Stampa questa pagina

No - Triv, da Bari il ministro Clini: "C'è una legge approvata"

Concluso da poco il summit istituzionale Prossimamente, un incontro a San Giovanni Rotondo

“Sono sensibile alla questione, ma c’è una legge già approvata. La compagnia petrolifera ha presentato un piano operativo di ispezione pienamente in regola: i limiti che impone l’Italia inoltre, a livello di regolamenti, sono i più severi al mondo”. È quanto dichiarato dal ministro dell’ambiente Corrado Clini in merito alle trivellazioni petrolifere al largo delle Isole Tremiti, direttamente dal tavolo istituzionale di Villa Romanazzi, a Bari. L’incontro, si è concluso da poco.
OPERAZIONE DI FACCIATA?. Un vertice che di pacifico ha avuto ben poco e che, dopo le prime ore, interamente trascorse – come da agenda – a discutere, a porte chiuse, del caso dell’Ilva di Taranto, è stato duramente e pubblicamente contestato dall’onorevole Angelo Cera, sindaco del comune garganico di San Marco in Lamis e messosi a capo della delegazione No Triv – No Petrolio Sì Energie Rinnovabili, presente all’incontro. “Ci avete dato il contentino – ha detto il deputato dell’Udc, intervenendo durante il momento pubblico dell’incontro – dedicando appena venti minuti al caso delle trivellazioni: questa non è una riunione, è un’operazione di facciata. Lo scopo della riunione era solamente l’Ilva di Taranto”.
APPUNTAMENTO A SAN GIOVANNI ROTONDO. Aspra la reazione del Presidente del consiglio regionale Onofrio Introna, oltre che del Governatore Vendola, il quale ha richiamato Cera ad osservare un comportamento più adeguato alla circostanza. Ad ogni modo, il sindaco di San Marco in Lamis ha ottenuto, dal ministro Clini, il consenso per organizzare un incontro – quanto mai opportuno – da tenersi nei prossimi giorni a San Giovanni Rotondo, interamente dedicato al caso No Triv e alla presenza di tutti i sindaci dei comuni del Gargano.
UTILITA’ DELLE TRIVELLAZIONI. Secondo i rapporti di Legambiente – presentati anche a margine dell’incontro appena concluso – il problema starebbe nella effettiva utilità di una simile operazione. Secondo le stime dell’ente infatti, il petrolio ricavabile ammonterebbe ad una quantità molto al di sotto delle aspettative, in grado di soddisfare appena sette settimane del fabbisogno energetico dell’Italia, con il pericolo di sconquassare un intero ecosistema, senza contare un indotto lavorativo di oltre 27 mila unità che vedrebbe stravolta la propria stessa economia.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload