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Marian: ingegnere, filosofo, amico. Addio al vicesindaco dei senza dimora di Foggia

Trovato morto in un casolare, il ricordo dei Fratelli della Stazione

Un ingegnere meccanico, un mezzo filosofo, un accanito lettore di libri, un fumatore di pipa, un tifoso di calcio della Romania, un simpatizzante di Berlusconi, un attento osservatore della vita, un uomo il cui carattere polemico litigava con la dolcezza e la sicurezza che riusciva a trasmettere.

LA STORIA DI MARIAN. Un uomo di 63 anni che aveva deciso di rallentare la corsa della vita, preferendo allo stress del lavoro, della fretta, dei mille impegni, il piacere di restare seduti su di una panchina per contemplare il mondo. Per gustare il suo tabacco, per ascoltare la musica con la sua radiolina, per leggere l’articolo di un giornale da sventolare come prova inconfutabile delle sue teorie sulla politica, sull’economia, sul mondo. Che non girava mai come voleva lui. Anzi. E lui se lo beveva quel mondo. Se lo gustava e contemplava, senza mai trascurare ogni più piccola notizia che tra storia e attualità catturava la sua attenzione. Marian se n’è andato così come era arrivato. All’improvviso. Senza dire nulla.

QUELLA SIMBOLICA CAMPAGNA ELETTORALE. Era sbucato da qualche parte del mondo oltre dieci anni fa. Anche di più. Ed era un assiduo conoscitore della stazione di Foggia e della sua umanità. Dei senza fissa dimora conosceva vizi e virtù, pregi e difetti. Del resto, nel 2009 era stato simbolicamente eletto vice-sindaco dei senza fissa dimora di Foggia, in quella folle candidatura virtuale di Antonio Barbone che come associazione dei Fratelli della Stazione avevamo promosso per attirare l’attenzione sulle difficili condizionI di vita dei senza tetto. E lui, Marian, quella esperienza elettorale l’aveva seguita tutta. Dando consigli, suggerimenti, invitandoci anche a candidarci personalmente. E fu proprio lui, a stringere la mano dell’allora candidato sindaco Gianni Mongelli quando decise di incontrare e conoscere di persona quel fantomatico Antonio Barbone. Marian era lì e con lui erano presenti anche tutte le sue idee. Il dormitorio, i bagni pubblici, il Centro Diurno, la residenza anagrafica… Marian conosceva bene tutti quei punti del programma perché viveva il disagio di chi vive in stazione, ai margini, per strada. Per scelta o per destino, non importa.

LA SCELTA. Marian – forse – era tra i pochissimi che lo aveva scelto. Una laurea in Ingegneria Meccanica, la passione per testi complicati come Einstein e tanti altri di cui non aveva mai sentito parlare. La passione politica, quasi sempre indirizzata verso destra, ma con strane aperture socialiste ed umaniste. Lui che veniva dalla Romania, che parlava della sua terra, che ci tornava ogni volta che bisogna votare. Perché il voto di ogni persona è importante. Anche quello di un senza fissa dimora che per i motivi più incredibili ha eletto Foggia come città in cui vivere ed un pugno di giovani (ex, a dire il vero) come amici con cui chiacchierare la sera intorno alle panchine della stazione.

LA SUA MORTE. Il corpo di Marian è stato ritrovato dalla Polizia Ferroviaria in una casolare abbandonato. Lo cercavamo da mesi, da tanto, da quando non avevamo più notizie di lui. Lui che era sempre presente al servizio, all’Help Center, nei momenti più importanti. Avrebbe sicuramente avuto da ridire sull’organizzazione dell’ultima Notte dei Senza Dimora, e sicuramente avremmo avuto scontri infuocati sul Referendum del 4 dicembre.

LE TESTIMONIANZE. “I giornali scrivono di un senza dimora che abitava in un casolare. Io invece ho perso un amico – lo ricorda su facebook Claudio de Martino, tra i membri più attivi dei Fratelli della Stazione e degli Avvocati di Strada - . Uno di quelli che inviteresti al tuo matrimonio, uno con cui ho condiviso tanti sorrisi e che oggi mi fa questo scherzo tremendo. Quando penso ai Fratelli della Stazione, io penso a Marian. A un'amicizia vera, costruita giorno dopo giorno davanti a una panchina, alle discussioni infinite sulla politica e sulla letteratura, agli eventi da organizzare, agli incontri da fare”. “Marian era una delle colonne portanti della stazione: sapevi che era li ad aspettarci sempre – aggiunge un’altra storica volontaria, Laura Longo - . Per 6 anni di lavoro all'help center lui non si è mai assentato una volta; veniva a volte a caricare la batteria del cellulare, ma lui veniva soprattutto a vedere se andava tutto bene; cosi come al servizio, mi sentivo al sicuro se accanto alla panchina c’era anche lui con noi”. Ma dell’assenza e del vuoto lasciato in questi mesi da Marian, se ne era accorta anche Valentina Depalma, che per un anno ha svolto il Servizio Civile presso lo sportello di Avvocato di Strada. Il primo allarme è partito da lei. Poi la segnalazione alla Polfer, il non sapere cosa fare, gli affanni di tutti i giorni, la speranza di rivederlo spuntare come ogni sera. Come sempre. “Per mesi ho sperato di vederti arrivare sulla porta e dirmi ‘ehi, buongiorno’. Ti ho aspettato fino agli ultimi miei giorni di servizio, speravo di vederti per salutarti, per dirti grazie... sei stato per gran parte dell'anno uno dei miei angeli custodi, puntuale la mattina con il buongiorno e la sera quando stavo andando via ti assicuravi da lontano che tutto procedesse per il meglio”.

IL VIAGGIO. Marian è partito per un nuovo viaggio, con la sua andatura ciondolante, la sua pipa e la radiolina accesa per ascoltare quel tipo di musica che ormai non fanno più. Non ti abbiamo cercato come dovevamo, forse perché sapevamo che eri sempre tu a cercarci, a farti vivo. E a sbatterci davanti agli occhi gli errori commessi, le disattenzioni, le leggerezze. Come scrive Claudio, “tra quelle panchine c'è una persona gentile in meno, un amico in meno, una pipa e del tabacco in meno. Ciao Marian. Stai tranquillo, che tanto lassù ‘è altra cosa’ “.

Emiliano Moccia, volontario Fratelli della Stazione

di Redazione 


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