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Manfredonia, in manette "baby estorsori"

Sono tutti minorenni. In breve tempo erano diventati l'incubo dei loro coetanei

Sono cinque giovanissimi, tutti minorenni. In breve tempo erano diventati l’incubo di numerosi coetanei, a Manfredonia, a causa dei loro atteggiamenti da “bulletto di quartiere”. Nei loro confronti, gli agenti del commissariato di Manfredonia, coadiuvati da personale del Reparto Prevenzione Crimine di Bari, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare che prevede la custodia all’istituto penale per i Minorenni “Fornelli” di Bari e il collocamento in comunità per un solo membro del gruppo. L’accusa nei loro confronti è quella di detenzione ai fini di spaccio, spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione in concorso.
LE INDAGINI sono partite a febbraio dello scorso anno quando gli agenti manfredoniani raccolsero una denuncia riguardante l’allontanamento di un adolescente (del tutto estraneo ai fatti) che, successivamente rintracciato, narrava di un episodio estorsivo subito dal gruppo di bulletti a saldo di una “panetta” di hascish a lui ceduta dagli estorsori. Nel corso delle successive indagini, oltre a numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, sono stati acquisiti importanti indizi probatori in merito a tre estorsioni poste in essere in danno di altrettanti minorenni, costretti alla dazione di soldi dopo essere stati minacciati di morte. Dai monitoraggi telefonici si rilevavano alcuni fra i contatti più assidui degli indagati, alcuni dei quali fornivano una collaborazione parziale rispetto alla ricostruzione degli illeciti contestati, evidentemente al fine di sminuire le proprie responsabilità, asserendo di essere stati obbligati da altri indagati a detenere la sostanza stupefacente, così come riscontrato dall’ascolto delle conversazioni telefoniche; il tenore delle stesse escludeva però che detta condotta fosse posta in essere per una costrizione in quanto, in diverse occasioni, vi era un preciso accordo con gli altri indagati per la cessione della droga, e nessun timore reverenziale nelle conversazioni.
EPISODI ESTORSIVI. Da alcune intercettazioni emergeva però la notizia di alcuni episodi estorsivi commessi dagli indagati nei confronti di un minorenne completamente estraneo alle vicissitudini di droga. Per delineare la vicenda, gli agenti hanno invitato sia la vittima che i genitori in commissariato per essere ascoltati in merito. Tutto sarebbe partito da un involontario danneggiamento di un capo di abbigliamento appartenente ad uno degli indagati, sfociato in diverse pretese economiche, dai quindici ai trenta euro, diventando per lui un vero tormento, quello di trovarsi questi ragazzi spavaldi sotto la propria abitazione: in una occasione, i bulletti non hanno esitato a minacciare pesantemente i suoi genitori. La situazione era diventata insostenibile in quanto, se la giovane vittima non sottostava alle loro richieste economiche, gli aguzzini non esitavano, oltre che a minacciare il ragazzo di morte (“ti togliamo di mezzo” oppure “se non ci dai i soldi ti uccidiamo di botte”), ad avere nei suoi confronti un atteggiamento da “bulli”, con schiaffi e scappellotti ai quali il ragazzo si vedeva costretto a sottostare a causa delle loro pressioni ed alla paura di ritorsioni. Tutti gli atti effettuati sono stati inviati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, dalla cui richiesta è scaturita l’emissione dei provvedimenti cautelari a carico dei minorenni coinvolti nella vicenda. Il gip ha ritenuto che vi fosse la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, con reati commessi da persone pienamente capaci di intendere e di volere; ha ritenuto altresì sussistere un evidente pericolo di reiterazione di condotte analoghe a quelle già poste in essere, dimostrando una già acquista capacità criminale. Esigenze cautelari più gravi per quattro dei cinque indagati in quanto già attinti da procedimenti penali specifici, alcuni dei quali già definiti con sentenza di primo grado di condanna, mentre per uno, alla luce della sua formale incensuratezza, è stata ritenuta adeguata la misura del collocamento in comunità.

di Redazione 


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