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Borgo Mezzanone e San Severo, per Medici Senza Frontiere sono ghetti ‘Fuori Campo’

“Dopo lo sgombero di marzo 2017, ad agosto le persone al Gran Ghetto di Rignano Garganico (in agro di San Severo) sono di nuovo in 600 e a settembre il doppio: le baracche di materiale di scarto sono state sostituite da centinaia di roulotte; le condizioni igienico-sanitarie sono persino peggiorate rispetto al vecchio ghetto dove almeno l’acqua arrivava ogni giorno, trasportata da camion cisterna”. Medici Senza Frontiere ha girato in lungo e in largo l’Italia per monitorare le condizioni di vita e l’accesso alle cure mediche di migranti, richiedenti asilo e rifugiati presenti stabilmente o in transito presso insediamenti informali in Italia. Come nel caso dei ghetti, come i villaggi di cartone ancora molto presenti nel territorio pugliese. 

IL RAPPORTO. Dopo il rapporto del 2016, MSF torna sul ‘luogo del delitto’ e fotografa ancora una volta la situazione del foggiano, evidenziato che in seguito allo sgombero del Gran Ghetto avvenuto nel mese di marzo del 2017, “la maggior parte degli abitanti di Rignano si è riversata sulla pista di Borgo Mezzanone, intorno al centro di prima accoglienza governativo, facendo schizzare la popolazione a non meno di 2.000 persone (4mila in estate secondo le stime della Cgil), con un deterioramento generalizzato delle condizioni umanitarie. L’accesso alle cure mediche – è scritto nel rapporto - è praticamente inesistente: nella borgata non c’è nemmeno una guardia medica; tutti i migranti – anche quelli non in regola con il titolo di soggiorno – per la legge regionale avrebbero diritto a un medico di famiglia; dal medico però non vanno, per scarsa conoscenza delle normative, barriere linguistiche e difficoltà a spostarsi (carenza di mezzi di trasporto, mancanza di soldi). L’unica possibilità rimane il pronto soccorso dell’ospedale di Foggia, a più di dieci chilometri di distanza”. 

LA SITUAZIONE IN PUGLIA. MSF, descrivendo anche le difficili condizioni di vita in cui vivono i migranti nel barese, ricorda che “nel 2017 la Regione Puglia ha stanziato 6 milioni di euro per allestire tre campi per i lavoratori stagionali, uno nella provincia di Lecce (Nardò, 300 posti), due nella Capitanata (Apricena 400 posti; Cerignola 400 posti). I campi, da allestire soltanto nei periodi di lavoro agricolo stagionale, comprendono container di varia tipologia (abitativi, bagni, docce, cucine, infermeria, uffici) e tensostrutture. La previsione di posti risulta del tutto insufficiente, soprattutto nel foggiano; inoltre i campi di container ‘apri e chiudi’ non rispondono alla logica di inclusione sociale sottesa a forme di accoglienza diffusa, né tengono conto della presenza sul territorio di un numero sempre più consistente di migranti, tra cui molti rifugiati, per l’intera durata dell’anno”. Infine, MSF ricorda che ad oggi la Regione Puglia “non si è ancora dotata del piano immigrazione per il triennio 2016-2018”. 

APPELLO ALLE ISTITUZIONI. “Il sistema di accoglienza governativo per richiedenti asilo continua a fondarsi in massima parte su strutture di accoglienza straordinaria, con scarsi servizi finalizzati all’inclusione sociale – è scritto nel rapporto - . Questo spinge i migranti in uscita dai centri, con una forma di protezione internazionale o umanitaria o meno, ad alimentare le sacche di marginalità sia nei centri urbani che nelle aree rurali, nel circuito del lavoro agricolo stagionale. Sono esclusi dall’accoglienza a causa di leggi comunitarie – come il ‘Regolamento Dublino’ – e dei limiti di un sistema di accoglienza che ha un numero di posti insufficiente e una qualità inadeguata dei servizi erogati all’interno delle proprie strutture, per il 90% a carattere emergenziale. Quando le istituzioni si accorgono di loro, l’unica soluzione adottata è lo sgombero forzato”. Di qui, la finalità di “stimolare le autorità ad assumersi le proprie responsabilità in merito all’assistenza di popolazioni vulnerabili e al loro accesso a diritti fondamentali come l’alloggio, il cibo, l’acqua, le cure mediche a prescindere dallo status giuridico”. 
E.B.

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di Redazione 


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