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L'antimafia sociale al Piccolo Teatro riparte dalla storia di Francesco Marcone

La recensione dello spettacolo di Russo e La Cecilia

Nel week end al Piccolo Teatro Dino La Cecilia e Vincenzo Russo hanno portato in scena “Le mani che vorrei”, uno spettacolo liberamente ispirato alla vicenda dell'omicidio di Francesco Marcone.

L'OMICIDIO. Marcone fu ucciso nel 1995. Per alcuni anni la città di non si accorse pienamente di cosa era stato quell'omicidio. C'era un “Comitato Marcone” che provava a farsi sentire, ma le indagini andavano a rilento e soprattutto i politici continuavano a ripetere che a Foggia non c'era una vera e propria criminalità organizzata. Per anni non ci sono stati in città né una piazza né un altro luogo intitolato a quell'uomo che fu paragonato all' “eroe borghese” Giorgio Ambrosoli.

IL CONTATORE. Internet era all'inizio e se cercavi in rete “Francesco Marcone” non trovavi praticamente niente. Così con alcuni amici sul nostro sito satirico raccogliemmo alcune notizie prese da giornali cartacei, in particolare Protagonisti. E poi inserimmo un contatore, andava avanti giorno e notte, secondo per secondo, e mostrava quanto tempo era passato dall'omicidio senza che se ne conoscesse l'autore. Ogni tanto mi fermavo a guardarlo mi chiedevo quando avremmo potuto toglierlo. E' finita che abbiamo chiuso il sito prima di sapere il nome del killer e dei mandanti.

LIBERA. Poi pian piano, anche grazie all'impegno di Libera e di Daniela Marcone, in città è cresciuta la consapevolezza del problema della mafia. In realtà purtroppo è stato anche grazie agli altri omicidi. La cosa positiva è che si è cominciato a parlare di Marcone e delle altri vittime innocenti della mafia foggiana nelle scuole, inoltre sono stati pubblicati libri e fumetti, girati cortometraggi. Tra questi anche lo spettacolo del Piccolo Teatro.

LO SPETTACOLO. Russo e La Cecilia hanno una conoscenza perfetta di ogni sfumatura del dialetto foggiano, in passato abbiamo li apprezzati in tanti spettacoli comici, ma come spesso capita gli attori che sanno far ridere sono anche quelli che sanno far emozionare. Il testo è “reale”, i dialoghi sembrano davvero presi dalla strada o dalle intercettazioni dei clan che abbiamo letto nelle inchieste, la storia non è banale, ma ovviamente non è il caso di raccontarla qui. A costruire l'atmosfera contribuiscono anche la musica e le luci di Guido Paolo Longo.

IN TEATRO. Come ha detto il Sostituto Procuratore Marangelli alla fine della replica di domenica sera, e come ripete da tempo chi si occupa di criminalità organizzata, per sconfiggere la mafia oltre ai processi servono anche l'impegno culturale ed educativo, e l'arte può essere uno strumento più che valido. Magari riproponendo lo spettacolo e il cortometraggio del giovane Giandomenico Balta non solo in teatro, ma anche nelle scuole, in modo da raggiungere un numero più alto possibile di persone, in particolare di giovani. (Le foto dell'articolo sono di Mariano Russo)

di Sandro Simone


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