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Il campo di sterminio raccontato in un’intervista: “L’odore rimarrà per sempre nella mia anima”

La Shoah, gli studenti raccontano - REPORTAGE

Dal viaggio nei luoghi della Shoah realizzato dagli studenti dell’Istituto Superiore “P. Giannone” di San Marco in Lamis, ecco un reportage ricco di articoli, video e immagini a cura degli stessi alunni, coordinati dai docenti Carla Bonfitto, Gian Pasquale La Riccia e Nunzia Gentile. I contributi pubblicati in questa sezione rientrano nel PON in giornalismo condotto dai redattori di Foggia Città Aperta.

MARIADORA, SIMONA, MILENA, GRAZIA, ANTONELLA E MARIANGELA. Sei studentesse, tre delle quali impossibilitate a prendere parte al viaggio sui luoghi della Shoah al quale invece hanno partecipato le altre tre colleghe. In questo confronto, il racconto di chi ha visitato l’orrore a chi non ha avuto modo di vederlo da vicino: un’intervista incrociata.
Quali le prime sensazioni provate una volta varcato il campo di Auschwitz?
A livello morale l’anima ha provato un profondo ribrezzo, anche se in realtà nessuna parola è in grado di descrivere ciò che ho provato dentro di me.
Quali erano le tue aspettative prima del viaggio?
Visitare un luogo così atroce non segue schemi o aspettative. Certo, prima di partire, guardando foto, leggendo poesie e brani illustri, mi aspettavo che dinanzi a tali brutalità il mio corpo avrebbe reagito buttando giù qualche lacrima. Invece non è stato così: camminando per le vie del campo ho avvertito sopraffazione, angoscia, ma anche senso di colpa; ho pensato di percorrere la stessa strada di tutti quegli uomini che erano proprio come noi e che hanno dovuto sopportare qualcosa di inspiegabile. Nella mia testa rimbomba sempre la stessa frase: “come ha potuto definirsi uomo, l'uomo trucidato dall'uomo”. Già, come può definirsi umano l'uomo disintegrato dai lavori forzati, dalla fame, dal dolore, dal pianto, dalla violenza, da un numero per identificarlo, dalla perdita della propria dignità, dall'essere trattato come un animale? Per questo, forse, non ho pianto: il senso di sopraffazione ha prevalso.
Quali sono le cose che ti rimarranno per sempre?
L'odore è una delle tante cose che rimarrà incisa nella mia anima, poiché mi faceva percepire realmente la disumanità. Riflettevo sul fatto che quello era proprio l'odore di persone bruciate vive e mi chiedevo come fosse ancora possibile percepirlo a distanza di anni e anni e ciò mi ha sconvolta. Anche la vista dei capelli, delle pentole, delle spazzole, degli occhiali… Sicuramente ricorderò per sempre la sensazione che ho provato dinanzi al cosiddetto muro della morte.
Quando si entra ad Auschwitz è inevitabile osservare quella scritta in alto, cosa ha significato per te leggere quelle parole?
Quando la guida ci ha rivelato il significato reale di quella terribile scritta, “Il lavoro rende liberi”, la mia persona è stata travolta da un macigno di dolore: la libertà non ha nulla a che fare con quello che abbiamo visto. Penso che non abbia conosciuto mai paradosso più grande ed è stato allora che ho avvertito un profondo senso di orrore per chi ha fatto tutto ciò.
Gli altri compagni in viaggio hanno condiviso la tua stessa emozione?
A dire la verità abbiamo scambiato poche parole: eravamo troppo coinvolte e scosse dai racconti della guida, i nostri visi esprimevano grande dolore e ci sentivamo piccoli di fronte a tanto orrore. È stato allora che ho capito quanto noi giovani possiamo essere sensibili davanti a tragedie come questa.
Che cosa è cambiato in te?
Sinceramente qualcosa si è mosso dentro, sì, penso che assumerò un approccio diverso nei confronti della vita dopo aver visto questo luogo.
A cura delle studentesse: Mariadora Bocci, Simona Maria Ciavarella, Milena Pia Di Carlo, Antonella Fiore, Grazia Pia Gentile e Mariangela Villani (III A, liceo scientifico).

di Redazione 


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