“Sgombero” Grand Ghetto, c’è chi la vede diversamente: “La montagna Antimafia partorisce il topolino”
La versione del laboratorio Pro/Fuga
Hanno atteso, perché “a differenza dei politicanti della nostra città necessitiamo di qualche ora di riflessione prima di correre dai giornali a rilasciare dichiarazioni di sorta”. Dal laboratorio Pro/Fuga di Foggia arriva una versione alternativa di quanto accaduto al Grand Ghetto, dopo il blitz degli agenti della squadra mobile di Foggia, i carabinieri, la polizia municipale e il Corpo Forestale dello Stato.
NIENTE SGOMBERO. “Ciò che concretamente è accaduto – spiegano, con la volontà di ‘fare un po’ di chiarezza’ - è che un fittissimo contingente di uomini e mezzi, coordinato dalla procura Antimafia di Bari, ha messo sotto sequestro probatorio con facoltà d’uso l’area del Grand Ghetto. Si parla di ‘sequestro probatorio con facoltà d’uso’, che è ben lontano dal tanto conclamato e auspicato sgombero umanitario. Durante l’operazione sono stati identificati gli abitanti e un centinaio di loro sono stati ‘deportati’ in Questura, a Foggia”.
L’ALTRA VERSIONE. La ‘lettura’ dei fatti del laboratorio politico è ben diversa, dunque, da quella emersa a margine dell’operazione. Perché a lo ro giudizio, “la montagna Antimafia partorisce il topolino. A differenza della soddisfazione palesata dai politicanti di cui sopra – denunciano –, a noi sembra davvero un reiterato attacco ai diritti e alle rivendicazioni dei lavoratori e ancora una volta un appoggio malcelato a caporali e a chi approfitta dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulle donne. Proprio così, perché ciò che è accaduto – evidenziano - è che l’operazione roboante dell’Antimafia si è ridotta a 18 decreti di espulsione verso altrettanti lavoratori delle campagne senza documenti. Insomma si scomoda l’Antimafia, si spendono in un solo giorno decine di migliaia di euro per mobilitare uomini e mezzi con l’obiettivo di accanirsi contro l’anello più debole della catena: il lavoratore irregolare. Diciotto persone obbligate a lasciare il territorio nazionale entro 7 giorni, non perché criminali ma perché sprovvisti di documento”.
IRREGOLARITÀ. Poi, l’amara conclusione: “Queste persone non avranno altra scelta che rimanere in luoghi come i ghetti, in clandestinità, gli unici luoghi in cui non servirà un documento o una Card per avere la possibilità di consumare un pasto caldo o dormire sotto un tetto. L’unico risultato raggiunto ieri è stato quello di spingere questi 18 lavoratori ancora di più nell’irregolarità, facendogli perdere ogni possibilità di avere un permesso, e quindi un lavoro regolare e quindi lasciarli sotto lo schiaffo dei caporali”.
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