interesse generale senza chiarire dove vuole andare». «Solo i cattivi interpreti della politica possono pensare siano una formalità le Linee programmatiche – conclude Marasco – che servono a rendere conto ai cittadini di quello che si vuol fare e di quello che si riesce man mano a fare: senza questo passaggio, ogni scelta politico-amministrativa da discrezionale diventa puro arbitrio».

di Redazione 


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