Stampa questa pagina

Spari, minacce e teste di cane per estorcere soldi: tre arresti, erano l'incubo di San Paolo di Civitate

Alle prime ore di questa mattina i Carabinieri della Compagnia di San Severo hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Foggia su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di tre persone, tutte residenti a San Paolo di Civitate. L’operazione è il frutto di una complessa e articolata attività investigativa condotta dai militari della locale stazione con la collaborazione del nucleo operativo che ha permesso di ricostruire una serie di estorsioni messe in atto nei confronti di alcuni commercianti della piccola cittadina dauna.

IL FERIMENTO. Le indagini dei Carabinieri avevano preso spunto dal ferimento con un colpo di pistola di un imprenditore di San Paolo. L’uomo, infatti, nella notte del 28 novembre scorso era giunto all’ospedale di San Severo con una ferita da arma da fuoco alla gamba. In quella circostanza i Carabinieri, riuscendo a superare i timori della vittima in quel momento comprensibilmente spaventata da quanto accaduto, avevano raccolto importanti elementi circa la responsabilità di Giuseppe Ulisse, classe ’84, quale autore del ferimento, il cui movente era risultato il diniego da parte della vittima ad assumerlo come “guardiano” per le sue proprietà. Nei confronti dell’uomo, nel frattempo resosi irreperibile, era stato poi emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto eseguito lo scorso gennaio, con l’uomo localizzato a Termoli.

GLI ARRESTI. Dopo questo episodio, i Carabinieri avevano avviato un’attività di indagine volta a verificare altri eventuali episodi estorsivi commessi nella cittadina. I militari sono così riusciti a raccogliere evidenti elementi probatori e a ricostruire diversi episodi estorsivi portati a compimento da Ulisse, unitamente ai fratelli Giuseppe Leonardo (classe ’85) e Antonio (’81) Pappadopola.

LA TESTA DI CANE. Nel corso degli ultimi due anni infatti i tre individui erano riusciti a instaurare un clima di intimidazione e timore nel piccolo centro, attraverso un “modus operandi” ben delineato, che prevedeva danneggiamenti, furti e minacce più o meno dirette nei confronti dei titolari di attività commerciali, seguite da richieste estorsive, talvolta dirette e quantificate in somme di denaro, in altre mascherate dalla richiesta di assunzioni fittizie. Tra i casi accertati, uno dei più eclatanti, aveva visto le minacce e le pressioni nei confronti di un imprenditore agricolo concretizzarsi con numerosi atti intimidatori e danneggiamenti tra cui il ritrovamento di una testa di cane mozzata all’interno di un’autovettura e l’incendio di mezzi agricoli.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload