Federalberghi, il crollo del turismo in numeri: “In Puglia 10,3 milioni di presenze in meno,
il ricettivo perderà 300 milioni di fatturato”
Il Centro Studi di Federalberghi ha fotografato la situazione del sistema alberghiero pugliese, seriamente danneggiato dalla pandemia Covid-19, tra dati e stime allarmanti.
I NUMERI. Dopo la prima contrazione di febbraio per gli stranieri (-25,3%), a marzo è arrivato il tracollo delle presenze con un -96,3% per gli stranieri e un -89,4% per gli italiani. Ad aprile il mercato si è completamente bloccato con un -92,8% in totale. Nello stesso mese sono andati persi 3,2 mila posti di lavoro stagionali con un -77,8%.Le stime per il 2020 sono molto allarmanti: le presenze totali saranno circa 10,3 milioni in meno (-68,2%) e il fatturato del comparto ricettivo registrerà una perdita di 300 milioni (-68,6%).
IMPATTO DEVASTANTE. «L’impatto del Covid-19 sul sistema dell’ospitalità pugliese è stato devastante – commenta Francesco Caizzi, presidente della Federalberghi – I dati del nostro Centro Studi, elaborati con riferimento al 2018, ci fanno rabbrividire. Il tracollo di marzo (-96,3% per gli stranieri e -89,4% per gli italiani) e la definitiva disfatta di aprile (-92,8% in totale) hanno provocato la perdita di circa 3,2 mila posti di lavoro stagionali. Per i mesi estivi sono a rischio circa 7 mila posti di lavoro temporaneo e, una volta finita la cassa integrazione, avremo forti problematiche anche sui contratti a tempo indeterminato».
“PREVISIONI ANGOSCIANTI”. «Tutto questo – prosegue Caizzi - comporterà nel 2020 la perdita di oltre 10,3 milioni di presenze (-68,2%), con un calo di fatturato del settore ricettivo pari a quasi 300 milioni di euro (-68,6%), come se 13,8 mila persone non percepissero lo stipendio per un anno. Le previsioni per quest’anno sono angoscianti. Le presenze dei turisti stranieri caleranno di 3,1 milioni rispetto agli oltre 3,5 milioni del 2018, praticamente meno di un ottavo. Le presenze italiane saranno un terzo di quelle del 2018 con una perdita di circa 7,2 milioni di pernottamenti. Per i mesi estivi, dunque, possiamo solo aspettarci una lentissima ripresa del turismo interno, mentre la domanda straniera continuerà a essere praticamente nulla».
LA PROSPETTIVA. «Ci stiamo chiedendo quando e come potremo riaprire – conclude il leader degli albergatori pugliesi –. Ma molti di noi si chiedono se sia il caso di riaprire. Noi ovviamente continuiamo a batterci sul territorio e a livello nazionale perché vogliamo riaprire, ma potremo farlo solo se i provvedimenti annunciati, molti dei quali da modificare, e quelli che verranno, daranno sostegno e liquidità alle imprese. Sicuramente non saranno misure come il bonus vacanza a farci risollevare. Il nostro memorandum per la resilienza prevede aiuti diretti per le imprese che hanno subito un calo di fatturato, tutele specifiche per le imprese in affitto, interventi sulle imposte locali e nazionali, potenziamento e accelerazione dell’erogazione del credito, proroga della cassa integrazione, esonero dalla responsabilità per le imprese che applicano i protocolli anti-contagio e, soprattutto, regole e imposizioni sostenibili economicamente e che non trasformino i nostri alberghi in ospedali. Anche il capo della task force pugliese, Pierluigi Lopalco, ha giustamente affermato che “il turismo non può essere medicalizzato”».
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