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Omicidio tabaccaia, spuntano un complice e altri dettagli: Franca uccisa mentre era al telefono con la sorella

Convalidato l'arresto di Moslli Redouane, minacciato in carcere

Una tragedia nella tragedia. L'udienza di convalida dell'arresto di Moslli Redouane, ritenuto responsabile dell'omicidio della tabaccaia Franca Marasco fa emergere dettagli ancor più inquietanti. Uno di questi è la scoperta che la vittima, al momento della rapina terminata con la sua uccisione, fosse al telefono con la sorella. In sostanza, Rosa Maria Teresa ha vissuto in diretta i momenti dell’omicidio: dall’altro capo della cornetta ha potuto nitidamente sentir gridare più volte “aiuto”.

I FENDENTI. Nel corso della rapina alla titolare della tabaccheria di via Marchese de Rosa - è la ricostruzione dell'udienza che ha confermato il carcere per Moslli Redouane -   sono stati sferrati 4 fendenti: due al collo e due all’addome della povera vittima. Vano, agli occhi degli inquirenti e del medico legale, il tentativo di Moslli Redouane di fornire una dinamica ritenuta "originale e inverosimile". Secondo il presunto omicida, infatti, la donna sarebbe stata ferita al collo non per volontà del 43enne ma per il tentativo della vittima di svincolarsi. Ancor più particolare la ricostruzione sui fendenti all'addome: mentre apriva il bancone per rubare i soldi - è la versione dell'indagato - aveva posizionato il coltello nella cintura dei pantaloni, con gran parte della lama da fuori e dato che la tabaccaia gli si era avvicinato per bloccarlo in uno spazio molto angusto, si sarebbe ferita cadendo.

IL COMPLICE.  Tra le novità principali emerse nella convalida dell’arresto, si manifesta anche la presenza di un complice: si tratta di un uomo, conosciuto qualche tempo prima in un centro di accoglienza a Foggia, con il quale avrebbe diviso lo striminzito bottino (75 euro e due cellulari) e con il quale avrebbe pianificato la rapina oltre a essere agevolato nel cambio di abiti, all'interno di un garage di cui l'uomo aveva disponibilità in via Mameli. Inoltre, il complice avrebbe poi informato Moslli Redouane del drammatico epilogo della rapina, consigliandogli la fuga da Foggia (direzione Napoli, dove il presunoto micida è stato stato poi intercettato e arrestato).

LE MINACCE. Intanto, il presunto omicida ha lamentato di aver subito in carcere gravi forme di ritorsione (verbali e materiali, quali il lancio di oggetti e alimenti nei suoi confronti) e pertanto il Gip ha evidenziato la necessità di monitorarlo e tenerlo lontano dagli altri detenuti, per salvaguardarne l'incolumità.

di Redazione 


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