Inchiesta antimafia "Neve di marzo", condanna definitiva per Marco Raduano: 19 anni al capo del clan di Vieste
I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Foggia hanno dato attuazione a tre ordini di esecuzione per la carcerazione emessi dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Corte d’Appello di Bari, dopo la dichiarazione di inammissibilità dei relativi ricorsi da parte della Suprema Corte di Cassazione. Si tratta di alcune condanne passate in giudicato derivanti dalla maxi operazione antimafia coordinata dalla DDA di Bari, svolta dai militari dell’Arma nella città di Vieste, convenzionalmente denominata “Neve di Marzo”. Tale importante inchiesta giudiziaria, che ha consentito la disarticolazione di un sodalizio criminale operante nella città di Vieste, ha riguardato un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, aggravata dal metodo mafioso, dall’ingente quantitativo dello stupefacente smerciato e dall’impiego di armi, anche da guerra.
I REATI. I provvedimenti restrittivi definitivi eseguiti dai militari del Nucleo Investigativo si ricollegano in particolare ai primi fermi della DDA di Bari eseguiti nell’agosto 2018 e in particolare hanno avuto come destinatari Marco Raduano, 40enne, condannato quale figura di vertice dell’omonimo clan operante a Vieste, attualmente ristretto in carcere a Nuoro, a cui è stata inflitta una condanna di 19 anni di reclusione, oltre a 3 anni di libertà vigilata quale misura di sicurezza, e Luigi Troiano, 60enne, condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, oltre ad una multa di 18.000 euro, sempre per contestazioni di spaccio aggravato di sostanze stupefacenti. Altra condanna “pesante”, inoltre, ha riguardato anche il figlio, Gianluigi Troiano, 30enne, considerato dagli investigatori intraneo al clan “Raduano”, tuttora latitante, condannato a nove anni e due mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, sulle cui tracce ci sono sempre i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia, diretti dalla DDA di Bari, che nelle settimane scorse hanno arrestato - su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Bari - due suoi presunti fiancheggiatori, tuttora detenuti.
Sempre nell’ambito dello stesso procedimento era già stato condannato in via definitiva a tredici anni di reclusione anche Liberantonio Azzarone.
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