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La Cattedrale di Foggia torna a vivere, tutto il resto è ancora in coma

E' una data storica, attesissima, quella di oggi, per Foggia e Provincia: tra poche ore, con una celebrazione fissata per le 18 (il cui testo - intitolato “La Basilica Cattedrale di Foggia, dimora di Dio e faro del territorio” -  è già stato interamente pubblicato sulle pagine del settimanale diocesano “Voce di Popolo"), riaprirà la Cattedrale di Foggia, il più importante monumento storico (edificato nel 1172), oltre che religioso, della città. 
Sette lunghi anni sono trascorsi dalla chiusura occorsa nel settembre del 2005 per motivi di sicurezza: negli anni immediatamente precedenti erano stati eseguiti alcuni lavori nella cripta e nel succorpo. Tuttavia, dopo un primo intervento non completato, fu necessario progettare un restauro radicale di tutto l’edificio. 
Adesso, la casa madre della comunità cattolica dauna tornerà ad accogliere i suoi fedeli e, si spera, a confrontarsi con le istanze della città tutta. 
Nei sette anni di attesa, “abbiamo sentito un vuoto molto pesante – ha scritto   l’arcivescovo della Diocesi Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburino - perché veniva a mancare ai foggiani il principale punto di riferimento, non solo dal punto di vista religioso, ma anche per l’intera città e per il territorio che, a loro volta, erano provati da una profonda crisi a livello istituzionale, economico e sociale, aggravata dalla recessione economica generale e dall’aumento della disoccupazione”. 
Le parole di Tamburino sono il manifesto di un coro di voci di giubilo che, per l'avvenimento speciale, si elevano in ogni angolo della società civile e istituzionale foggiana, felice di poter riavere nel suo centro storico la sua perla migliore, quella cattedrale che per anni è stata avvilita da ponteggi e impalcature che la assoggettavano, a malincuore, all'aria post-atomica non molto distante dal panorama visivo generale del capoluogo dauno.
Ora, per la terza volta nella storia (dopo i tragici avvenimenti del terremoto del '700 e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che sventrarono la città e ne deturparono il suo fulcro religioso) la Cattedrale di Foggia torna a vivere. 
E molti, sposando il pensiero di mons. Taburino, vedono in questa nuova riapertura "un’altra risurrezione: quella sociale, economica e culturale, assolutamente necessaria” per Foggia e il suo territorio.
Anche Giannicola De Leonardis, presidente della settima Commissione affari istituzionali della Regione Puglia, "da componente di un ente che ha fatto la propria parte per reperire i finanziamenti necessari per completare una complessa opera di restauro” esprime la propria “soddisfazione per la rinnovata bellezza di un luogo così prezioso, e per la valenza così importante della riapertura di una Basilica dalla storia sofferta proprio come quella della città".
L'entusiasmo per il ripristino del più importante polo religioso, ma anche artistico, architettonico e culturale della città, va condiviso in pieno.
Ma è impossibile non ricordare come, per la Cattedrale che assurge a nuova vita, ci siano ancora molti altri poli fondamentali per la vita sociale e culturale della città fermi da anni a causa di quel mix letale costituito dall' inciviltà di alcuni "cittadini" e dalle evidenti incapacità gestionali delle amministrazioni che negli anni si sono avvicendate.
Stiamo parlando, in primis, dei 2 più importanti teatri della città, il Giordano e il Mediterraneo, ma anche di Parco Iconavetere, e dell'unica sala prove musicale pubblica, quella a Parco San Felice, da anni abbandonata a mo' di discarica e successivamente trasformatasi, per un brevissimo periodo, in un chiosco di ambulanti abusivi. 
E gli esempi, continuando su questa falsa riga, sarebbero ancora molti.
Viene così da riflettere, inoltre, anche sui motivi più profondi che hanno portato a far sì che i complessi lavori di restauro della Cattedrale siano stati ultimati in 7 anni, mentre, nello stesso lasso di tempo, se non maggiore, non ci sia stato modo di risolvere operazioni che, pur meno complicate e onerose, sulla carta, rispetto al capitolo Cattedrale, hanno ridotto e continuano a ridurre le altre strutture sopracitate in stato di coma vegetativo.  
