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Randagismo, da Panni a Peschici passando per San Ferdinando: il problema resta

Dal divieto di sfamarli all'aggressione a un bambino

Randagismo, da Panni a Peschici passando per San Ferdinando. Stesso problema, ancora nessuna soluzione
Dal divieto di sfamarli all'aggressione a un bambino
 
“Francamente ci auguravamo che dopo i casi verificatisi in passato proprio in Puglia avessimo chiuso con l’epoca dei provvedimenti balzani e insensati”. La denuncia è della Protezione Animali nazionale e, in questo caso, riguarda l'ordinanza del sindaco di Panni, il quale ha vietato ai propri cittadini di “sfamare” i cani randagi, pena una multa salata. L'Enpa sì è detta subito pronta ad impugnare l'ordinanza se non viene immediatamente modificata. Ma il problema del randagismo riguarda anche altri comuni del nord della Puglia. 
 
DARE DA MANGIARE AI CANI? E' REATO. “Il Sindaco di Panni pensa di risolvere il problema randagismo a colpi di multe, vietando ai suoi concittadini più compassionevoli di sfamare i “trovatelli” e prevedendo a carico dei trasgressori sanzioni amministrative molto salate”: questa la nota dell'Ente Nazionale Protezione Animali, all'erta su una questione, quella del randagismo, che mai come in questi ultimi mesi sembra aver minato la credibilità di alcuni amministratori locali, soprattutto di Capitanata. Un problema spesso ignorato o, come in questo caso, trattato nel modo meno corretto, stando almeno alla legislazione vigente, prontamente citata dalla stessa Protezione Animali a sostegno della propria nota: “La legge 281/1991 – scrivono gli animalisti – assegna proprio ai Sindaci il compito di provvedere agli animali vaganti sul territorio di loro competenza. Dunque, se esiste un problema randagismo e se vi fossero eventuali negligenze, queste dovrebbero essere addebitate al Sindaco, responsabile di non aver ottemperato alle prescrizioni normative, e non certo ai cittadini, i quali svolgono spesso una funzione vicaria rispetto alle inadempienze di alcune istituzioni locali”. Nell'attesa che Pasquale Ciruolo – questo il nome del Primo Cittadino – pensi ad un'eventuale modifica dell'ordinanza, l'Enpa si è detta pronta a dare battaglia, ricordando “che ordinanze simili alla sua hanno avuto vita molto breve”.
 
IL BAMBINO AZZANNATO IN SPIAGGIA. Ma il problema cani randagi riguarda anche il Gargano e, nello specifico, la turistica cittadina di Peschici, la quale si aggiunge a San Marco in Lamis come uno dei comuni maggiormente colpiti dal fenomeno. È di ieri, infatti, la notizia che ha come vittima un bambino di dieci anni, azzannato da un randagio sulla spiaggia di Procinisco, in località Valle Scinni. Sul luogo sono giunti i Carabinieri della locale Stazione. Per quanto riguarda il bambino, per fortuna, va precisato che non ha riportato particolari lesioni. Resta però un problema non isolato il quale, a ben guardare, si aggiunge alle difficoltà vissute da alcune strutture turistiche, impegnate a rilanciare il Gargano in un momento molto difficile sul piano economico. 
 
E A SAN FERDINANDO? Mentre sulla stessa linea di “scarica barile” adoperata dal sindaco di Panni nei confronti dei cittadini, sembra essersi allineato l'ormai famoso (in ambito randagismo) sindaco di San Ferdinando di Puglia, Michele Lamacchia. È del 10 luglio scorso infatti, l'ordinanza che, all'inizio, sembrava aver fatto cantare vittoria gli animalisti della zona, in difficili rapporti con la Giunta, da un anno insediatasi e da un anno incapace di trattare l'argomento cani randagi (il delegato al randagismo è stato cambiato già tre volte). L'ordinanza (allegata all'articolo ed emblematicamente intitolata “Misure per l'identificazione, la registrazione e la tenuta della popolazione canina”) non risolve affatto il problema cani randagi e, soprattutto, non chiarisce in nessuno dei suoi 10 articoli quale sia il reale compito del Comune. 
 
