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Il Tribunale della Libertà scarcera Damiano Soccio: "Carenza di gravi indizi di reità"

Ad essere contestata è la prova-chiave dello stub

Il Tribunale della Libertà di Bari ha scagionato il 31enne Damiano Soccio, accusato di aver ucciso a colpi di fucile l’allevatore 42 enne Ciro Ciavarella, la sera del 12 ottobre 2011, nelle campagne tra San Marco in Lamis e Rignano Garganico. Per gli inquirenti, il caso fu etichettato come un “omicidio passionale”.
IL CASO. Due giorni fa è arrivato il verdetto dei giudici di Bari che, per “carenza di gravi indizi di reità” hanno annullato l'ordinanza di custodia cautelare eseguita nei confronti del 31enne lo scorso 15 gennaio, all’esito delle indagini condotte dai militari dell’Arma e coordinate dalla Procura di Foggia. Ad essere contestata, in primo  luogo, dalla difesa è la prova-chiave dell’intera inchiesta, ovvero l’esame stub. Ancora una volta, dunque, è l’esame che rivela la presenza di particelle di polvere da sparo su pelle e indumenti ad inchiodare e successivamente scarcerare Soccio. Lo stesso fu coinvolto nel blitz antimafia "Free Valley" e condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giuseppe e Franco Limosani, padre e figlio rispettivamente di 71 e 28 anni uccisi a fucilate l'11 giugno 2003. Anche in quel caso, sarebbe stato l’esame stub a inchiodare Soccio che, dopo sei anni di reclusione, grazie alla sentenza d'appello, fu assolto e scarcerato

di Redazione 


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