Tra le sfide più importanti del nuovo corso della Cattedrale, allora, urge quella di insegnare ai suoi fedeli, ma anche alle istituzioni locali, l'amore per se stessi, per Dio e per il prossimo a partire dall'amore per la civiltà, per la cultura, per il bene comune.
E' una data storica, attesissima, quella di oggi, per Foggia e provincia: tra poche ore, con una celebrazione fissata per le 18, riaprirà la Cattedrale di Foggia, il più importante monumento storico (edificato nel 1172), oltre che religioso, della città. 
Sette lunghi anni sono trascorsi dalla chiusura occorsa nel settembre del 2005 per motivi di sicurezza: negli anni immediatamente precedenti erano stati eseguiti alcuni lavori nella cripta e nel succorpo. Tuttavia, dopo un primo intervento non completato, fu necessario progettare un restauro radicale di tutto l’edificio. 
Adesso, la casa madre della comunità cattolica dauna tornerà ad accogliere i suoi fedeli e, si spera, a confrontarsi con le istanze della città tutta. 
Nei sette anni di attesa, "abbiamo sentito un vuoto molto pesante – ha scritto l’arcivescovo della Diocesi Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburrino - perché veniva a mancare ai foggiani il principale punto di riferimento, non solo dal punto di vista religioso, ma anche per l’intera città e per il territorio che, a loro volta, erano provati da una profonda crisi a livello istituzionale, economico e sociale, aggravata dalla recessione economica generale e dall’aumento della disoccupazione". 
Le parole di Tamburrino sono il manifesto di un coro di voci di giubilo che, per l'avvenimento speciale, si elevano da ogni angolo della società civile e istituzionale foggiana, felice di poter riavere nel suo centro storico la sua perla migliore in tutto il suo splendore, quella cattedrale che per anni è stata avvilita da ponteggi, teli e impalcature che la assoggettavano, a malincuore, all'aria post-atomica non molto distante dal panorama visivo generale del capoluogo dauno.
Ora, per la terza volta nella storia (dopo i tragici avvenimenti del terremoto del '700 e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che sventrarono la città e ne deturparono il suo fulcro religioso) la Cattedrale di Foggia torna a vivere. E molti, sposando il pensiero di mons. Tamburrino, vedono in questa nuova riapertura "un’altra risurrezione: quella sociale, economica e culturale, assolutamente necessaria” per Foggia e il suo territorio.
L'entusiasmo per il ripristino dell'importante polo religioso, ma anche artistico, architettonico e culturale della città, va condiviso in pieno.
Ma è impossibile non ricordare come, per la Cattedrale che assurge a nuova luce, ci siano ancora molti altri poli fondamentali per la vita sociale e culturale della città fermi da anni a causa di quel mix letale costituito dall'inciviltà di alcuni "cittadini" e dalle evidenti incapacità gestionali delle amministrazioni che negli anni si sono avvicendate.
Stiamo parlando, in primis, dei 2 più importanti teatri della città, il Giordano e il Mediterraneo, ma anche di Parco Iconavetere, e dell'unica sala prove musicale pubblica, quella di Parco San Felice, da anni abbandonata a mo' di discarica e successivamente trasformatasi, per un brevissimo periodo, in un chiosco di ambulanti abusivi. E gli esempi, continuando su questa falsa riga, sarebbero ancora molti.
Viene così da riflettere, inoltre, anche sui motivi più profondi che hanno portato a far sì che i complessi lavori di restauro della Cattedrale siano stati ultimati in 7 anni, mentre, nello stesso lasso di tempo, se non maggiore, non ci sia stato modo di risolvere operazioni che, pur meno complicate e onerose, sulla carta, rispetto al capitolo Cattedrale, hanno ridotto e continuano a ridurre le altre strutture sopracitate in stato di coma vegetativo.
Tra le sfide più importanti del nuovo corso della Cattedrale, allora, urge quella di insegnare ai suoi fedeli, ma anche alle istituzioni locali, l'amore per se stessi, per Dio e per il prossimo a partire dall'amore per la civiltà, per la cultura, per il bene comune.

di Redazione 


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