Carla Calabrese torna sul suo intervento al convegno “Come difendersi dal Gender” e non ritratta, anzi: “Non muoio nemmeno se mi ammazzano”
Intervista all'assessore all'Istruzione del Comune di Foggia
L’assessore all’istruzione, Carla Calabrese, indossa un paio di orecchini verdi, intonati ai colori del suo maglioncino. E persino a quelli del suo ufficio. La chiacchierata dura più di un’ora e mezza e verte su quella che sembra essere la polemica più grande nella quale si sia mai imbattuta da quando ricopre la sua carica istituzionale al Comune di Foggia (LEGGI).
DOMANDA. Viene tacciata di omofobia. Ha capito se e dove ha sbagliato? RISPOSTA: Sono stata accusata di essere omofoba. Ma, quello che ho detto, non ha nulla a che fare con l’omofobia. E non può essere frainteso. Si tratta di comprendere il significato delle parole. Ho detto “Sono rimasta un po' colpita dal titolo della manifestazione, Come difendersi dal Gender; io non voglio difendermi, io voglio poter esercitare il mio ruolo di genitore. Non posso pensare di dover delegare ad altri su questi temi la facoltà di dire ai miei figli quello che devono scegliere: la famiglia è il primo luogo deputato a questo.” Un attimo dopo, sono piovute critiche, richieste di dimissioni, accuse di omofobia. Ma io non ho parlato né di omosessuali, né di famiglie omosessuali.
D. Vuole provare a spiegare? R. Io credo fortemente che ci siano luoghi deputati all’educazione sessuale, anzi meglio, all’educazione all’affettività. E credo che ogni famiglia abbia il diritto di rivendicare questo ruolo. È una prerogativa garantita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Costituzione Italiana. Io, in quanto madre, credo di poter esercitare questo diritto in forma prioritaria, rispetto alla scuola. E come la famiglia cosiddetta ‘tradizionale’, anche la famiglia omosessuale può farlo. In casa propria.
D. Credo che le critiche siano piovute per il ruolo istituzionale che Lei ricopre. R. Le ho parlato da mamma, finora. Da assessore all’istruzione le dico qualcosa che non nega le mie idee. Io credo che chiunque proponga un testo di legge, una riforma o una miglioria di qualunque tipo, lo faccia in base alle proprie idee, ai propri valori. Così come l’Onorevole Scalfarotto ha portato avanti il Disegno Di Legge partendo dai propri valori, così io porto avanti le mie idee nel mio compito di assessore. Ora, se mi chiedessero di dare la mia approvazione alla diffusione, all’interno delle scuole dei libretti dell’Unar, mi rifiuterei.
D. Per quale motivo? R. Per una motivazione molto semplice. Per questi libretti è stata addirittura fatta un’interrogazione parlamentare. Un’interrogazione rifiutata perché, secondo il Senatore Giovanardi: “il documento in oggetto non corrisponde pienamente ai requisiti di proponibilità degli atti del sindacato ispettivo parlamentare, così come specificati nell’articolo 146 del regolamento del Senato.” È stato censurato perché osceno. Le leggo qualche riga di questo libricino, proposto per parlare di ideologia gender nelle scuole.
.A questo punto, l’assessore legge qualche capoverso del libro ‘Sei come sei’ di Melania Mazzucco. Poche righe in cui si parla di un rapporto orale tra due adolescenti, omosessuali. Spiegato nei minimi dettagli (va aggiunto che il libro della Mazzucco, una delle intellettuali e scrittrici più importanti d'Italia, non si esaurisce unicamente a questo tipo di racconti, ma affronta la tematica omogenitoriale da un punto di vista ben più profondo).
