Stampa questa pagina

La web tax: scenari possibili

I.P.
 
La condizione di forte indebitamento pubblico nel nostro paese impone disposizioni draconiane. Come spesso accade in Italia, la stretta fiscale più che individuare in maniera specifica le aree di maggiore evasione colpisce in maniera indiscriminata.
LA TASSA SUL WEB. Ci sono da parte del governo tentativi di evitare una tassa controversa e impopolare come l’IMU attraverso misure alternative come la tassazione dei giganti del web. All’interno di questa cornice, si muove il tentativo di portare alla Camera la cosiddetta web tax soprannominata anche “Google tax”, un emendamento alla Legge di Stabilità per introdurre la tassazione di colossi del web come Google, Amazon e Apple, imponendo a queste aziende di dotaRsi di una partita Iva italiana. Al momento la normativa europea consente a queste aziende di operare in paesi dove non pagano le tasse: come è risaputo la sede fiscale di Google e Facebook è l’Irlanda che concede agevolazioni fiscali molto favorevoli.
SOLUZIONE "ALLA FRANCESE". Il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, è tra i fautori di questa operazione che in qualche modo ricorda l’azione del governo francese, se non fosse che alla fine di una lunga negoziazione il governo Hollande si è accordato per una forma di finanziamento da parte di Google ai giornali, una soluzione abbastanza “alla francese” che tutela, con gli introiti della pubblicità di Google, i giornali online francesi altrimenti destinati a chiudere.
I GIOCHI. Per quanto riguarda altri grandi attori del business online, cioè i giochi, in Italia nel 2011 si è trovata una soluzione legislativa con l’introduzione della licenza AAMS per i casino online italiani in modo da tassare in maniera mirata, una soluzione che potrebbe essere seguita anche per Google, Facebook e le altre aziende che portano altrove le tasse di introiti prodotti in Italia.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload