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Prostituzione, un fermo a San Severo

Un 29enne bulgaro accusato di riduzione alla schiavitù nei confronti di alcune sue connazionali

Aveva costretto alla prostituzione delle sue connazionali, dopo averle portate in Italia con l’illusione di un lavoro pulito. Per i reati di induzione alla prostituzione e riduzione in schiavitù, i carabinieri della compagnia di San Severo hanno sottoposto a fermo un cittadino bulgaro di 29 anni, chiamato 'Zezko'.

LA VICENDA. Zetzko aveva prestato i soldi per il viaggio ad alcune donne bulgare, trattenendo però i loro documenti in attesa che potessero saldare il debito di alcune migliaia di euro. Nel frattempo le aveva costrette a prostituirsi sulla strada, arrivando anche in alcuni casi a picchiarle. Nell'ambito delle indagini sul ritrovamento del cadavere del padre di Zezko  vennero ascoltate anche alcune giovani donne bulgare che si prostituivano sulle strade di San Severo. Dopo le iniziali reticenze, dovute al terrore per eventuali ritorsioni da parte dei propri aguzzini, alcune ragazze hanno raccontato, con l'aiuto di un interprete, le angherie subite.

IL FERMO. Il fermo dell'uomo è avvenuto nell'ambito delle indagini avviate dopo il ritrovamento, nelle campagne di San Severo, del cadavere del padre di 'Zetzko', Valentin Fidanov, trovato sotto un albero di ulivo il primo luglio scorso, con il volto coperto di sangue. Successivamente, però, è stato accertato che l'uomo era morto per cause naturali, in seguito ad un malore.

LA “FIDANZATA”.  Le donne costrette a prostituirsi sulla strada arrivavano a ricavare anche trecento euro, somma che dovevano però interamente consegnare al proprio sfruttatore che le picchiava continuamente. Una delle ragazze, che Zetzko considerava la sua 'fidanzata' e che l'uomo costringeva a prostituirsi, picchiandola costantemente e con violenza, ha raccontato di avere quattro figli in Bulgaria e di non avere soldi per poter tornare.

di Redazione 


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