Thriller, noir, giallo. Comunque lo si chiami, riguarderà sempre il delitto. Sia un ispettore, un assassino, una vittima: il protagonista di fatti, il più delle volte, è il morto. E lo sanno bene ormai gli scrittori italiani del genere i quali, da alcuni anni a questa parte, stanno portando il thriller made in Italy in giro per il mondo. Tra questi, c’è Roberto Costantini, uno degli ultimi maestri del settore, autore del secondo atto della sua “Trilogia del male”. Dopo l'appuntamento di questa mattina all'Istituto B. Pascal (nella foto, si ringrazia il SottoSopra), questa sera, ore 18.30, lo scrittore incontra i lettori della libreria Ubik di Foggia, per presentare il suo “Alle radici del male” (Marsilio, 2012).
UN ISPETTORE UN PO’ PARTICOLARE. Mentre Tu sei il male – il primo romanzo che apre di fatto la serie di Costantini – viene tradotto praticamente ovunque, dalla Francia alla Norvegia alla Gran Bretagna, passando da Turchia, Germania e Corea, il commissario Balistreri pone il secondo tassello della sua opera, la quale si muove tra la nativa Tripoli – dato geografico che il protagonista ha in comune con lo stesso autore – e la Roma scapestrata dei primi anni ’80. Sullo sfondo, c’è la finale dei mondiali del 1982, quella di Paolo Rossi, ma anche e soprattutto una serie di nottatacce che il commissario trascorre, mentre indaga svogliatamente sulla morte della giovane Anita, tra alcol, carte e sesso disordinato. In realtà, il male arriva da molto lontano, da alcune donne ad esempio, passate e future, e da un passato pronto a riemergere durante una narrazione via via sempre più coinvolgente. Ritmo e stile sono i connotati di questo secondo – anche del primo, per la verità – romanzo di Roberto Costantini.