Un quaderno sul caporalato per celebrare i 130 anni dalla nascita di Giuseppe Di Vittorio
Il prossimo 13 agosto Giuseppe Di Vittorio avrebbe compiuto 130 anni e l’associazione Casa Di Vittorio ha deciso di festeggiare il compleanno del fondatore della Cgil con un evento a base di lavoro ed enogastronomia.
L’EVENTO. Presso la Tenuta Torre Brayda (via Scarafone, Cerignola) si svolgerà la presentazione di “Geografia del Caporalato”, primo quaderno dell’Osservatorio Placido Rizzotto. Il libero dialogo avrà inizio alle 19:30 e vi parteciperà Matteo Bellegoni dell’Osservatorio Placido Rizzotto/FLAI CGIL nazionale.
LA RICERCA. Il quaderno, realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Federazione Lavoratori Agroindustria CGIL, è il primo di una serie di ricerche e indagini che intendono approfondire il tema del caporalato per dar conto della sua dimensione e delle problematicità sociali che ne derivano. La pubblicazione, realizzata con il contributo di diverse voci della CGIL, contiene una mappatura geografica del fenomeno e gli effetti che derivano dall’azione combinata di tutti gli attori, istituzionali e sociali, che operano in contesti specifici. Un approfondimento che tiene in considerazione anche le migrazioni interne per le raccolte agricole stagionale in Italia, le criticità del settore agroalimentare e i diritti e le vite delle vittime calpestate dallo sfruttamento. Alla presentazione seguirà dibattito con il pubblico.
L’OPERA. L’utilizzo di forza lavoro stagionale nel settore primario italiano è un fenomeno antico e strutturale all’agricoltura nazionale e il trasferimento di un numero significativo di lavoratori da un territorio all’altro dell’Italia risale all’inizio del Novecento. Già dal 1905 uno studio realizzato dall’allora Ufficio del lavoro del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio stimava in circa 860 mila il numero delle persone che si spostavano tra le diverse province italiane per lavorare in agricoltura. Allora era la raccolta del riso a Nord e del grano a Sud a richiamare forza lavoro esterna al territorio in cui aveva luogo la coltivazione dei prodotti. Negli anni cinquanta, in seguito alla progressiva meccanizzazione dell’agricoltura e al processo di industrializzazione, che inizia a trasformare i piccoli contadini e braccianti in operai impiegati nelle catene di montaggio delle fabbriche delle regioni del Nord-Ovest italiano, il numero di lavoratori stagionali impegnati nel sistema agricolo italiano arriva quasi a dimezzarsi. Rimane, tuttavia, elevato (circa il 35%) il numero dei residenti in luoghi diversi da quelli in cui avveniva la raccolta stagionale che, vedeva ancora il Nord, produttore di riso, richiamare manodopera dal Piemonte, dalla Lombardia, dall’Emilia e dalla Liguria. Nel Centro e nel Sud Italia i movimenti interregionali degli stagionali di quegli anni, come ancora oggi, rimanevano legati alla mietitura del grano, alla raccolta e alla frangitura delle olive, alla vendemmia e alla vinificazione, alla raccolta, cernita e imballaggio di ortaggi e frutta, e in generale a tutte le colture permanenti che richiedono molto lavoro stagionale. Attualmente, il comparto agricolo è tornato a registrare un elevato numero di occupati, ma è diminuita notevolmente l’incidenza dei lavoratori nazionali ed è aumentato il peso dei lavoratori stranieri che versano in condizioni di grave vulnerabilità sociale. Costretti a spostarsi tra i diversi ghetti italiani, questi lavoratori vivono in luoghi di marginalità, privi di diritti e isolati dalla società. Negli ultimi anni sono state portate alla luce situazioni problematiche che confermano come nel settore agricolo italiano lo sfruttamento lavorativo sia radicato e strutturale e come sia necessario un forte coordinamento fra attori per mettere insieme e a valore comune risorse e visioni condivise sul fenomeno migratorio e su come governarlo. Le mappe sono dunque il risultato paziente e continuativo dell’Osservatorio Placido Rizzotto, finalizzato ad individuare le specifiche aree comunali dove maggiormente emerge il lavoro sfruttato.
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