Sono le 22 circa quando un signore con i capelli bianchi un po' scompigliati legge una poesia e si commuove, alla fine, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, come un bimbo. Davanti a sé, quasi 500 persone, ad applaudirlo. Mentre uno dei due conduttori della serata, per congedarlo, semplicemente dice: “Stefano Benni, un grande!” (GUARDA VIDEO).
EBBENE SI'. Storia di una notte foggiana, in piena estate, in uno dei periodi più difficili vissuti dai suoi cittadini. Storia di un'estate che, ancora una volta, ha visto la parte “buona” della città prendere d'assalto (termine non esagerato) i luoghi di cultura allestiti durante due week-end vicini: quello più lungo, di fine agosto, del Foggia Teatro Festival, e la due-giorni settembrina di Questioni Meridionali, culminata appunto con la notte di Stefano Benni. Storia di una città che risponde presente, almeno quando si parla il linguaggio della cultura, dell'arte, dell'ascolto. Ma stiamo parlando di Foggia? Si chiederà qualcuno – lo stesso che per due settimane si sarà chiesto “ma siamo a Foggia, qui?. Ebbene sì, senza alcun dubbio: stiamo parlando di Foggia.
LA CULTURA NON E' ULTIMA. A confermarlo sono anche i numeri: le classifiche del Sole24 Ore riservano all'offerta culturale foggiana posizioni in graduatoria differenti rispetto alle altre voci analizzate, sempre poco lusinghiere con il capoluogo Dauno. Il maggiore quotidiano finanziario, pur utilizzando griglie discutibili e talvolta basate unicamente su coefficienti di reddito, negli ultimi anni ha piazzato “la Foggia della Cultura” a metà classifica, e non negli ormai rassegnati ultimi gradini nazionali. È solo un parametro? Può darsi, ma cinquecento persone commosse davanti ad un autore che legge una poesia e centinaia e centinaia di bambini al seguito dell'equilibrista di turno, del mangia-fuoco e della ballerina volante, in un centro storico finalmente “normalizzato”, non sono parametri aleatori. Non sono solo numeri.
FUORI IL NOME. La cultura, a Foggia, c'è. Si fa e si chiede e si vuole. E allora, un appello, soltanto, da riservare ai politici che verranno, prim'ancora della campagna elettorale ufficiale per queste Comunali 2014. Anzi, più che un appello, una domanda, a ciascun candidato sindaco: chi sarà il prossimo assessore alla cultura di Foggia? Quale nome di spicco è in serbo per l'unica voce realmente in grado di sollevare il capoluogo dauno dalle ultime posizioni? La cultura “si mangia” (chiedere agli avventori di questo doppio week-end appena trascorso, ad una settimana dalla poesia di Benni; chiedere a ristoratori e albergatori; agli attori del teatro di strada e a quelli foggiani): la bestemmia sbavata qualche anno fa dall'allora ministro Tremonti trova la propria trappola persino in Capitanata, in una città di provincia meridionale ben lontana come bellezza e attrattiva turistica dalle varie città d'arte italiane.
LA CULTURA NON SI DELEGA. La cultura, persino a Foggia, si mangia: funziona, fa girare il commercio, crea movimento e turismo (Il Foggia Teatro Festival, per fare un esempio, è stato inserito nelle Guide del Touring Club). Prevedere un assessorato importante, al pari di quello alla legalità o al bilancio, per la prossima amministrazione, è un dovere istituzionale. La cultura si è rivelata una risorsa economica importante, forte di una domanda sociale evidenziata e soddisfatta dalla stessa partecipazione della gente, e merita la giusta attenzione. Che tradotto, per il sindaco che verrà, significa due cose: investimenti e proposte. E un nome, soprattutto, da subito. Il tempo delle deleghe è finito.
Sono le 22 circa quando un signore con i capelli bianchi un po' scompigliati legge una poesia e si commuove, alla fine, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, come un bimbo.
Davanti a sé, quasi 500 persone, ad applaudirlo. Mentre uno dei due conduttori della serata, per congedarlo, semplicemente dice: “Stefano Benni, un grande!” (
GUARDA VIDEO).
EBBENE SI'. Storia di una notte foggiana, in piena estate, in uno dei periodi più difficili vissuti dai suoi cittadini. Storia di un'estate che, ancora una volta, ha visto la parte “buona” della città prendere d'assalto (termine non esagerato) i luoghi di cultura allestiti durante due week-end vicini: quello più lungo, di fine agosto, del Foggia Teatro Festival, e la due-giorni settembrina di Questioni Meridionali, culminata appunto con la notte di Stefano Benni. Storia di una città che risponde presente, almeno quando si parla il linguaggio della cultura, dell'arte, dell'ascolto. Si chiederà qualcuno: ma stiamo parlando di Foggia? – Magari lo stesso che per due settimane si sarà chiesto “ma siamo a Foggia, qui?. Ebbene sì, senza alcun dubbio: stiamo parlando di Foggia.
LA CULTURA NON E' ULTIMA. A confermarlo sono anche i numeri: le classifiche del Sole24 Ore riservano all'offerta culturale foggiana posizioni in graduatoria differenti rispetto alle altre voci analizzate, sempre poco lusinghiere con il capoluogo Dauno. Il maggiore quotidiano finanziario, pur utilizzando griglie discutibili e talvolta basate unicamente su coefficienti di reddito, negli ultimi anni ha piazzato “la Foggia della Cultura” a metà classifica, e non negli ormai rassegnati ultimi gradini nazionali. È solo un parametro? Può darsi, ma cinquecento persone commosse davanti ad un autore che legge una poesia e centinaia e centinaia di bambini al seguito dell'equilibrista di turno, del mangia-fuoco e della ballerina volante, in un centro storico finalmente “normalizzato”, non sono parametri aleatori. Non sono solo numeri.
FUORI IL NOME. La cultura, a Foggia, c'è. Si fa e si chiede e si vuole. E allora, un appello, soltanto, da riservare ai politici che verranno, prim'ancora della campagna elettorale ufficiale per queste Comunali 2014. Anzi, più che un appello, una domanda, a ciascun candidato sindaco: chi sarà il prossimo assessore alla cultura di Foggia? Quale nome di spicco è in serbo per l'unica voce realmente in grado di sollevare il capoluogo dauno dalle ultime posizioni? La cultura “si mangia” (chiedere agli avventori di questo doppio week-end appena trascorso, ad una settimana dalla poesia di Benni; chiedere a ristoratori e albergatori; agli attori del teatro di strada e a quelli foggiani): la bestemmia sbavata qualche anno fa dall'allora ministro Tremonti trova la propria trappola persino in Capitanata, in una città di provincia meridionale ben lontana come bellezza e attrattiva turistica dalle varie città d'arte italiane.
LA CULTURA NON SI DELEGA. La cultura, persino a Foggia, si mangia: funziona, fa girare il commercio, crea movimento e turismo (Il Foggia Teatro Festival, per fare un esempio, è stato inserito nelle Guide del Touring Club). Prevedere un assessorato importante, al pari di quello alla legalità o al bilancio, per la prossima amministrazione, è un dovere istituzionale. La cultura si è rivelata una risorsa economica importante, forte di una domanda sociale evidenziata e soddisfatta dalla stessa partecipazione della gente, e merita la giusta attenzione. Che tradotto, per il sindaco che verrà, significa due cose: investimenti e proposte. E un nome, soprattutto, da subito. Il tempo delle deleghe è finito.