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LiberaMente/ Cosa vuol dire amare?

Claudio Naranjo, psicoterapeuta cileno, ce ne parla descrivendo tre amori fondamentali.

Nuovo appuntamento con la rubrica di Francesca Tucci, "LiberaMente". La psicologa e psicoterapeuta foggiana affronta il tema dell'amore.

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AMORE SQUILIBRATO. Che il mondo stia andando a rotoli è evidente a tutti. Più avanza la tecnologia, l’industria e le scienze, più diventiamo gelidi come macchine e indifferenti persino a noi stessi. Colpa del progresso? Probabilmente no, la responsabilità ricade su una società di cui facciamo parte e nella quale non siamo più in grado di instaurare rapporti umani salutari. Solo a pensarci, non abbiamo la più pallida idea di cosa siano i rapporti umani o di cosa sia l’amore, in qualunque forma esso si esprima. Eppure, pare che l’origine di tutti i mali risieda proprio nell’incapacità di amare, di sperimentare quello che Claudio Naranjo chiamava il “buon amore“.
 
Quando una persona sceglie di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, per esempio, lo fa perché sta vivendo una sofferenza che il più delle volte deriva da una carenza amorosa; tutti gli stati emotivi nascono da bisogni di amore rimasti insoddisfatti e ne consegue, quindi, che tanto il malessere quanto il benessere hanno a che fare con l’amore che nasce nella relazione con l’altro. È innegabile che alla felicità si arriva con l’amore e che quando ci sentiamo felici stiamo anche bene fisicamente, ed è proprio per questo che se è vero che la terapia cura, lo fa risanando ferite amorose antiche e ripristinando la propria capacità di amare.
 
Ciascuno di noi ama a proprio modo: c’è chi ama facendo regali, chi abbracciando, chi rendendosi disponibile, chi essendo paziente e tollerante, chi provando gratitudine o apprezzamento.
 
Naranjo, psicoterapeuta cileno, distingue tre amori fondamentali. Il primo amore è quello che Freud considerò Eros, ovvero l’amore erotico, dettato dai propri bisogni primari e istintivi. Si tratta dell’amore del piacere, quello che deriva dal godimento nella relazione con l’altro, che ha origini biologiche nel bambino, proteso verso il soddisfacimento di sé e della propria libertà.
 
Il secondo amore è cristiano, un amore-bontà volto alla cura, alla premura, al contenimento e alla protezione. Naranjo vede l’amore compassionevole come tipico della mamma che si occupa delle proprie creature, si dedica pienamente alla loro crescita e nutrimento.
 
Il terzo amore è quello che nasce dall’ammirazione, dal valore che si dà a chi per noi è meritevole di stima e riconoscimento. Biologicamente parlando, è l’amore tipico del padre, che il bambino vede negli occhi della madre e per questo ne segue l’ammirazione. Il papà diventa così una vera e propria guida di cui seguirne opere e valori.
 
Riassumendo, possiamo dire che i tre amori sono in relazione con il desiderio, con la bontà e con l’ammirazione. In particolare, l’amore erotico ha a che fare con l’Io, con l’Ego ed è presente nel Bambino interiore che vuole assecondare i propri desideri; l’amore bontà si dirige verso il Tu attraverso il prendersi cura dell’altro; l’amore ammirativo è proteso verso l’Egli, una sorta di amore per l’ideale, per il divino. Ciascuno di essi attiva un cervello specifico: l’amore erotico viene espresso dalla parte cerebrale più istintiva, l’amore-bontà è funzione del cervello mammifero e infine la corteccia cerebrale governa l’amore ammirativo che guarda al cielo.
 
Secondo Naranjo, i tre amori di cui parla devono essere riequilibrati affinché siano presenti dentro di noi in egual misura; in altri termini, il modo per superare le nevrosi e raggiungere il benessere, anche sociale, deriva da quanto recuperiamo la propensione ad amare nei tre modi descritti. Ma quali sono gli ostacoli all’amore? Sicuramente l’odio è l’antagonista dell’amore-bontà, dove c’è rabbia non c’è compassione ed essa chiude il cuore di la prova. Analogamente, la paura blocca l’amore erotico. A proposito di questo, Freud parlò di “castrazione” per evidenziare che chi è stato minacciato o rifiutato per i propri desideri, sentirà paura e vergogna nel poterli esprimere e senso di colpa nella possibilità di goderne a pieno.
 
Infine, sentimenti di invidia e competizione, impediscono l’espressione della stima e dell’ammirazione per l’altro. Ma non dimentichiamo che esistono anche i falsi amori, quelli manipolatori e usati per ottenere altro. Pensiamo al messaggio genitoriale che molti di noi si son sentiti ripetere più volte: “Devi essere buono“. Questa espressione non ha niente a che vedere con l’amore compassionevole perché prende più i caratteri di una minaccia, come a dire “se non sarai buono brucerai all’inferno“.
 
Anche l’amore erotico si falsifica, nel momento in cui la sessualità diventa una merce di scambio per ottenere compagnia e significanza; non è l’istinto ad attivare l’eccitazione sessuale quanto piuttosto la fame di riconoscimento. Per quanto riguarda l’amore-ammirativo, esso si falsifica quando, ad esempio, rispettiamo i nostri genitori non perché sentiamo una sincera devozione nei loro confronti, ma più per assecondare un “onora il padre e la madre” che ci renderebbe persone migliori. Tutti questi amori parassita, influenzano negativamente la possibilità di sperimentare il vero amore, perché offuscano l’autenticità della persona. A meno che non ci si incammini in un percorso terapeutico o spirituale che permetta di riconoscere le proprie amorevoli manipolazioni, è difficile che ci si renda conto di quanto ciò che proviamo è tutto fuorché amore. Quanta più energia la persona dedica alla ricerca dell’amore, tanto più forte sarà il vuoto che vuole essere colmato; tanto più si sforza di ottenere amore, meno lo troverà. Il “buon amore” necessita sia di buoni ingredienti che di una formula equilibrata.
 
“Penso che ci convenga capire come non siamo in equilibrio nell’espressione del nostro potenziale amoroso e, d’accordo con quanto osservato, come dobbiamo cercare il modo per rieducarci, individuando le esperienze, le influenze e i compiti che possano condurci a superare le nostre carenze“.
“C’è un amore che non muore mai
Più lontano degli dei
A sapertelo spiegare che filosofo sarei“.
Baustelle – Gli spietati

di Redazione 


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