Assessora nella giunta Emiliano, Rosa Barone vuole provarci: “È un'occasione per dimostrare maturità, votiamo su Rousseau”
L'intervista all'esponente del Movimento Cinque Stelle
“Secondo me per il Movimento Cinque Stelle è un'opportunità. Ci sarebbe la possibilità di incidere con la propria azione. La proposta è venuta da Emiliano, non siamo stati noi a cercare lui bensì il contrario. Prima di tirarci indietro, consultiamoci. È chiaro che debbano essere i pugliesi a decidere, non certo io”.
LA DECISIONE SU ROUSSEAU. La consigliera regionale foggiana, Rosa Barone, eletta nelle scorse elezioni di settembre per il suo secondo mandato consecutivo nelle fila dei Cinque Stelle, sembra aver sciolto il dilemma shakespeariano: essere o non essere assessora nella giunta Emiliano. Nel corso di un'intervista telefonica con Foggia Città Aperta emerge, seppur combattuta, la sua volontà di non farsi intimorire dalla possibilità di governare. Anche se, ripete convinta: “Non sarà mai una mia decisione. Dovrà essere collegiale e, come in ogni occasione, la questione dovrà essere messa ai voti sul nostro portale Rousseau”.
L'ASSESSORATO. La farmacista foggiana ammette che sono giorni difficili quelli che stanno seguendo alla riunione tenutasi lunedì scorso con Emiliano alla presenza di Vito Crimi, il capo politico dei Cinque Stelle. Nel corso dell'incontro è emersa la possibilità di ottenere un assessorato regionale e la questione ha superato i confini regionali. Si tratterebbe, infatti, di uno dei primi casi di ingresso in giunta regionale successivamente alle elezioni, dopo che in campagna elettorale ci si è schierati in netta opposizione con l'attuale governatore. “In quella sede – rivela Rosa Barone – si è ragionato sui temi. Tutti parlano di un possibile assessorato all'Ambiente ma si è ragionato anche di politiche sociali, di welfare (anche se l'assessorato al welfare risulta ora già appannaggio di Lopalco ndr). La proposta non riguarda me ma tutti i portavoce pugliesi, i municipali, i parlamentari ed europarlamentari del territorio. Ragioniamoci e affidiamoci al voto di ciascuno”.
MOVIMENTO SPACCATO. La questione è delicata e rischia di spaccare gli attivisti e, infatti, Rosa Barone più volte puntualizza: “Farò questa scelta solo se il Movimento viene con me. Gli altri consiglieri regionali sono più convinti di me nel dover accettare la proposta. Solo Antonella (Laricchia ndr) ha un'altra visione, legittima. La nostra distanza parte da un modo differente di intendere l'ingresso in Giunta. Non si tratta di avallare Emiliano, significherebbe finalmente poter andare a vedere 'le carte' e lasciare un'impronta. Poniamo il caso, ad esempio, che si tratti davvero del Welfare. Modificare finalmente gli ambiti di zona, far lavorare finalmente in maniera ottimale gli assistenti sociali a mio parere sono spazi operativi a cui non bisogna rinunciare”. La vicenda, insomma, tocca la doppia anima del Movimento: quella 'governativa' che fa capo a Di Maio e a cui sembra ispirarsi Rosa Barone e quella 'antagonista' che trova in Alessandro Di Battista un punto di riferimento che non ha caso ha pubblicamente avallato la posizione di Antonella Laricchia. "Io capisco che crea problemi pensare di dover appoggiare il governo di Emiliano - argomenta la consigliera foggiana - ma mi sentirei ugualmente libera di lavorare con le mie idee. Se ci rendiamo conto che una volta entrati in Giunta non riusciamo a incidere o ci sono cose non corrette immediatamente mi dimetterei visto e considerato che siamo stati chiamati dagli elettori a fare opposizione".
LA REPUTAZIONE. La candidata alla presidenza regionale del Movimento, tuttavia, non è l'unica a essersi esposta per il no. Qualcuno anche a Foggia è contrario (tra chi si è esposto c'è Rosa Menga, deputata foggiana, e Guglielma Lecce, candidata al consiglio regionale manfredoniana) ma la consigliera regionale foggiana insiste: “Tradire il voto elettorale? La mia campagna elettorale è stata trasparente, netta. Emiliano ha fatto una proposta, noi non ci prostriamo ma può essere utile accettare. È una prova di maturità interna che il Movimento deve fare. Nessuno deve pensare che stia facendo una cosa a cuor leggero, non dormo da giorni. Non sto certo brindando a una possibile poltrona". Il rischio, insomma, è di sbagliare mossa. “Io da questa cosa ci posso solo perdere” commenta Barone. “Non sto pensando a me stessa, il dubbio è in assoluto. È una cosa grande che capita al Movimento, lo farò solo se tutti stiamo dalla stessa parte. È un grosso sacrificio perchè sarebbe una cosa grandissima, entreremmo per la prima volta a livello nazionale in un governo regionale con la sinistra. So bene che il rischio è che potrei essere vista come trasformista ma io so con quale animo andrei ad operare. Chi ha da perderci sono soltanto io ma il mio impegno sarebbe a 360 gradi e saprei ascoltare anche le critiche del movimento”.
IL CAMBIO ROTTA. Sono, infine, motivi pragmatici quelli che spingono Rosa Barone a voler accettare: “Sono al secondo mandato (ultimo possibile nel Movimento ndr) e a questo punto cambio visione. Non so neanche se faccio il giusto o meno. Dire di no in assoluto non è l'unica soluzione. Per 5 anni abbiamo fatto opposizione e a parte la Dia a Foggia sono pochi i risultati portati a casa. Abbiamo perso 7 punti percentuali e io personalmente ho perso 1500 voti. Cera, che tutti hanno dichiarato sconfitto, ha preso più voti di me. In altre circoscrizioni i portavoce hanno preso più voti. Significa che la gente non ha capito il nostro impegno e a questo punto provo a giocarmela. Se noi riusciamo a fare bene tre cose, non tantissime, magari chi ne gioverà sarà chi verrà dopo di me. Il Movimento potrà sfruttare il nostro lavoro e magari recuperare voti. Servirà solo mantenere la barra dritta ed essere trasparente”.
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