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Rifiuti, raffica di arresti. E spunta un imprenditore indicato dal pentito Schiavone

Operazione Black Land, sequestrati beni per 25 milioni

Compare oggi e c'era già nella nella lista consegnata il 7 ottobre del 1997 dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: è il titolare di una impresa presente nelle attività della cosiddetta ecomafia campana, coinvolto nell'operazione ‘Black Land' eseguita dai Carabinieri di Foggia, dal Nucleo Operativo Ecologico di Bari, dal Comando dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente e dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bari, che ha portato all'arresto di tredici persone (uno è ancora ricercato, al momento).

I NOMI. Coinvolti nell'operazione ci sono Gerio Ciaffa, Erminio Arminio, Giuseppe Zenga, Gianluca Cantarelli, Giuseppe Francesco Caruso, Donato Petronzi, Giuseppe Gammarota, Francesco Di Leno, Pasquale Martino Di Ieso, Donato Del Grosso, Claudio Durante, Francesco Pelullo, Giuseppe De Nittis.  

L'OPERAZIONE. L’attività era iniziata nel marzo del 2013 grazie ad una serie di accertamenti preliminari effettuati mediante l’utilizzo di sofisticati programmi informatici di monitoraggio ambientale del territorio. Le successive indagini costituite da intercettazioni telefoniche, rilevazioni satellitari, servizi di osservazione, acquisizioni documentali e consulenze ambientali hanno consentito di fare piena luce su un sodalizio criminoso dedito ad attività organizzate per il traffico illecito nel tombamento di rifiuti speciali.

ENORMI QUANTITA'. I rifiuti speciali, illecitamente smaltiti, provenivano da impianti di raccolta e stoccaggio in Campania, nelle province di Salerno, Caserta e Avellino e ammonterebbero ad un quantitativo non inferiore a 12000 tonnellate. I rifiuti speciali erano prodotti in diversi comuni delle province di Salerno e Caserta, e, dopo essere stati trasportati presso i siti di stoccaggio della Sele Ambiente di Battipaglia, provincia di Salerno, e della Ilside di Bellona, provincia di Caserta, venivano gestiti con precisi schemi.

LE "MODALITA’ DI SMALTIMENTO". I rifiuti della cd frazione umida venivano dapprima conferiti all’impianto di compostaggio della Biocompost Irpino di Bisaccia, provincia di Avellino, e, senza subire alcun trattamento e accompagnati da falsa documentazione, venivano trasportati e gestiti come se si trattasse di ammendante per essere definitivamente smaltiti mediante tombamento in un enorme cratere ricadente su un area agricola sita in Ordona gestita dall’Edil C dove vi era una autorizzazione al ripristino ambientale.

I RIFIUTI VERSATI IN AREE PROTETTE. Inoltre, i rifiuti della cd frazione umida venivano conferiti alla Spazio Verde Plus di Carapelle e dopo essere stati trasportati presso un capannone di stoccaggio in località Santa Cecilietta di Foggia venivano illecitamente sversati in aree diversificate nelle regioni di Puglia, Campania, Basilicata e Molise. Talvolta anche nei pressi di zone lacustri e corsi d’acqua di grande rilevanza paesaggistica e faunistica protette. In alcuni casi i rifiuti venivano incendiati subito dopo lo sversamento. Per gli smaltimenti illeciti veniva utilizzata come base operativa l’area di parcheggio di Carapelle della Ecoball Bat di Cerignola.

I SEQUESTRI. Sono 14 le persone colpite da un’ordinanza di custodia cautelare responsabili di attività organizzate per il traffico di rifiuti illecito, tra le persone arrestate ci sono imprenditori campani e foggiani ma anche proprietari terrieri. Sono state sequestrate aziende, stabilimenti, automezzi pesanti, discariche abusive per un valore di 25 milioni di euro. Le quattro società dall’attività illecita avevano un profitto stimato di 2 milioni e mezzo per ciascuna.

di Redazione 


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