“L'ORDINANZA BLUFF”. Mancata iscrizione all'anagrafe, assenza di microchip, divieto di abbandono, obbligo di adoperare il kit per la rimozione delle deiezioni canine: insomma, l'ordinanza si limita essenzialmente a riproporre – anzi a riprodurre – la legislazione nazionale che regola il rapporto tra cittadini e animali domestici, inasprendo però le multe, inquadrate in un range che va da 25 a 500 euro. Dei compiti del comune di San Ferdinando non viene data traccia: si dice che è vietato catturare animali (articolo 5) ma non si dice chi debba farlo al posto dei cittadini (e dunque di quei volontari che spesso salvano la vita a cani e cittadini – LEGGI). Si vagheggia di “un'autorità competente” ma non è dato ancora sapere chi sia, tale autorità, se è vero che, come accaduto in molte occasioni, né la Polizia Municipale né i Carabinieri hanno potere di interventoe, mancando appunto la famosa ordinanza ad hoc. Insomma, se è vero che qualcosa s'è mosso a San Ferdinando, altrettanto vero è che si è mosso nella direzione sbagliata e in modo molto, molto impercettibile.
“Francamente ci auguravamo che dopo i casi verificatisi in passato proprio in Puglia avessimo chiuso con l’epoca dei provvedimenti balzani e insensati”. La denuncia è della Protezione Animali nazionale e, in questo caso, riguarda l'ordinanza del sindaco di Panni, il quale ha vietato ai propri cittadini di “sfamare” i cani randagi, pena una multa salata. L'Enpa sì è detta subito pronta ad impugnare l'ordinanza se non viene immediatamente modificata. Ma il problema del randagismo riguarda anche altri comuni del nord della Puglia.
DARE DA MANGIARE AI CANI? E' REATO. “Il Sindaco di Panni pensa di risolvere il problema randagismo a colpi di multe, vietando ai suoi concittadini più compassionevoli di sfamare i “trovatelli” e prevedendo a carico dei trasgressori sanzioni amministrative molto salate”: questa la nota dell'Ente Nazionale Protezione Animali, all'erta su una questione, quella del randagismo, che mai come in questi ultimi mesi sembra aver minato la credibilità di alcuni amministratori locali (LEGGI), soprattutto di Capitanata. Un problema spesso ignorato o, come in questo caso, trattato nel modo meno corretto, stando almeno alla legislazione vigente, prontamente citata dalla stessa Protezione Animali a sostegno della propria nota: “La legge 281/1991 – scrivono gli animalisti – assegna proprio ai Sindaci il compito di provvedere agli animali vaganti sul territorio di loro competenza. Dunque, se esiste un problema randagismo e se vi fossero eventuali negligenze, queste dovrebbero essere addebitate al Sindaco, responsabile di non aver ottemperato alle prescrizioni normative, e non certo ai cittadini, i quali svolgono spesso una funzione vicaria rispetto alle inadempienze di alcune istituzioni locali”. Nell'attesa che Pasquale Ciruolo – questo il nome del Primo Cittadino – pensi ad un'eventuale modifica dell'ordinanza, l'Enpa si è detta pronta a dare battaglia, ricordando “che ordinanze simili alla sua hanno avuto vita molto breve”.
IL BAMBINO AZZANNATO IN SPIAGGIA. Ma il problema cani randagi riguarda anche il Gargano e, nello specifico, la turistica cittadina di Peschici, la quale si aggiunge a San Marco in Lamis come uno dei comuni maggiormente colpiti dal fenomeno. È di ieri, infatti, la notizia che ha come vittima un bambino di dieci anni, azzannato da un randagio sulla spiaggia di Procinisco, in località Valle Scinni. Sul luogo sono giunti i Carabinieri della locale Stazione. Per quanto riguarda il bambino, per fortuna, va precisato che non ha riportato particolari lesioni. Resta però un problema non isolato il quale, a ben guardare, si aggiunge alle difficoltà vissute da alcune strutture turistiche, impegnate a rilanciare il Gargano in un momento molto difficile sul piano economico. 
E A SAN FERDINANDO?. Mentre sulla stessa linea di “scarica barile” adoperata dal sindaco di Panni nei confronti dei cittadini, sembra essersi allineato l'ormai famoso (in ambito randagismo) sindaco di San Ferdinando di Puglia, Michele Lamacchia. È del 10 luglio scorso infatti, l'ordinanza che, all'inizio, sembrava aver fatto cantare vittoria gli animalisti della zona, in difficili rapporti con la Giunta, da un anno insediatasi e da un anno incapace di trattare l'argomento cani randagi (il delegato al randagismo è stato cambiato già tre volte). L'ordinanza (allegata all'articolo ed emblematicamente intitolata “Misure per l'identificazione, la registrazione e la tenuta della popolazione canina”) non risolve affatto il problema cani randagi e, soprattutto, non chiarisce in nessuno dei suoi 10 articoli quale sia il reale compito del Comune. 
“L'ORDINANZA BLUFF”. Mancata iscrizione all'anagrafe, assenza di microchip, divieto di abbandono, obbligo di adoperare il kit per la rimozione delle deiezioni canine: insomma, l'ordinanza si limita essenzialmente a riproporre – anzi a riprodurre – la legislazione nazionale che regola il rapporto tra cittadini e animali domestici, inasprendo però le multe, inquadrate in un range che va da 25 a 500 euro. Dei compiti del comune di San Ferdinando non viene data traccia: si dice che è vietato catturare animali (articolo 5) ma non si dice chi debba farlo al posto dei cittadini (e dunque di quei volontari che spesso salvano la vita a cani e cittadini – LEGGI). Si vagheggia di “un'autorità competente” ma non è dato ancora sapere chi sia, tale autorità, se è vero che, come accaduto in molte occasioni, né la Polizia Municipale né i Carabinieri hanno potere di interventoe, mancando appunto la famosa ordinanza ad hoc. Insomma, se è vero che qualcosa s'è mosso a San Ferdinando, altrettanto vero è che si è mosso nella direzione sbagliata e in modo molto, molto impercettibile.

di Redazione 


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