La notizia è della Gazzetta del mezzogiorno di ieri ed è di quelle che contribuiranno a far accrescere il sentimento di avversione verso la “casta”: i consiglieri regionali pugliesi, nella seduta del 3 aprile scorso, si sono di fatto “autovotati” la reintroduzione del vitalizio, istituto che prevede la possibilità di ricevere a vita un vero e proprio trattamento pensionistico al termine di un singolo mandato di cinque anni.
DIETROFRONT. Scappati i buoi, si è tentato goffamente di chiudere il recinto. Onofrio Introna ha preannunciato, da parte dell’Ufficio di Presidenza “l’abrogazione della norma, nella prossima seduta consiliare”. Zullo, neo capogruppo del Pdl, che ha “esordito” come firmatario di una norma pro domo sua ha, un’altra volta sapientemente, fatto marcia indietro:“Non è sufficiente agire per il giusto – ha affermato Zullo - è indispensabile che la collettività percepisca come giuste ed eque le decisioni che assumiamo. La norma del riscatto facoltativo e a titolo oneroso, pur ritenuta equa, se sentita iniqua dalla collettività, si abroghi pure”. Bontà sua.
TRA LE FIRME SPUNTA QUELLA DI DE LEONARDIS. E come ogni storia degna di questo nome c’è stato anche il giallo sui firmatari. In un primo tempo Decaro era stato inserito tra di essi ma dopo il suo comunicato: “Non ho firmato nessun emendamento e non ho votato la norma citata nell'articolo… al momento del voto della legge non ero nemmeno presente in Aula” si è capito che l’autografo era quella del foggiano De Leonardis. Colpa di una firma apposta in tutta fretta che si ferma alla “n”, probabilmente semplicemente per abitudine. Visto a posteriori quasi un rimorso di coscienza della sua mano destra a sottoscrivere “l’emendamento ballerino”.