Stampa questa pagina

L'U.s. Foggia rilancia: "Il titolo sportivo non muore, chissà che tra qualche anno..."

Casillo jr: "Non siamo mai stati ladri"

“Chi ci accusa di aver rubato, lo faccia con le carte in mano: sono disponibile a ricevere tutte le domande da chiunque, per smentire la bugia che ci vede come i peggiori criminali di Foggia”. Gennaro Casillo rilancia: dopo le polemiche seguite all’articolo di Foggia Città Aperta sulle vicende dell’U.S. Foggia, replica alla serie di critiche che continuano a piovere sulla sua famiglia. 
I CASILLO A FOGGIA. “Volete sapere perché i Casillo restano a Foggia? Perché hanno un patrimonio che è stato distrutto, a partire dal 1994, e lo vogliono recuperare. Vogliono indietro quello che è stato tolto ingiustamente, perché mio padre venne accusato di essere un camorrista, venne  arrestato e perse tutte le sue 65 aziende – spiega Gennaro – ma dopo quindici anni di inferno è stato assolto, su richiesta della stessa Procura che aveva chiesto e nomina dell'amministratore giudiziario, dimostratosi inadeguato. Nel frattempo, ha perso tutto quello che aveva. Ed è giusto che noi ci impegniamo per recuperarlo”.
L’ISCRIZIONE IN TERZA. In questo contesto si pone l’iscrizione in Terza categoria. “Non è una sfida né una provocazione – assicura – e sinceramente a me della parte tecnica, importa poco. Noi abbiamo iscritto la squadra per tenere il titolo sportivo. In sostanza, noi non abbiamo fatto scomparire l’Us Foggia, poi si vedrà…”.Una frase sibillina che lascia intendere che la questione del titolo non è affatto chiusa. “Davanti al sindaco avevamo detto di essere intenzionati a cederlo e che avremmo valutato un’offerta – spiega – ma poi non se ne è fatto nulla. Vorrà dire che intanto continuiamo a mantenere in vita il titolo, poi vedremo come andrà a finire, può anche essere che tra qualche anno i Casillo possano tornare nel calcio che conta”.
QUESTIONE STADIO. Abbiamo affidato a Cagiano il compito di occuparsi dell’aspetto tecnico e non so neppure dove giocheremo in casa. Qui diventa quasi un problema di ordine pubblico, come dimostra quanto accaduto con il sindaco di Rocchetta che ha dovuto recedere dall’intento di ospitarci. Spero che la Figc ci trovi un campo”. Non dice espressamente di pressioni per l’ottenimento dello stadio Zaccheria, ma osserva: “Io non posso accettare che il sindaco neghi l’accesso allo stadio a me e dia le chiavi dello stadio a gente che sta dentro la nuova società che ci devono decine di migliaia di euro”.
DEBITORI E CREDITORI. I debiti, contratti con alcuni fornitori, li ammette. Ma sulla bilancia dei Casillo pesano più i soldi dei creditori. “Continuano a dire che noi abbiamo provocato il fallimento dell’Us Foggia – evidenzia – e invece la questione è molto semplice. La debitoria principale risale alla gestione precedente alla nostra. Ci hanno lasciato con il cerino in mano, il sindaco chiamava mio padre dieci volte al giorno per convincerlo a prendersi la società, poi però nel momento del bisogno sono spariti tutti. Noi abbiamo chiesto da febbraio che si accodasse qualcuno per i famosi 500 mila euro che avrebbero garantito la nostra iscrizione. La classe imprenditoriale foggiana, invece, ha voluto far morire il Foggia. E se non fosse stato per Pelusi che continuo a dire, è un galantuomo, il Foggia non si sarebbe iscritto neppure alla serie D”.
CON IL CALCIO NON SI GUADAGNA. È davvero una bufala pensare che ci possa arricchire con il calcio. “Questo mondo è il più controllato – sottolinea – e la Co.vi.soc monitora e controlla tutto sui ricavi, ogni minimo centesimo. Riuscire a fare soldi non è pensabile. Noi tra l’altro abbiamo fatto tutto alla luce del sole. Non c’erano pagamenti in nero e ad esempio avevamo anche spese per scelte che a posteriori sono risultate tutt’altro che azzeccate. Lanzoni, ad esempio, lo pagavamo 130 mila euro lordi. Del resto, capita anche a Pavone di sbagliare ogni tanto”.

LE AGGRESSIONI. Il clima, però, come dimostrano le recenti aggressioni, non è dei più sereni in città. “Ma io perché dovrei scappare?”, si chiede Casillo jr. “Quando sono tornato a Foggia, era una scommessa ed ero titubante, perché avevo creato la mia posizione professionale da altre parti. Oggi  però sono quanto mai convinto di voler restare a Foggia, perché non ho nulla da nascondere, né io né la mia famiglia”. E in attesa di risarcimenti maxi  –  “si aggirano su vari milioni di euro” – i Casillo restano a Foggia.

 

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload