Stampa questa pagina

La festa della matricola negli anni 70

Dalla 'questua' al 'processo', le tradizioni universitarie nel racconto di Aiezza

La casuale lettura dei manifesti affissi  in città, per  pubblicizzare la “festa della matricola 2013”, mi ha riportato alla memoria quella che per  tanto tempo, sino alla metà degli anni 80, è stata la “Festa della Matricola” che si celebrava nella nostra città.
LA FESTA. La festa della matricola, si teneva nei giorni tra il 18 e il 23 di dicembre e segnava, per gli studenti foggiani, l’inizio delle festività natalizie a scuola. Coinvolgeva tutto il mondo studentesco, pur essendo il suo scopo quello di processare le matricole del primo anno, verso cui erano quindi dirette tutte le “iniziative”,  in realtà vi prendevano parte gli studenti universitari: in corso e fuori corso, e le scuole di ogni ordine e grado della nostra città a partire  dalle scuole medie alle superiori. La festa segnava anche il “ritorno” in sede degli studenti foggiani “fuori sede”, che frequentavano l’università nei vari atenei italiani poiché a Foggia ancora non era stata istituita l’Università.
LIBERATIO SCHOLARHUM. Anticipata da festosi e goliardici cartelli che rivestivano i  muri della nostra città, in particolare nei pressi delle scuole superiori; scritti in un indimenticabile “latino maccheronico” dai “ Rispettabili” Senatori del tempo e firmati dal Magnificus et Grandissimus Priore, si “annunciava” quindi il giorno di festa. La mattina della “Matricola” naturalmente non si entrava a scuola, con il beneplacito e, a volte la “compiaciuta complicità dei presidi e professori,  e tutti si radunavamo agli ingressi dei vari istituti scolastici, in attesa dell’arrivo degli “universitari”. Davanti ai giardinetti, sulle scale del Liceo classico e lungo Via Volta, la strada dove erano concentrate le scuole foggiane, il Carducci, I’istituto tecnico Altamura, era una bolgia di studenti in trepidante attesa degli universitari. Secondo la tradizione questo andare per le scuole era detto: “Liberatio Scholarhum” perche’ appunto venivano liberati gli studenti delle scuole superiori per farli partecipare alla festa. Gli universitari, preannunciati dal suono festoso di clacson di auto e fischietti, divisi in gruppi e avvolti in mantelli scintillanti di colori e nastri dorati, con le loro Feluche multi decorate,  si portavano innanzi alle scuole e “occupandole” simbolicamente, impedivano l’ingresso dei ragazzi mentre tutto intorno era uno “scappa scappa” delle matricole che,ovviamente,non volevano  fare la parte della “pietanza!!” della festa. Inutile dire poi che vi era grande accoglienza e manifestazioni di affetto per tutti.
LA QUESTUA. Gli Universitari, divisi in gruppi, all’interno dei quali vi era sempre uno più anziano negli studi, dopo aver “manifestato” davanti alle scuole, si dirigevano verso il centro città per la c.d. “questua” cioè il “giro” per i negozi alla ricerca di “oboli”, non necessariamente monetari. Molti altri gruppi, sempre per lo stesso motivo, si dirigevano invece verso gli “incroci” più importanti della città e sulla circonvallazione. Mi piace ricordare come l’accoglienza dei nostri concittadini in questa circostanza fosse altrettanto festosa e difficilmente si trovava qualche personaggio scontroso che rifiutasse di collaborare” e partecipare simbolicamente alla raccolta dei “fondi”.
IL PROCESSO. Dopo la “caccia” alla matricola che, con la sua Feluca vergine era facilmente riconoscibile,  si erano intanto formati i cortei festosi e rumoreggianti che si sarebbero poi incontrati davanti al comune dove aveva inizio il momento “clou” della festa: quello del “processo alla matricola”. Il processo era condotto dal “Prior Magnum e dal Senatus e,dopo la formulazione dei capi di accusa e l’interrogatorio della “matricola” si concludeva con un “Editto” verso cui naturalmente la “povera” matricola non aveva possibilità di appello. Seguiva quindi il pagamento della “pena” da parte di quest’ultimo; la consegna delle chiavi della città da parte del sindaco e poi di nuovo il gran carosello di auto e persone verso i giardinetti e  piazza Cavour dove,intorno alla gloriosa fontana era uno sventolio meraviglioso di Feluche  e mantelli colorati. I gruppi di universitari, ai quali si aggiungevano naturalmente gli altri amici, si davano poi appuntamento nei vari locali della città per consumare “lauti” pranzi pagati anche, grazie, agli oboli conquistati in mattinata. La sera ci si vedeva tutti in discoteca (se così possono chiamarsi quei pochi locali dove all’epoca ci si divertiva davvero,senza ubriacarsi e usare “strane” sostanze, ma solo per il sano piacere di stare insieme a divertirsi.) e sino a tarda notte si cercava  ancora qualche “spaurita” matricola da sottoporre alle “dovute “vessazioni…!!”
Alucne pagine di un giornalino edito negli anni 60 a Foggia, (La Nocchia) che potrete vedere in fondo A questo articolo, rendono  bene quale fosse lo “spirito goliardico” che animava tanti giovani foggiani.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload