Nei mesi scorsi aveva licenziato sette lavoratori per la perdita di commesse e per riduzione del pasto giornaliero ai pazienti. Pochi giorni fa, ha ricevuto una nota a firma del direttore generale del Don Uva, De Bari, con l’annuncio che alla data del 20 settembre cessa un ulteriore servizio, questa volta per i pazienti terminali ricoverati all’Hospice (i pasti venivano direttamente prodotti nella cucina della struttura).
ALTRI LICENZIAMENTI. È ancora crisi al Don Uva e l’Ambrosia, azienda operante nell'ambito della ristorazione nel Don Uva, ha convocato urgentemente le organizzazioni sindacali, comunicando una cosa fin troppo semplice da comprendere: una ulteriore perdita di commessa produce la perdita di altri posti di lavoro, che si andrebbero ad aggiungere alle altre sette unità licenziate.
IL VERTICE. È la denuncia di Cgil, Uil e Usppi che hanno chiesto al prefetto di Foggia “sensibilissimo alle problematiche del lavoro di convocare con urgenza un incontro con i vertici del Don Uva, con l'amministratore dell'Ambrosia e con le organizzazioni sindacali per trovare una soluzione al licenziamento certo di altri lavoratori”.
LAVORATORI DI SERIE B? "C'è da evidenziare – spiegano i sindacati - che la mancata risoluzione con la Regione Puglia non ha consentito agli stessi vertici del Don Uva di poter fare affidamento su eventuali nuovi accreditamenti o su aggiustamenti di tariffe e ne consegue, difatti, che i fornitori del Don Uva sono stati massacrati e costretti a licenziare personale. Non possiamo considerare questi lavoratori, 'lavoratori di serie B' non possiamo permettere che vengono ulteriormente persi posti di lavoro e altre famiglie foggiane in mezzo alla strada".
LE FAMIGLIE DEI PAZIENTI. Un appello arriva anche dalle famiglie dei pazienti. "Non chiudete la cucina dell’Hospice Don Uva!” è il grido è lanciato dai parenti dei pazienti terminali ricoverati nella struttura foggiana, che temono di vedere indebolita l’efficacia del progetto terapeutico dedicato ai loro congiunti. “Chiudere la cucina - dicono i rappresentanti del Comitato spontaneo dei familiari dei pazienti dell’Ospedale Don Uva di Foggia - significa ledere uno strumento molto importante dell’assistenza ai malati terminali: l’alimentazione. I nostri congiunti sono pazienti che non possono guarire ma che meritano di essere curati e la complessità dell’alimentazione è uno dei punti critici di tale assistenza socio sanitaria, che si traduce nelle cure palliative. Non è un lusso, ma una reale esigenza, perché non è possibile somministrare alla stragande maggioranza di questi pazienti una normale alimentazione, per cui una cucina specifica diviene un elemento imprenscindibile”.