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Pomodoro, è guerra sul prezzo. “Gli agricoltori al sud chiedono troppo”, la replica: “Falso e scorretto”

Botta e risposta tra gli industriali conservieri di Anicav e Confagricoltura

Quello che sta accadendo nel bacino centro-sud ci lascia davvero attoniti. Siamo costretti a subire le pressioni del mondo agricolo che, nonostante l’elevato prezzo medio della materia prima riconosciuto, con incrementi senza pari nella storia della nostra filiera, continua ad avanzare ingiustificate ed immotivate richieste di ulteriori aumenti. Non si riesce davvero a comprendere perché nel Nord Italia si possa rispettare per il pomodoro tondo il contratto a 108€/ton, malgrado la gravissima siccità che ha colpito quella zona, mentre al sud, nonostante un prezzo medio di riferimento di 130€/ton, si continua imperterriti a chiedere ulteriori aumenti di giorno in giorno! Tutto ciò non è accettabile!”.

LA PROTESTA. La denuncia per nulla velata è stata lanciata nei giorni scorsi da Marco Serafini, presidente di Anicav, l’associazione che riunisce gli industriali delle conserve alimentari. In un lungo comunicato Serafini ha attaccato gli agricoltori meridionali, colpevoli a suo dire di tentativi di speculazione sui prezzi senza tener conto del quadro di difficoltà dell’intero comparto legato ai rincari esponenziali di gas ed energia nonché di materiali come l’acciaio utilizzato per la produzione delle scatole.

LA REPLICA. Da parte di Confagricoltura Foggia la risposta non si è lasciata attendere. “Accusare il mondo agricolo di mettere a rischio l’intero comparto conserviero del pomodoro con immotivate richieste di aumento della materia prima è falso, oltre che dannoso per l’intera filiera” la replica dell’associazione agricola. Che aggiunge: “Non è accettabile l’accusa ai produttori agricoli meridionali di essere responsabili della spirale inflazionistica registrata sul prodotto finale a danno dei consumatori”.

I DATI. Secondo Confagricoltura “in Capitanata, dove si colloca circa il 40% della produzione nazionale di pomodoro da industria e oltre l’80% di quella meridionale, i costi di produzione per gli agricoltori nell’anno in corso sono saliti mediamente del 30%. L’aumento di 2 euro a quintale (da 12 euro del 2021 a 14 euro di quest’anno), pari a 2 centesimi al Kg, non è sufficiente a coprire i maggiori oneri derivanti dal rincaro senza precedenti delle materie prime e dell’energia. Tra l’altro l’aumento dei costi di produzione ha avuto come conseguenza una riduzione di superficie agricola coltivata con un calo nell’offerta”.

IL TAVOLO DI CONFRONTO. Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia rimanda al mittente le accuse: “Parlare di speculazione, quando già in fase di contrattazione c’era stata una richiesta di 16 euro a quintale, ovvero soltanto 0,16 centesimi per 1 kg di pomodori, è fuorviante. Così come è scorretto accusare il mondo agricolo dell’aumento del prezzo al consumatore”. L’incidenza della materia prima pomodoro sul prodotto finale – secondo quanto riporta Confagricoltura – è di appena 0,60 centesimi per un barattolo da 400 grammi di pelati. Per questo il presidente Schiavone sollecita un tavolo di confronto con tutti i componenti della filiera per ridiscutere il prezzo del pomodoro, coinvolgendo anche la grande distribuzione, con l’obiettivo di raggiungere un accordo che attribuisca a tutti gli attori un equo compenso.

di Redazione 


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