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Nato da 10 giorni e positivo al coronavirus, lo studio dell’Istituto Zooprofilattico avvisa: “I neonati possono contagiare”

“Hanno pochi sintomi ma la carica virale è alta”

“Da neonati positivi al coronavirus è possibile rilevare alta carica virale anche in presenza di sintomi moderati e ciò potrebbe essere pericoloso per la diffusione del virus. Inoltre, alcuni comportamenti tradizionali della popolazione italiana e in particolare del Sud Italia, dove è consuetudine visitare i neonati nei giorni immediatamente successivi al rientro a casa, possono amplificare la trasmissione di Sars-CoV-2”.

IL CASO. È questa la conclusione a cui arriva uno studio dell’Istituto Zooprofilattico di Foggia, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale IDCases che riporta il recente caso di un neonato di 10 giorni, il più giovane paziente italiano e probabilmente mondiale risultato positivo al coronavirus. La sua mamma, 34enne, è stata ricoverata il 9 di agosto presso la clinica “Mater Dei” di Bari con tampone negativo. Lo stesso giorno ha dato alla luce il suo bimbo. Il piccolo, dopo 10 giorni, ha incominciato ad avere febbre fino a 37,8° e per tale motivo è stato prima trasferito all’Ospedale pediatrico “Giovanni XXIII” e poi al reparto di neonatologia del “Miulli” di Acquaviva. Dopo i controlli di routine negativi, poiché vi erano lievi sintomi respiratori il neonato è stato sottoposto al tampone per il controllo del Covid-19 che ha dato esito positivo. Il giorno dopo, effettuati i tamponi anche ai familiari, a risultare positivi sono stati la nonna paterna, la mamma, il papà e uno dei fratellini maggiori. L’altro fratello non è invece risultato contagiato “probabilmente” annota lo studio “perché in quei giorni non era in stretto contatto con la famiglia, ma viveva temporaneamente con i nonni materni”.

I RISULTATI. Il tampone rinofaringeo del neonato di 10 giorni è stato inviato a Foggia presso il laboratorio dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata, per il test di isolamento. Dopo 48 ore di incubazione “era apprezzabile un effetto citopatico abbastanza buono” continua l’analisi. “Dopo ulteriori 24 ore” prosegue “è stato evidenziato un impressionante effetto citopatico costituito dall'arrotondamento e dal distacco della maggior parte delle cellule”. In pratica, il Covid-19 presentava un’alta carica virale.

POCHI SINTOMI. Il neonato ha manifestato febbre per 3 giorni dopo il ricovero e poi le condizioni di salute sono risultate stabili. Secondo lo studio il piccolo “ha quasi certamente contratto la Sars-CoV-2 da un membro della famiglia, presumibilmente la nonna paterna che, molto probabilmente, era infettiva nei giorni successivi al parto, quando andava a far visita al neonato a casa sua”. Ciò che rileva, intanto, è “che la carica virale fosse molto alta”. Tuttavia, “nonostante l'elevata carica virale, il neonato non ha mai mostrato sintomi gravi se non lievi sintomi respiratori e, come detto, febbre non alta per 3 giorni successivi al ricovero in ospedale pediatrico”.

LE CONCLUSIONI. L’Istituto Zooprofilattico conclude per la necessità di “una riflessione sulle potenzialità di trasmissione di Sars-CoV-2 da neonati e bambini che, forse, viene sottovalutata”. Secondo lo studio “alcuni comportamenti tradizionali della popolazione italiana e in particolare del Sud Italia, dove è consuetudine visitare i neonati nei giorni immediatamente successivi al rientro a casa, possono amplificare la trasmissione di Sars-CoV-2 da bambini infetti sconosciuti. Infatti i neonati che vivono all'interno dell'ambiente domestico possono diffondere grandi quantità di virus e portare ad alti livelli di contaminazione, tanto da essere pericolosi per chi ne viene a contatto”. Il pericolo non arriva via aerea da possibili colpi di tosse ma da “secrezioni infettive come le feci o la saliva”. Scopo del lavoro, dunque, è “segnalare che anche da neonati positivi al Sars-CoV-2 è possibile isolare virus vivi anche in presenza di sintomi moderati, condizioni che potrebbero essere pericolose per la diffusione del virus” (foto repertorio).

di Michele Gramazio


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