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Processo Medioevo: 5 condanne al clan ma l'aggravante della mafia non c'è

I Notarangelo taglieggiavano gli imprenditori di Vieste

Cinque condanne e due assoluzioni. E per nessuno è stata riconosciuta l’aggravante delle modalità mafiose.

IL PROCESSO. E’ la sentenza del processo Medioevo, dal nome dell’operazione dei carabinieri di Vico del Gargano e Foggia, che il 14 aprile del 2011 portò all’arresto di sette persone, con l’accusa a vario titolo di detenzione e produzione di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione.

LE SENTENZE. Undici anni ad Angelo Notarangelo, 8 anni e quattro mesi a Giambattista Notarangelo e Marco Raduano, 5 anni a Giuseppe Germinelli e 4 anni a Domenico Colangelo. Assolti, invece, Giampiero Vescera e Antonio Azzarone.

L’ANTIRACKET. Nel processo si erano costituite parte civile la Federazione Antiracket italiana (sede di Napoli) e la sezione di Vieste e all’udienza oggi era presente anche il presidente nazionale della Federazione Antiracket Italiana Tano Grasso. L’operazione dei Carabinieri era partita dopo la denuncia di alcune vittime dell’estorsione, stanchi di subire continue minacce e atti intimidatori da parte degli affiliati al clan locale dei Notarangelo, che per anni ha taglieggiato con violenza inaudita gli imprenditori, in modo particolare, turistici.

LA MAFIA C’E’ MA NON SI PUO’ DIRE. “Soddisfazione - è stata espressa dall’avvocato Angela Maralfa del foro di Trani, raggiunta dai colleghi di Stato quotidiano - perché nel complesso il quadro accusatorio ha retto con complessivo accoglimento delle richieste dei Pm. Rincresce - evidenzia l’avvocato - il mancato riconoscimento dell’aggravante delle modalità mafiose derivante dall’art. 7 del D.L. 152/1991, che avrebbe potuto avvalorare – in chiave giurisprudenziale – una realtà che a Vieste è purtroppo esistente”.

di Redazione 


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