Stampa questa pagina

Rosalba Bisceglia trattava col caporale: "L'ispettore del lavoro mi ha detto di non dare soldi in contanti"

Le intercettazioni telefoniche della moglie del prefetto Michele Di Bari

Rosalba Livriero Bisceglia ha risposto a tutte le domande della procura nel corso dell'interrogatorio di garanzia, tenutosi presso il tribunale di Foggia nella mattinata di mercoledì 15 dicembre, nell'ambito dell'inchiesta “Terra Rossa” a seguito della quale la moglie del prefetto, Michele Di Bari, ha l’obbligo di dimora presso la residenza e l’obbligo di presentazione due volte alla settimana, con l'accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

LE DICHIARAZIONI. Secondo quanto riferito dal legale difensore, l'avvocato Gianluca Ursitti, l'imprenditrice agricola “ha fornito la sua versione dei fatti e consegnato documentazione a supporto”. Nessuna ulteriore dichiarazione sul merito delle accuse. Rosalba Bisceglia, intervistata dall'inviato della trasmissione di Rete4 “Controcorrente”, ha dichiarato di aver commesso “una superficialità”. Secondo il gip Margherita Grippo che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare di 118 pagine, la moglie dell'ex direttore del Dipartimento Immigrazione del Viminale ha invece “avuto un ruolo attivo nella condotta illecita” ed era “consapevole delle modalità di reclutamento e di sfruttamento del lavoro in quanto si confrontava direttamente con il caporale del quale aveva il numero di telefono”.

LE ACCUSE. Rosalba Bisceglia è accusata nella sua qualità di amministratrice della società semplice agricola “Bisceglia” in cui è socia con le due sorelle. Secondo quanto ricostruito nell'ordinanza, il 12 settembre 2020 la moglie del prefetto Di Bari chiama il caporale Bakary Saidy. Il tono è confidenziale. Dopo la richiesta di sei lavoratori per il martedì successivo, l'imprenditrice agricola definisce con lui i dettagli delle assunzioni dei lavoratori stranieri, necessari per la raccolta dell'uva su terreni di proprietà vicini a Manfredonia. “Porta da Nico tutti i documenti” dice la Bisceglia. “Devi portarli prima perché così io devo fare ingaggi.. e poi il giorno dopo iniziate a lavorare”. E sempre al caporale segnala problemi nell'assunzione: “Senti quattro di voi non sono regolari... non ci sono permessi”. E ancora: “Se hanno i documenti.. me li porti domani mattina... e dopodomani i documenti giusti”. Da intercettazioni telefoniche sul cellulare di Bakary Saidy risulta inoltre che ai lavoratori il caporale consiglia di inviare i documenti direttamente “alla signora”, secondo il gip la prova che le assunzioni venissero fatte direttamente da Rosalba Bisceglia.

L'ISPEZIONE E LA FUGA. Il 15 settembre 2020, Carabinieri e Ispettori del lavoro si recarono sui terreni della Bisceglia per un'ispezione. In quella occasione, diversi braccianti si diedero alla fuga ma le intercettazioni telefoniche immediatamente seguenti con il caporale hanno permesso di ricostruire chi fossero i braccianti presenti in quel momento. “Questi sono venuti di nuovo per i controlli. Noi, senza documenti, siamo andati via”. E poco dopo ancora Buba: “Sono con Ousman, Muhammed, Yankouba”, evidentemente tutti senza documenti. Secondo i Carabinieri, tali intercettazioni benchè i braccianti non furono fermati e identificati, provano che quelli presenti sul campo al momento dell'ispezione fossero proprio quelli reclutati da Baraky Saidy e che l'azienda avesse consapevolezza di essersi servita di personale irregolare. Un'ulteriore conferma è data dalla telefonata di Alhagie nel corso della quale emerge che fu proprio qualcuno dell'azienda Bisceglia a consigliare loro di fuggire: “Quando sono arrivati, quello mi ha detto di dire a tutti coloro che erano senza documenti di scappare, così Buba e gli altri sono andati via”.

LA SUCCESSIVA 'REGOLARIZZAZIONE'. Nei giorni successivi, il caporale dialoga a telefono con Matteo Bisceglia, dipendente dell'azienda. “Sono quarant'otto giornate” dice quest'ultimo in una conversazione, riferendosi verosimilmente a quelle complessivamente svolte dai braccianti. “Mandami un messaggio dettagliato... le giornate... orario... perchè lei deve fare la busta paga... capito?... non si può fare diversamente”. E ancora: “Perchè... per il fatto... hai visto del controllo... poi dopo quello... che ha mandato di più.. pagate già l'altro ragazzo”. Risulta che Rosalba Bisceglia abbia inviato 395 euro a cinque braccianti e Matteo Bisceglia spiega al caporale di aver dovuto pagare di più i singoli braccianti per via dei controlli e che con quell'importo dovevano provvedere a pagare il sesto bracciante. Anche Rosalba Bisceglia il 4 ottobre successivo chiama Bakary Saidy, c'è da pagare un bracciante che non ha Iban: “Ci sentiamo domani mattina, andiamo in banca. L'Ispettore del lavoro mi ha detto che non posso fare in altro modo, non posso dare soldi in contanti perchè c'è stata l'ispezione. Senti poi le buste paga le lascio a Matteo perchè me le dovete firmare e ridare”.

IL RUOLO DI ROSALBA BISCEGLIA. Secondo il gip, tali telefonate dimostrano che l'imprenditrice avesse impiegato per oltre un mese i braccianti tramite il caporale Saidy. In particolare Rosalba Bisceglia “si confrontava direttamente con il caporale, si preoccupava di formalizzare le buste paga e adottava una serie di accorgimenti che evidentemente non avrebbe adottato se non fosse stato per i controlli; chiamava Saidy, e non i singoli braccianti, per dirgli come e perchè era stata costretta a pagare con modalità tracciabili e comunicava che l'importo della retribuzione sarebbe stato superiore a quello spettante ma che Saidy avrebbe potuto usare la differenza per pagare un sesto operaio”.

di Michele Gramazio


 COMMENTI
  •  reload