Incendio "Gran Ghetto", Gesmundo (Cgil) incalza Regione e Prefettura: "Basta parole, urge risoluzione per l'accoglienza"
E annuncia : "Presto una manifestazione nazionale a Foggia"
Arriva anche il commento contrariato del segretario regionale Cgil, Pino Gesmundo, all’ennesimo incendio sviluppatosi all’alba di questa mattina nel Gran Ghetto Rignano, tra Foggia e San Severo, e che ha distrutto una trentina di baracche senza causare, per fortuna, morti o feriti.
L'ENNESIMO INCENDIO AL GRAN GHETTO. Un incendio che arriva due mesi dopo un altro grande rogo, a dicembre, che causò la distruzione di altre 50 baracche. Gli ultimi due episodi di una collana di eventi incendiari che periodicamente da anni, peggiorano, ove ancora possibile, la situazione e le condizioni di vita degli abitanti della baraccopoli.
"ACCOGLIENZA DIGNITISA A LAVORATORI STANZIALI". “Siamo certi che non servano altri morti o una strage perché le istituzioni tutte si facciano definitivamente carico dell’emergenza ‘ghetti’ in provincia di Foggia e lavorino a una soluzione fattibile, concreta e quanto mai veloce per garantire un’accoglienza dignitosa a lavoratori oramai stanziali”, afferma Gesmundo, che poi precisa: “Abbiamo sottoscritto protocolli ministeriali, partecipato a più e più riunioni in tutte le sedi istituzionali, ascoltato tante troppe parole ma i ghetti continuano a restare lì, anzi nel tempo si sono moltiplicati, con tutto il loro carico di insalubrità e pericolosità, oltre che essere il luogo dove avviene il reclutamento di operai agricoli da parte di caporali”.
"PRESTO INIZIATIVA NAZIONALE A FOGGIA". E rilancia: “Stiamo lavorando a un’iniziativa di carattere nazionale che la Cgil terrà a Foggia a breve proprio sul tema dell’accoglienza dei lavoratori stranieri. A fronte di proclami altisonanti e di troppe connivenze e silenzi chiediamo che dalla Prefettura alla Regione si intervenga non semplicemente per sgomberare i ghetti, come qualcuno reclama, ma per assicurare ospitalità e sicurezza alle centinaia di uomini e donne che lì sono costretti a vivere”.
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