"Andava a 90 km/h su via Matteotti": morte di Camilla, la Procura chiede la condanna di Cannone per omicidio stradale
Chiuse le indagini per la vicenda del 26 gennaio 2022
Condanna per omicidio stradale. E' questa la richiesta della Procura di Foggia nei confronti di Francesco Cannone, alla guida dell'auto che si è scontrata con la vettura di Camilla Di Pumpo, provocando la morte della giovane foggiana.
LA DINAMICA. Si sono infatti chiuse le indagini relative alla vicenda che ha coinvolto una intera città, al fianco della familgia della 25enne, scomparsa il 26 gennaio 2022. Secondo la Procura, alla guida dell'Audi A4 alla quale cra stata apposta una targa prova, Cannone avrebbe percorso in orario notturno la strada urbana di via Matteotti a una velocità di 90 km/h e giunto all'intersezione con via Urbano ha impattato violentemente la FIAT Panda guidata dalla povera Camilla. In conseguenza dell'urto, la 25enne ha subito fratture multiple scomposte, da cui è derivato il decesso, sopraggiunto per «arresto cardio respiratorio in soggetto politraumatizzato della strada con grave lesività a carico del distretto cranio encefalico». Nella ricostruzione del PM, Camilla - approssimandosi all'intersezione stradale urbana con via Matteotti -, non avrebbe però usato la massima prudenza richiesta in base alle circostanze del caso, transitando all'incrocio a una velocità di 20 Km/h, quindi non assumendo in prossimità dell'intersezione stradale una velocità prossima all'arresto e non ottemperando all'obbligo di dare precedenza al veicolo proveniente da destra.
IL FAVOREGGIAMENTO. Sono invece accusati di favoreggiamento il padre di Cannone, Michele e gli altri occupanti dell'auto, Rocco Pio Curci e Simone Rendine: avrebbero aiutato Francesco Cannone ad eludere le investigazioni della polizia giudiziaria, dichiarando alla Polizia locale di Foggia - intervenuta a svolgere le indagini nell'immediatezza dei fatti - che al momento della collisione l'Audi A4 fosse condotta da Michele (il padre), in realtà sopraggiunto sul luogo del sinistro. Hanno così indotto in errore gli agenti e falsato, di fatto, l'alcol test e gli esami per appurare la presenza di sostanze stupefacenti nel corpo, condotti nell'immediatezza non su Francesco Cannone (reale conducente) ma sul padre.
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