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Incendi a mano armata

Commenti e considerazioni del sindaco di Vieste e il presidenre della Protezione civile Pegaso

Ancora incendi, anche se piccoli e circoscritti, sulle coste di Vieste. La tregua è durata giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo. Un solo giorno per poi ricadere nello stato di allerta. Duecentocinquanta sono gli ettari andati in fumo tra Baia San Felice, Spiaggia di Portonuovo, Gattarella e località Macchia di Mauro. 

IL 25 LUGLIO. E' stato un 25 luglio (ma non solo) da dimenticare per gli ospiti delle tante strutture ricettive come il Gattarella resort, Villaggio Gargano e Hotel Portonuovo, evacuati e trasferiti in una palestra della città garganica quando l’incendio, con le sue minacciose lingue di fuoco sempre più alte, ha messo in serio rischio sia le strutture che le persone. I turisti sono stati soccorsi e assistiti oltre che dai Vigili del Fuoco di Foggia e Vico del Gargano, anche dai volontari del Gruppo “Pegaso” (Protezione Civile e Antincendio Boschivo) e “GEA” (Guardie ecologiche volontarie capitanata organizzazione di tutela ambientale). 

IL SINDACO. Raggiunto al telefono il sindaco Giuseppe Nobiletti racconta l’odissea vissuta e il timore che possa riproporsi: «Al momento la situazione è sotto controllo, ci sono le squadre che stanno monitorando la zona ma sono diversi i tentativi di riaccensione di sicura natura dolosa sugli stessi punti che noi siamo riusciti a contenere». Non nasconde dispiacere e rammarico anche per il mancato supporto aereo, se non per una sola ora con l’ausilio di due elicotteri nella giornata di martedì. «Solo il giorno dopo con i Canadair abbiamo contenuto in maniera più efficace l’incendio — ci dice —, i mezzi aerei in questi casi sono fondamentali». Un moto di soddisfazione lo raggiunge quando però parla di tutti i soccorritori e del loro pronto intervento sia sul fronte incendio sia sull’assistenza ai turisti che sono stati accolti in un primo momento in una palestra. «A loro va tutto il mio ringraziamento. Le squadre di Vieste, di Vico, la popolazione che ha provveduto a generi di prima necessità. Una corsa di solidarietà con le strutture turistiche che hanno messo a disposizione gratuitamente degli alloggi e delle camere nella notte del venticinque per chi era ancora impossibilitato a rientrare». Con fierezza conclude la conversazione raccontando dell’aiuto offerto da altri sindaci e di come questo sia diventato un mutuo soccorso quando una delle comunità del territorio è colpita da un’emergenza. In questa criticità diverse centinaia gli uomini, e donne, impegnate tra volontari, vigili del fuoco, forze dell’ordine: carabinieri, polizia e polizia locale. 

IL GRUPPO PEGASO. Sul territorio di Vieste opera stabilmente il gruppo Pegaso. L’associazione può fare affidamento su una trentina di volontari che diventano una cinquantina nelle emergenze. Diversi i mezzi in dotazione per operare con celerità e sicurezza in un territorio spesso impervio, come ci spiega il suo Presidente Massimiliano Micale. In affiancamento alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco, sono intervenuti a tutte le chiamate e sono tutt’ora impegnati h24. Le parole del presidente sono un’ulteriore conferma a ciò che è stato testimoniato dal primo cittadino. «Ci troviamo ad affrontare diverse situazioni su più fronti. Quella che si è presentata ai nostri occhi nei giorni scorsi, il vento caldissimo e forte anche di notte, quella sensazione di soffocamento e bruciore, forse non mi è mai capitata; — racconta — Una visione davvero apocalittica». È questo lo scenario che si è presentato alla vista degli operatori, prima nella notte a località Macchia di Mauro, la zona esterna dei villaggi turistici sul lungomare Mattei, e poi nello stesso giorno nella Baia di San Felice. «Dalle riprese del drone abbiamo potuto constatare che la zona colpita è molto vasta. Lo stesso luogo fu colpito nel 2007. Ciò che si vede è davvero triste e desolante — confida — abbiamo perso molto della nostra ricchezza e la ripresa vegetativa sarà difficile» conclude dispiaciuto. Il forte vento di libeccio che soffiava in quei giorni è stato un complice ideale per piromani che non si fanno scrupolo di distruggere natura, animali, case e persone. Sempre, o nella maggior parte dei casi, dietro queste drammatiche situazioni per il nostro paese, c’è la mano armata da un accendino. Il cambiamento climatico contribuisce a creare situazioni che con il caldo, vento e siccità facilitano gli incendi. Sulla costa permane a tutt’oggi un forte odore di bruciato ma ciò che più persiste è il puzzo della criminalità che distrugge al suo passaggio più del fuoco.

Cinzia Rizzetti

di Redazione 


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