D. Se fosse stato un rapporto eterosessuale ad essere spiegato, avrebbe permesso che questo materiale circolasse? R. Assolutamente no. Vede, il problema è che questa non è educazione all’affettività o alla sessualità. Questa è la descrizione tecnica di quello che avviene in un rapporto orale. E non credo abbia un ruolo educativo. Credo ci sia un motivo per cui il Ministro Giannini ha preso le distanze da questi contenuti, ribadendo che quella dei libretti è stata “un’iniziativa autonoma dell’Unar che non ha mai concordato i dettagli con il ministero. Il ministero non ha autorizzato la diffusione nelle scuole di quel materiale che, come si ricorderà, era materiale dell’istituto Beck tradotto in italiano. E quindi frutto di una cultura, quella anglosassone, che non può essere riproposta in fotocopia in Italia, dove peraltro la famiglia è riconosciuta a livello costituzionale.” Questo materiale non favorisce la comprensione. Al massimo la osteggia.
D. C’è chi dice che Lei non può esercitare imparzialmente il ruolo di assessore all’istruzione perché cattolica.
R. Il cattolicesimo, al contrario di quel che si pensa, mi ha insegnato una cosa fondamentale: il valore dell’altro. Che sia bianco, nero, giallo, islamico, induista, cattolico, omosessuale, transessuale, eterosessuale. Ogni uomo ha un valore. E in questo senso, tutte le iniziative prese negli scorsi anni per la scuola italiana sono andate in questo senso. Abbiamo insegnato ai ragazzi il valore della multiculturalità, abbiamo tolto il crocifisso dalle scuole, per non offendere la sensibilità di nessuno. Ci siamo abituati ad ascoltare le opinioni di tutti, a considerarle e valutarle. Ma, le chiedo, una legge che fa una ghettizzazione al contrario, come il DDL Scalfarotto, non va ad inficiare tutto questo lavoro? Non staremo per farci condizionare dal ‘pensiero unico’? Se le nostre ideologie, di qualunque tipo, devono ammettere il contraddittorio, perché l’ideologia gender non deve? Perché, se voglio esercitare il mio diritto di educatore, in quanto genitore, non devo poterlo fare?
D. Le viene contestata la non apertura alla ideologia gender, per non aver permesso ai testi dell’Unar di circolare. R. Non esiste nessuna direttiva ministeriale in questo senso. E io credo che non sia lecito far entrare nelle scuole dei manuali di educazione che pretendano un’iniziazione alle tecniche sessuali. Sono fortemente convinta che le scelte sessuali siano personali e attinenti al vissuto. Ma questo non vuol dire che per capire e determinare il proprio orientamento sessuale, sia necessario provare tutte le esperienze del caso. Le dirò di più. L’Università di Cambridge sta dimostrando l’infondatezza di alcune teorie gender. Numerosi studi stanno emergendo in questo senso. Un caso emblematico è quello della Norvegia dove, dopo anni di diffusione delle teoria di genere, oggi la maggior parte delle infermiere sono donne e la maggioranza degli ingegneri sono uomini.
D. Riassumendo, quello che lei sta cercando di dirmi è che non osteggerebbe la volontà dei ragazzi di conoscere l’ideologia gender, ma non sarebbe una delle promotrici? R. Esattamente. Io vorrei essere libera di dire che esiste una differenza tra uomini e donne, senza essere tacciata di nulla. Poi credo che un qualunque addetto ai lavori che si trovi di fronte al materiale dell’Unar, capirebbe che è molto difficile dialogare su determinati temi, in quei termini. Sono stati proposti, in questo senso, due testi: ‘Perché hai due mamme’ e ‘Perché hai due papà’. Ora, io li ho letti. Sono storie che distorcono la realtà. Parlano di due papà che mettono insieme al mondo una figlia, che non ha una mamma. E di un signore gentile che mette il suo semino nell’ovino di una mamma, che però non è il papà di suo figlio. Si parla di gestazione d’appoggio, maternità surrogata, come se fossero temi facili da affrontare. Ma si distorce la biologia. La necessità fisiologica di avere un padre e una madre, un ovulo e uno spermatozoo per mettere al mondo un essere umano. Sa cosa succede nei Paesi in cui esiste la possibilità di avere una gestazione d’appoggio o una donazione di seme? Succede che questi servizi possono essere acquistati da chi ne fa richiesta. Non è forse questa una vendita del proprio corpo? E, se anche non lo fosse, non sarebbe discriminante, per le coppie che voglio avere un figlio e non possono permettersi di pagare cifre spropositate?
