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Il sogno del migrante: “Altro che premio. Voglio solo la Protezione Internazionale”

Ha presentato la richiesta nel mese di marzo

Dallo scorso mese di marzo, aspetta che qualcuno si ricordi di lui. Attende con infinita pazienza che qualcuno della Commissione Territoriale del CARA di Borgo Mezzanone ascolti la sua storia. E magari, gli riconosca lo status di Protezione Internazionale. Intanto, anche se vive in mezzo alla strada, anche se dorme in un casolare a pochi chilometri da Foggia, non si scoraggia. E fa il suo dovere. Anzi. Fa molto di più. Perché Mamadou K. è il migrante che venerdì mattina ha rincorso a piedi nudi lo scippatore che aveva rubato il borsello di un uomo nei pressi della stazione di Foggia.

IL PREMIO? MEGLIO LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE Vive in strada circondato dai giornali. Non perché cerchi notizie che raccontino delle sue gesta, ma perché leggere il giornale gli permette di imparare a conoscere la lingua italiana. Perché nel frattempo vive in attesa di capire che ne sarà del suo futuro. E se bloccando il diciottenne che aveva commesso lo scippo ha mostrato di avere coraggio, il fatto che il giorno dopo abbia anche testimoniato nel processo per direttissima la dice lunga sul suo senso civico e di responsabilità. Anche se adesso ha un po’ paura, perché il ladruncolo è già in libertà. Per questo, Mamadou vuole solo una cosa. Non chiede premi, non chiede riconoscimenti. Ciò che gli interessa sono solo i documenti. O meglio: il riconoscimento della Protezione Umanitaria. Un dono che gli sarebbe gradito, che rappresenterebbe l’affermazione dei propri diritti, ormai in bilico sull’inestricabile groviglio della burocrazia italiana. Un dono da fare a chi, come lui, è nato in un giorno speciale: il 25 dicembre, in Mali, il Paese da cui è stato costretto a scappare per via della guerra.

HA SEMPRE LE INFRADITO AI PIEDI. E se qualcuno vi dice che non è vera la storia delle infradito e della sua corsa a piedi nudi, non credete alle sue parole. Perché Mamadou, quelle infradito le calza sempre con fierezza. Sono il suo unico paio di scarpe. Lo sfilarsele per rincorrere il ladro gli è venuto spontaneo. La fortuna è stata ritrovarle dove le aveva lasciate. E grazie a quel gesto le forze dell’ordine, nel comunicato stampa che descriveva l’accaduto, gli hanno reso onore definendolo l’Abele Bikila dell’antiscippo, perché come il campione olimpionico etiope ha corso scalzo, completamente a piedi nudi, per raggiungere il suo traguardo. Per acciuffare il malvivente.

di Redazione 


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