Tra dubbi e “falsi negativi”:
Policlinico Riuniti, oltre 20 contagiati tra medici e infermieri
Il numero di contagiati tra medici, infermieri e operatori socio sanitari al Policlinico Riuniti di Foggia tocca quota 20. La soglia di allarme, all'interno del nosocomio del capoluogo, si innalza sempre più.
I NUOVI CASI. Il focolaio iniziale, com’è noto, è stato registrato nel reparto di Medicina Universitaria: ufficialmente 2 dirigenti medici, 9 infermieri professionali e 3 operatori sanitari dichiarati positivi. A questi, però, vanno aggiunti i casi di Medicina Interna - dove almeno 3 infermieri sono stati contagiati - e quello di un medico anestesista rianimatore. Intanto, sono ancora ricoverati medico e infermiere del reparto Geriatria.
I CONTAGI. Così come avvenuto per i casi in Medicina Universitaria, quando il picco di contagi è stato motivato dal ricovero nel reparto, per oltre 10 giorni, di un anziano risultato negativo ai primi due tamponi, anche la giustificazione dei nuovi positivi viene legata al contatto con un paziente rientrato in ospedale in particolare dalla Rssa Palena), inizialmente considerato no-Covid.
IL DUBBIO. Una versione ufficiale su cui, però, anche tra le corsie dei reparti cominciano ad aleggiare dubbi. All’interno del Policlinico Riuniti, fonti interne hanno sollevato alcune perplessità: come è possibile essere certi che si tratti di pazienti 'falsi negativi'? Non potrebbe trattarsi di pazienti che hanno invece contratto il virus durante il ricovero? Il ragionamento che si fa è questo: il tempo medio di incubazione del virus è di una settimana mentre in entrambi i casi i tamponi negativi sono stati effettuati circa due settimane prima. Il contagio, quindi, potrebbe essere avvenuto anche all'interno dell'ospedale. Se così fosse, ci si troverebbe dinanzi a una situazione certamente peggiore. In pratica, si dovrebbe ancora ricercare il 'paziente zero' che ha trasmesso il virus ai sanitari. E se le versioni ufficiali sono rassicuranti, nel Policlinico Riuniti sono in vista soluzioni drastiche come la possibilità di campioni a tappeto su un numero più alto possibile di sanitari. Qualsiasi indecisione, infatti, potrebbe rivelarsi fatale. Il fattore tempo in questi casi, come hanno insegnato le esperienze in altre strutture sanitarie, è determinante.
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