D. Da Lia Azzarone e Patrizia Lusi, Le sono piovute pesanti critiche.
R. Quello che mi meraviglia è che loro siano donne. Da donna mi sarei aspettata una telefonata. Avrei preferito che mi avessero chiamata, per dirmi: “ma ti rendi conto di quello che hai detto?”. E invece tutto è stato strumentalizzato. È stato anche scritto “in difesa della Calabrese va detto che lei è al primo mandato”, ma io non sono ingenua. Ho contezza delle cose che dico, non sono una pivella. A chi cita impropriamente Papa Francesco, per difendere le teorie gender, chiedo di leggere tutto, non solo le citazioni. Se hanno letto tutto, evidentemente hanno letto male. All’Onorevole Scalfarotto, consiglio la lettura di ‘Fuga dal campo 14’. Sto facendo una battuta di recente con i miei amici, tratta da una citazione di Guareschi: “non muoio, nemmeno se mi ammazzano”. Significa che i valori, quelli che hai dentro non puoi accartocciarli e buttarli in un cestino. Bisogna rispettare il credo di tutti, le idee di tutti. Ma mai rinunciare al proprio credo, alle proprie idee.
Mi compiaccio con l'assessore per l'abilità che mostra nel mirror climbing. Nessuno discute che la famiglia abbia delle primogeniture inviolabili in materia educativa: se lo ritiene, la signora è quindi perfettamente autorizzata a regalare ai suoi bambini maschi dei fucili e alle sue bambine delle bambole, e adontarsi se magari la femminuccia scopre che le piace sparare e il maschietto che gli piace cullare. Sono affari suoi. La scuola non è affar suo, invece, ed è del tutto logico che spieghi agli alunni che la frequentano che esistono molti modi di volersi bene e molti modi di generare. Capisco che, insistendo a rappresentare il Redentore come un belloccio barbuto biondo e con gli occhi azzurri, una certa idea del cattolicesimo possa avere indotto l'assessore Calabrese a ritenere opportuna e salvifica la manipolazione deformante della realtà e la continua sovrapposizione ad essa di lenti ideologiche più o meno sgangherate (quella dell'avvocato Amato a me sembra sgangherata assai). Personalmente continuo a ritenerla inadeguata ad occuparsi di scuola pubblica (id est laica). Condivido l'idea che priva di impacci istituzionali possa condurre meglio le sue crociate, e dedicarsi con più efficacia al miglioramento delle letture del mio amico e datore di lavoro Ivan Scalfarotto. Nessuno intende ammazzarla, tanto meno "convertirla". Io voglio solo la garanzia che il figlio di una eventuale famiglia omogenitoriale che frequenti la scuola pubblica a Foggia non venga trattato come un tizzone d'inferno o uno scherzo di natura. L'assessore Calabrese è molto lontana dall'essere per me (e per molti altri, mi pare) rassicurante in tal senso. Tutto qua.
Dove saremmo se non ci fosse l'assessore Calabrese ad acculturarci? È evidente (anzi, è un'evidenza scientifica come la sfericità della terra) che le donne devono fare le infermiere e i maschi gli ingegneri. Certo, c'è quel fastidioso dieci per cento di uomini (sicuramente effemminati) che ha il camice e sta in corsia e quella pari quota di femmine snaturate che si occupano di quella progettazione edile che qualunque governante di buonsenso proibirebbe loro del tutto. Vogliamo parlare di quegli altri scherzi di natura che sono le soldatesse, le manager, le magistrato ("giudichesse", secondo l'espertissimo di questioni femminili Silvio Berlusconi)? Quo usque tandem si andrà avanti contro la retta ragione e i buoni principi? Quando queste femmine e questi maschi impareranno a vivere secondo la loro naturale vocazione, che a un solo giorno di età porta il neonato a imbracciare un fucilino e la neonata a cullare una bambola? Che poi, a dirla tutta, cosa avrà mai a che fare lo specifico femminile, così provvidenzialmente orientato, con la politica e con l'amministrazione? Già è tanto che votino; che poi queste donne contro natura vogliano addirittura fare gli assessori...
Regolamento
Come partecipare alla discussione
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.